venerdì 24 gennaio 2014

La dignità (Sulla spaccatura socialista e oltre)





La deputata Geli. Uno dei successi tattici dell’indipendentismo è stata l’appropriazione, più o meno giusta, di certi concetti che lo fanno diventare una scommessa irresistibile per molti catalani che non se la sognavano neanche. L’indipendenza, aldilà della ricetta classica, porta anche una serie di valori più trasversali come il rispetto per la democrazia, la rigenerazione del sistema e, perfino, la difesa di una certa dignità collettiva.


Per giustificare il suo dissenso nella votazione dello scorso giovedì, l’on. catalana Marina Geli è stata molto eloquente. "Volevo tornare a casa, guardare mio figlio in faccia e dirle che non l’ho tradito". Parlava di Catalogna, di stato proprio? No. Parlava di dignità.


Che ti obblighino a votare no ad una proposta per "chiedere il permesso di fare una consultazione legale" è un’umiliazione con tutti i crismi, se ti consideri -come Marina Geli- una militante del catalanismo di sinistra. Sopra le idee ed i progetti: la dignità.


La cornice. I socialisti contemplano stupiti come il cambio generazionale ha cambiato anche la mentalità. Ma il nuovo paradigma non è l’indipendentismo ma la Catalogna -la Catalogna plurale- come comunità civile e politica. I fatti lo dimostrano; non importa cosa dicono le leggi. Ad un catalano di oggi puoi dirle che l’indipendenza è cattiva, ma non puoi dirle che è impossibile o che non ha nessun diritto a chiederla. Non le puoi dire che il futuro della Catalogna verrà deciso al Congresso di Madrid o al Tribunale Costituzionale.


Il Partito Socialista della Catalogna (PSC) doveva rendersi conto di questo tempo fa: il 2010 è andato, con quella sentenza dello Statuto e la reazione popolare che fu immediata e massiccia. Artur Mas colse il messaggio, ICV (comunisti + verdi) e Unió (destra catalana) si sono via via rassegnati e, con ERC e la CUP (sinistra catalana) formano una maggioranza molto ampia ed eterogenea, che condivide questa nuova cornice mentale, questo ambito catalano di decisione.


Per questa maggioranza, l’indipendenza è una opzione, ma quello che la mantiene unita veramente è, come disse la stampa catalana nel suo celebre editoriale (2010), la dignità della Catalogna. Se la difesa di questa dignità la stanno monopolizzando gli indipendentisti, è per assenza contumace degli altri. E perchè l’unionismo ci mette del suo. " Non lasceranno che facciano la consultazione, è così, questo è il paese dei Muppet –disse il deputato unionista Albert Rivera al presidente Mas-, e allora cosa farete? un’altra manifestazione? un’altra catena umana? "


Questi discorsi non attaccano l’indipendentismo, ma colpiscono la dignità della gente, di tutti quelli che si considerano cittadini e non pupazzi. Cosa succedeva nella testa dei deputati del PSC quando lo ascoltavano?


Il sistema. A volte la politica cambia le cose ma spesso, quando le società cambiano, la politica tarda un certo tempo ad adattarsi alla nuova realtà. Quello che stiamo vivendo negli ultimi anni à l’adattamento della politica catalana ad un paese che essa stessa stenta a riconoscere. Trent’anni dopo, la Transizione agonizza e con lei l’autonomismo, la dipendenza mentale ed economica rispetto ad uno stato autonomico fallito –che dovrà vivere, anche, il suo proprio processo -.


Il crollo dei due partiti dinastici sta dando forma ad un sistema catalano di partiti che, di fatto, è già indipendente e pertanto, avrà la missione di dibattere liberamente il futuro del paese per renderlo migliore e lo attende un duro lavoro.

Toni Soler

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