Il Consiglio consultivo per laTransizione Nazionale (CATN) ha consegnato al Governo catalano altri
quattro nuovi rapporti: "La distribuzione degli attivi e i passivi”; “Politica
monetaria (euro), Banca Centrale e controllo del sistema finanziario”; “L’approvvigionamento
di acqua ed energia”; e “Il processo costituente” durante una riunione
nel Palazzo del governo della Generalitat. Con questi, sono già dieci i
rapporti che il CATN ha consegnato all’esecutivo catalano.
Il presidente del CATN, il magistrato
Carles Viver i Pi-Sunyer, accompagnato
dal “conseller”(= ministro catalano) alla Presidenza, Francesc Homs, ha spiegato in conferenza stampa il contenuto di
questi quattro nuovi rapporti che si aggiungono agli altri sei già presentati.
Il Consiglio consultivo per la
Transizione Nazionale ha ricevuto l’incarico dal Presidente della Generalitat
di individuare e promuovere le strutture di stato e tutti gli aspetti necessari
per portare a termine la consultazione sul futuro politico della Catalogna.
Il ministro catalano alla
Presidenza ha ringraziato “il lavoro di
contenuto” e “di grande
precisione all’altezza delle aspettative” che sta facendo il CATN. Per
Homs, il Governo catalano condivide una “costante
in tutti i rapporti finora consegnati dal CATN” che è “la ricerca permanente di collaborazione, di
dialogo e di sottomissione alla disciplina della democrazia”. “Questo è il nostro scopo ed è così come
tentiamo di condurre questo processo in tutti i sensi. E da questa prospettiva,
da parte nostra c’è tutto l’impegno”, ha ribadito Homs.
Il ministro catalano alla
Presidenza ha assicurato: “intendiamo che i governi devono tentare di portare
avanti la volontà della cittadinanza, in particolare quando essa si esprime in
forma chiara e diafana come ha fatto il popolo della Catalogna nelle ultime
elezioni al Parlamento catalano.” “Speriamo
che, alla fine, il governo dello Stato
spagnolo, si dimostri sensibile perchè si tratta di essere sensibili a quello
che democraticamente è stato espresso”, ha concluso Homs.
La
distribuzione dei beni e dei debiti in caso di indipendenza
Il settimo rapporto del CATN, La
distribuzione degli attivi e dei passivi, studia gli aspetti più rilevanti della
trasmissione di beni e debiti di uno stato in caso di secessione di una parte
del territorio. Il testo analizza i criteri giuridici che si potrebbero
utilizzare e la loro applicazione nel caso della Catalogna, pur senza quantificare
numericamente gli attivi e i passivi dello Stato spagnolo che potrebbero essere
trasmessi allo Stato catalano.
In quanto alla trasmissione del
debito pubblico del governo centrale, il rapporto considera che “lo Stato catalano non dovrebbe assumersi il
debito territorializzabile contratto dallo Stato spagnolo riguardante opere ed
investimenti fuori dal territorio della Catalogna”. Invece, nel caso del
debito non territorializzabile –quello destinato a soddisfare i servizi comuni
a tutti i cittadini spagnoli, come ad esempio, la spesa per i ministeri della
Difesa, Affari Esteri o Giustizia– bisognerà “trattare previamente” il criterio di proporzionalità nella
ripartizione del debito.
Questo criterio può considerare
il peso demografico del territorio diviso rispetto all’insieme dello Stato matrice
per non indebitare di più alcuni cittadini rispetto ad altri. Tuttavia, questo
peso potrà essere ponderato dalla percentuale di PIL del territorio rispetto
all’insieme o dalla percentuale di spesa e di investimenti precedenti
effettuati dal governo centrale nel territorio secessionato.
In questo senso, il rapporto
assicura che se lo Stato spagnolo non rispetta i suoi impegni finanziari e di
investimento già concordati con la Generalitat della Catalogna, lo Stato
catalano sarebbe “legittimato ad
esigere la riduzione del debito dello Stato spagnolo da assumere” in
proporzione equivalente.
Per quanto riguarda il capitolo
dei beni, il rapporto distingue tra attivi territorializzabili e non. I primi,
cioè, quelli ubicati nel territorio diviso, passerebbero direttamente a far
parte del nuovo stato. La ripartizione dei secondi come le riserve della Banca
di Spagna, i conti correnti, i titoli delle imprese pubbliche e private, il
patrimonio nazionale, ecc. dovrebbe farsi con lo stesso criterio di proporzionalità
accordato per la trasmissione del debito pubblico.
Il rapporto parla anche della
trasmissione degli archivi e delle risorse naturali. Sugli archivi, lo Stato
spagnolo “dovrebbe trasferire senza
contropartita allo Stato catalano tutti gli archivi che gli appartengono, quelli
che facciano riferimento esplicito al suo territorio, popolazione o storia e
quelli che siano necessari per il buon funzionamento delle sue istituzioni”.
Ciò include tute le banche dati del fisco sui contribuenti, censi elettorali,
registro civile, registro penale, archivi ospedalieri, di polizia, dell’INPS,
di traffico, di fondi documentali, archivi storici, ecc.
In quanto alle risorse naturali,
il rapporto stabilisce che “nessuna
delle parti può reclamare la sovranità esclusiva delle risorse idrografiche ed
energetiche condivise”. Inoltre, secondo lo studio del CATN, lo Stato
successore eredita automaticamente e senza contropartite, tutti i diritti sugli
spazi di sovranità marittima, sullo spazio aereo e sullo spazio radioelettrico.
Il rapporto del CATN fa anche
un’analisi sulla cornice giuridica internazionale esistente in materia. In
questo senso, prende atto che la maggior parte delle norme vigenti sono di
carattere dispositivo, cioè, non sono obbligatorie e, pertanto, nei casi di
successione di Stati predomina la volontà delle parti.
Dunque, delle ipotetiche
trattative tra lo Stato spagnolo e la Catalogna potrebbero effettuarsi, secondo
quanto indica il rapporto, prima o dopo la data effettiva della secessione.
Vista la prevedibile difficoltà di poter fare una ripartizione di attivi e
passivi prima dell’indipendenza, il CATN esplora la strada di condurre le
trattative posteriormente all’indipendenza secondo il Diritto Internazionale
che regola la materia. In pratica, dice il rapporto, le trattative si risolvono
con più soggetti: lo Stato predecessore, lo Stato successore, le autorità
monetarie internazionali (Fondo Monetario Internazionale, Banca Mondiale), Unione
Europea (attraverso la Banca Centrale Europea) e altri organismi che
rappresentino gli interessi dei creditori.
Politica
monetaria
La politica monetaria di un
eventuale stato catalano indipendente è l’argomento dell’ottavo rapporto del
CATN. Una delle principali osservazioni dello studio è il valore del
mantenimento dell’euro come moneta di
uso comune, anche nel caso in cui il nuovo Stato resti fuori
dall’eurosistema e/o dall Eurozona. In questo ultimo scenario è da sottolineare
la preferenza per raggiungere un accordo monetario. Se non fosse possibile,
dice il rapporto, bisognerebbe adottare unilateralmente l’euro. Secondo quanto
ha spiegato in conferenza stampa il magistrato Viver i Pi-Sunyer, “sarebbe conveniente per il nuovo stato
mantenere l’euro come unica moneta, anche solo per i costi difficilmente
sostenibili, per affrontare una transizione o un cambio di moneta”. Il
presidente del CATN ha detto che gli autori del rapporto sono stati “categorici” nell’affermare che la
Catalogna potrebbe benissimo continuare ad utilizzare l’euro in quanto ci sono ”esempi sufficienti di paesi che non si
trovano all’interno dell’Unione Europea ma che stanno utilizzando la moneta
unica”.
In qualunque caso, il CATN
considera necessaria una nuova “Banca
Centrale della Catalogna”, con capacità e competenze comuni alle altre
Banche Centrali così come una nuova agenzia per la regolazione e il controllo
degli investimenti e del mercato dei valori. La nuova agenzia (Autorità
Catalana di Investimenti e Mercati ACIM) potrebbe essere finanziata con i costi
che attualmente sono già assunti dal tessuto produttivo catalano per il
funzionamento della CNMV – Comisión Nacional Mercato Valores.
Speciale rilevanza bisogna dare
alla liquidità nel periodo di transizione del nuovo Stato. In questo senso, i
membri del CATN considerano che i potenziali danni derivanti da una mancanza di
accesso alle risorse monetarie sarebbero “minimizzati” dalla stessa Unione
Europea, visti gli interessi imprenditoriali e commerciali in gioco. Per questo
motivo, il rapporto crede sia ragionevole pensare che l’UE agirà per evitare
uno scenario in senso catastrofico, nella misura in cui questi danni
avrebbero una ricaduta su cittadini e aziende che sono già pienamente membri dell’UE.
In ogni caso, il CATN aggiunge che i potenziali effetti negativi si
produrrebbero solo a breve termine.
Infine, il CATN afferma che,
probabilmente, la stessa UE lavorerà per favorire un accordo, non soltanto per
coerenza con i principi dell’integrazione europea ma anche perchè una strategia
contraria potrebbe danneggiare lo Stato spagnolo e l’insieme dell’economia
spagnola, in quanto la solvenza del suo debito si indebolirebbe fortemente e
ricadrebbe sulla stessa credibilità della moneta comune.
Il processo costituente
Il decimo rapporto elaborato dal CATN
analizza il processo costituente della Catalogna, inteso come processo che
dovrà essere aperto, in caso di costituire uno stato proprio ed indipendente,
per la sua piena istituzionalizzazione, secondo degli standard democratici più
esigenti. Secondo Viver i Pi-Sunyer, questo rapporto “è il più rilevante dal
punto di vista politico” in quanto è il seguito del primo rapporto già
presentato dal CATN sulla consultazione. Il presidente del CATN ha spiegato che
il rapporto indica cosa bisognerebbe fare dopo la celebrazione di una
consultazione, o di elezioni plebiscitarie con le quali, maggioritariamente, si
decidesse a favore della creazione di un nuovo stato catalano indipendente.
Dopo il voto positivo espresso
dalla cittadinanza dovrebbe prodursi una “dichiarazione solenne in Parlamento
in favore della creazione di un nuovo Stato”. Per il CATN, questa dichiarazione
dovrebbe includere l’offerta allo Stato spagnolo per trattare il processo della
separazione con un appello, se fosse necessario, alla mediazione internazionale
e all’Unione Europea per fare possibile l’apertura di questo processo. A partire
da qui, il rapporto prevede due scenari: collaborazione e non-collaborazione
dello Stato spagnolo.
Nel caso di collaborazione, secondo
il CATN, le istituzioni catalane ed spagnole dovrebbero aprire un “processo di trattativa per preparare la
nascita del nuovo Stato”, un processo nel quale potrebbe avere un ruolo
fondamentale sia la mediazione internazionale dell’Unione Europea che la
mobilitazione cittadina. Questa trattativa, dice il rapporto, dovrebbe avere
quattro obiettivi cardini: trattare con lo Stato le condizioni della
separazione; cercare il riconoscimento internazionale; trattare con l’Unione Europea
e gli organismi internazionali le condizioni dell’incorporazione del nuovo
Stato e preparare internamente la creazione del nuovo Stato.
Su questo ultimo punto, il CATN
considera “essenziale” la preparazione di
“strutture di stato” come le
finanze e l’amministrazione economica e tributaria, l’Inps, il potere
giudiziario, la sicurezza pubblica, le infrastrutture, le telecomunicazioni,
l’energia, l’acqua e i rapporti all’estero, al di là delle decisioni che
potessero essere prese nella futura Costituzione catalana. Durante questo
processo, il rapporto consiglia che los Stato e la Generalitat concordino un
protocollo di attuazione per offrire la massima sicurezza giuridica.
In questa fase previa, si
dovrebbero preparare le decisioni di base per la regolazione del processo costituente (procedura di
elaborazione e approvazione della futura Costituzione). Queste decisioni
potrebbero essere contenute in una “legge
costituzionale provvisoria della Catalogna”, che dovrebbe includere il
diritto applicabile transitoriamente in questo periodo “per garantire i diritti e le libertà delle persone” fino
all’entrata in vigore della nuova Costituzione.
Se lo scenario fosse
l’opposizione dello Stato spagnolo, il CATN conclude che la Generalitat potrebbe
tentare di “forzare la trattativa con
lo Stato facendo appello a diversi attori di carattere internazionale e della
società civile”. Se non ci fosse risposta, l’alternativa della Generalitat
sarebbe la “proclamazione unilaterale
dell’indipendenza” ratificandola con un referendum. In questo caso, dice
il rapporto, bisognerebbe avere già le strutture di stato indispensabili per
rendere effettiva questa proclamazione e poter esercitare da subito il governo
del nuovo Stato.
Dopo la proclamazione di
indipendenza, con o senza la collaborazione dello Stato, comincia propriamente
il processo costituente.
Questo processo, secondo il CATN,
dovrebbe includere i seguenti elementi: “1.elezioni
costituenti”, da tenersi secondo la legislazione elettorale vigente nel
momento della proclamazione dell’indipendenza e che soltanto potrebbero non
aver luogo nel caso in cui le elezioni plebiscitarie fossero state celebrate
poco prima della dichiarazione di indipendenza; “2.iniziativa costituzionale”, che dovrebbe ricadere nel
Parlamento mediante un documento congiunto di tutti i gruppi parlamentari; “3.elaborazione e approvazione parlamentari”
della legge di costituzione provvisoria catalana, per la quale si potrebbe
valutare la possibilità di una maggioranza rinforzata; “4.formule per la partecipazione cittadina” e “5.referendum di ratifica” da parte
della cittadinanza.
Provvisoriamente, considera il
rapporto, si potrebbe mantenere il sistema istituzionale della Catalogna
previsto nello Statuto di Autonomia, con l’introduzione di alcune modifiche. Nel
caso dei diritti che non fossero contemplati nello Statuto, il CATN suggerisce
que si potrebbero incorporare i diritti riconosciuti nei principali strumenti
giuridici vigenti in Catalogna fino a quel momento, come il Titolo I della
Costituzione spagnola relativo ai diritti e le libertà, o ai diritti
riconosciuti dalla Convenzione Europea dei Diritti Umani.
Questa legislazione provvisoria
dovrebbe includere la “regolazione sulla
cittadinanza catalana”, in quanto ciò determinerebbe chi potrebbe votare
nel processo costituente. In questo senso, il CATN conclude che si potrebbe
partire dalla regola di cittadinanza inclusa nello Statuto di Autonomia,
secondo la quale “sono cittadini
catalani i nazionali spagnoli con residenza amministrativa in un municipio
della Catalogna”. Il rapporto sottolinea la convenienza che
l’acquisizione della cittadinanza catalana non sia condizionata alla rinuncia
di quella spagnola.
In quanto al regime linguistico,
il rapporto del CATN dice che dovrebbe stabilirlo la futura Costituzione e la
legislazione derivante da essa. Tuttavia, il Consiglio raccomanda determinare
provvisoriamente un regime applicabile durante il periodo costituente, che
dovrebbe tenere conto di due criteri: concedere al catalano il pieno
riconoscimento e uso in tutti gli ambiti, mantenendo la
continuità degli usi del castigliano.