domenica 30 giugno 2013

La Spagna è divisibile

L'avvertimento sottile ma pubblico di David Cameron al governo spagnolo sul referendum e la Catalogna ha avuto un rapido effetto. Poche ore dopo e attraverso il ministro degli Affari Esteri, il governo di Rajoy ha risposto al primo ministro britanico dicendo che la Spagna non era divisibile.

Càspita! Quale tesi singolare. 'La Spagna non è divisibile' è una frase strutturata grammaticalmente per apparire come un dato di fatto. Come 'il sole spunta a est' o 'la pioggia viene dalle nuvole'. Ma c’è una differenza di base. Queste ultime frasi sono fatti, cioè cose che accadono indipendentemente dalla nostra opinione. La frase di Margallo invece non lo è. E’ un’opinione, forse addirittura indulgente, ma è solo un’opinione che non resiste al benchè minimo analisi dei fatti.

Non parlo di un passato remoto. Sarebbe divertente invocare quell’articolo primo della Costituzione di Cadice che diceva che la Spagna era 'l’incontro degli spagnoli in ambedue emisferi', e guarda caso già allora era anche indivisibile. Allora Buenos Aires, Lima o l'Avana erano una parte indivisibile della Spagna, e adesso tutti possono osservare che questo non è più vero. Ma andare così indietro nel tempo a qualcuno potrà sembrare ingiusto. Pertanto, resteremo entro un periodo più ragionevole, se non altro per me: la mia vita.

Alla mia nascita, un luogo chiamato Bata era una parte indivisibile dalla Spagna e un luogo che si chiamava Villa Cisneros era una parte indivisibile dalla Spagna. Quando si presentano degli argomenti con la fermezza usata dal ministro Margallo ci si aspetterebbe la prudenza più elementare cercando di avere le spalle coperte per saper rispondere con un minimo di coerenza alle domande che arrivano di conseguenza. Ma lui va dritto per la sua strada, e pronuncia una frase come questa malgrado non poter ignorare che la Spagna attuale è più piccola della Spagna dove lui stesso nacque. Perchè, durante la sua vita come durante la mia, alcune parti di quello che allora era Spagna, province che mi avevano fatto studiare a scuola e che avevamo dipinte sulla mappa appesa al muro, hanno smesso di esserlo.

Di questo fatto, certamente, Margallo dovrebbe tenerne specialmente conto, perchè fu precisamente il suo mentore politico, Manuel Fraga, chi tentò prima di evitare l’indipendenza della Guinea spagnola, concedendole uno statuto di autonomia, e successivamente non ebbe altra scelta che trattare la secessione. Secessione che la Spagna non potè evitare, come non potè evitare che Sidi Ifni tornasse al Marocco o che il Sahara Occidentale fosse invaso.

E così il fatto incontrastato dalla realtà non è che la Spagna sia indivisibile ma, anzi, tutto il contrario: la Spagna è divisibile. Perchè è già successo, si è già divisa. Se la Spagna fosse, per qualche sorprendente essenza, una nazione indivisibile, questa indivisibilità sarebbe valida tanto in avanti quanto indietro e, pertanto, non si sarebbe mai divisa. Se un giorno, un solo giorno, il sole si fosse levato da ovest, in qualche momento della storia ed in qualche luogo, ciò annullerebbe la regola. E la levata del sole da est smetterebbe automaticamente di essere un fatto indiscutibile.

Ora come ora, però, l’alba del sole appartiene alla categoria dei fatti dimostrati ed inconfutabili. E la indivisibilità della Spagna appartiene soltanto alla categoria delle opinioni --sempre discutibili, come ben sapete.

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Linee rosse in Europa


 
La sospensione cautelare –che è prevista come definitiva- della Declaració di Sobirania (Dichiarazione di Sovranità) del popolo di Catalogna da parte del Tribunale Costituzionale Spagnolo pone la Catalogna davanti ad un processo di confronto con la Spagna. Per la seconda volta in meno di tre anni, il governo di Madrid ha utilizzato l’apparato giudiziario per fermare la spinta delle aspirazioni nazionali e civiche catalane. La sentenza dall’8 maggio del 2013 è finalizzata a garantire alla società catalana l’esercizio del diritto all’autodeterminazione, come già fatto dal Tribunale Costituzionale Spagnolo del 20 di giugno 2010, limitando profondamente le competenze economiche e culturali dello Statuto di autonomia della Catalogna, una volta approvato dal governo spagnolo e votato in referendum dai catalani nel 2006. Il nuovo Statuto intende colmare le lacune dei precedenti, approvato nel 1979 all’ombra delle minacce militari che hanno segnato il passaggio dalla dittatura franchista alla democrazia costruita sulla monarchia dei Borboni.

Durante gli ultimi tre decenni Catalogna ha avuto a che fare con diversi obiettivi mancati. In primis, nel finanziamento economico perché più dell’8 per 100 del prodotto interno lordo catalano è trasferito ogni anno all’amministrazione centrale per coprire le necessità di altre regioni. Insoddisfazioni anche in materia culturale e linguistica, con continue minacce alla scuola catalana. Infine per quanto riguarda la proiezione all’estero, lo Stato ha impedito sempre alla Catalogna mostre al mondo qual è il suo volto. Non si è soddisfatta, quindi, l’aspettativa di creare uno stato federale plurinazionale, anzi: negli ultimi anni lo stato ha esercitato una continua invasione delle competenze del governo autonomo catalano, in un senso chiaramente ricentralizzatore.

Con la sospensione della Declaració de Sobirania il governo di Madrid dice che non è disposto a negoziare quella che è considerata come l’indivisibile unità della nazione spagnola. Il corpo di avvocati dello stato che ha presentato il ricorso d’impugnazione ha avvisato che se la sentenza del Tribunale Costituzionale Spagnolo – che sarà resa nota l’ottobre del 2013- annulla la Declració de Sobirania che definisce Catalogna come soggetto giuridico e politico, si potrebbe impedire tanto un referendum consultivo – convocato dal governo autonomo – come delle elezioni plebiscitarie nel parlamento catalano. Il monito degli avvocati dello stato renderebbe quindi sterili le proposte ufficiali catalane di negoziare una formula di referendum previste nella Costituzione e per le quali – come nel  caso di Scozia e Regno Unito – si ha bisogno dell’approvazione del governo centrale.

La somma degli addebiti e divieti che indeboliscono i principi democratici può culminare con l’applicazione in Catalogna dell’articolo 115 della Costituzione che prevede la sospensione dell’autonomia. Oppure il dell’articolo 8 che dice che l’esercito è il garante dell’unità nazionale. Due scene che indeboliscono il Trattato dell’Unione Europea come il Patto internazionale dei Diritti Civili e Politici, del 1966, oppure lo spirito di organismo come il Consiglio d’Europa, l’alto Commissario per le minoranze nazionali – con sede all’aia – oppure l’organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa. La comunità internazionale dovrà quindi guardare in Europa di non passa le linee rosse della democrazia e la convivenza.

Llibert Ferri.

Inglese
Spagnolo
Francese

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sabato 29 giugno 2013

Un consigliere comunale spagnolista celebra l’assassinio di un indipendentista e Twitter sospende il suo conto


Un consigliere comunale unionista ha celebrato il 6 giugno scorso l’assassinio, perpetrato 20 anni fa, di Guillem Agulló. Il consigliere del partito Piattaforma per la Catalogna (PxC), Juan Montero, ha affermato su twitter che "Guillem Agulló era un figlio di puttana che si trova molto bene là dove deve stare". Twitter, che non dipende dalle autorità spagnole, ha sospeso il conto di Montero. PxC si è manifestata alcuni mesi fa insieme al Partito Populare e al partito Ciudadanos nella città di Barcellona in favore dell’unità della Spagna e contro l’indipendenza.




Agulló era un giovane indipendentista ed antifascista valenciano che fu assassinato nel 1993 da un gruppo di terroristi spagnoli. Tutto il gruppo di terroristi fu assolto eccetto l’assassino materiale Pedro Cuevas, che fu condannato a 14 anni. Il destino di Cuevas, dipendeva, però, dallo stato spagnolo il quale fece compiere solo 4 anni di carcere. Cuevas fu nuovamente preso nel 2005 durante le operazioni contro un gruppo di neo-nazi dove furono trovati braccialetti con svastiche, pugni americani e coltelli, tra altre cose. Tra i diciassette fermati c’erano anche due militari spagnoli. Malgrado questo, l’assassino potè presentarsi impunemente alle elezioni municipali del 2007 rappresentando il partito neonazista "Alianza Nacional".

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venerdì 28 giugno 2013

Affare Ziani: dall’integrazione all’espulsione



Giorni dopo l’omaggio del governo spagnolo ai combattenti fascisti della División Azul (Divisione Blu) che operava sotto gli ordini di Hitler, la polizia spagnola sta eseguendo l’ordine di espulsione di Nouredinne Ziani, cittadino di nazionalità marocchina e residente in Catalonia da 14 anni. La motivazione? L’accusa di promuovere il salafismo radicale in Spagna.

Senza alcun giudizio nè prove, senza offrire nemmeno la possibilità al suo avvocato di poterlo difendere, si sta eseguendo la decisione del CNI (Centro d’Intelligence Nazionale) contro tutti i dirititi che garantisce la giustizia a tutti i cittadini.

Questo caso non solo conferma il fatto che, per la Spagna, gli immigrati sono cittadini di seconda categoria ma vuole essere un avvertimento per tutti gli immigrati che simpatizzano con il processo sovranista catalano.

L’apparato dello Stato spagnolo, nella sua crociata contro il processo catalano, è ben oliata ed il gioco sporco è la tecnica di base, così come si faceva nei momenti più bui delle dittature visto che le tecniche dell’Inquisizione sono troppo flagranti.

Ziani è il Direttore dello spazio Catalanomarocchino, un ente vincolato con la Fondazione Nuovi Catalani di CDC e che lavora per l’integrazione degli immigrati in Catalogna sotto la direzione di Angel Colom. Secondo lui, Ziani è, invece, una persona che si è opposta ai movimenti radicali salafisti e che ha sempre lavorato per l’integrazione dell’Islam ai valori della Catalogna, in forma pacifica e rispettosa.

In questo momento, non è stato possibile rintracciare Ziani ed il suo avvocato lamenta che non ha avuto la benchè minima possibilità di poterlo difendere dalle accuse contestate.

Affare da seguire...

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mercoledì 26 giugno 2013

Un referendum legale


La Catalogna ha ampliato ancora di più la maggioranza favorevole all’esercizio del diritto a decidere, attraverso l’istituzione democratica che riflette meglio la volontà popolare: il Parlamento. Le cifre sono straordinariamente forti, molto superiori ai due terzi. 104 deputati a favore, 27 contro e 3 astenuti.
Questi risultati si spiegano molto facilimente qui, in Europa e nella Cina Popolare. Nessuno può dubitare della volontà del popolo della Catalogna espressa attraverso i propri rappresentanti eletti. La legittimità democratica è categorica. Tuttavia, dalla Spagna rispondono con un muro legale. Da Bruxelles, Rajoy ha ribadito lo stesso argomento: quello che non è previsto dalla legge non si può neanche discutere. Si può parlare di tutto, ma non di quello che non è dentro la legalità.
Conviene smontare questa falsità che, a volte, ci fa dubitare. Ci dicono che sono dispiaciuti, ma que non si può fare niente. Se la Costituzione è molto rigida non è colpa loro. In definitiva, il referendum non si può fare, neanche volendo.
Questa muraglia legale sarebbe insormontabile se non fosse che è una menzogna. Non ci troviamo davanti ad un ostacolo legale, ma politico. Nella Costituzione spagnola esiste una procedura chiara, applicabile al caso catalano: l'articolo 150.2, che dispone che "lo Stato potrà trasferire o delegare alle comunità autonome, mediante una legge organica, le facoltà relative ad una materia di titolarità statale". Di fatto, questa è precisamente la soluzione britanica nel caso scozzese. Londra ha trasferito la facoltà di convocare referendum a Edimburgo, e lo ha fatto con carattere estraordinario e puntuale, stabilendo che la competenza tornerà automaticamente a Londra non appena si sarà svolta la consultazione.
Che non ci dicano da Madrid che non si può fare il referendum perchè si tratta di una competenza statale. Si tratta di una decisione politica. Se realmente c’è la volontà di dialogo e accordo, bisogna mettere sul tavolo l’articolo 150.2. La Spagna lo sa. Non a caso Alfonso Guerra si è dichiarato più di una volta partidario di derogare il suddetto articolo.
Germà Capdevila
@gcapdevila
Giornalista. Editore della rivista digitale Esguard.
Collabora anche con i giornali El Punt Avui, El 9 Esportiu, Presència i Catalonia Today

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Una consultazione sull’indipendenza sarebbe un atto criminale


Il vicepresidente del Parlamento Europeo ed europarlamentare del Partito Popolare, Alejo Vidal-Quadras, ha manifestato che la Spagna "fermerà fisicamente" un referendum democratico se viene portato a termine in Catalogna. Per questo avverte e manifesta che la polizia spagnola "ritirerà le urne" dai collegi elettorali, in quanto considera che la consultazione sarebbe un atto criminale.
D’altra parte, l'europarlamentare catalano Ramon Tremosa (link ai suoi articoli) ha risposto a queste manifestazioni dicendo che la minaccia di
inviare la polizia a ritirare le urne di un referendum democratico sull’indipendenza della Catalogna "non è un’immagine del secolo XXI". In più, lui stesso assicura che "è difficilmente omologabile con quello che le democrazie europee potrebbero sopportare".

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lunedì 24 giugno 2013

Gaudí: l'architetto catalano piú originale !



Gaudí é stato un grido all'originalità nella sua produzione personale e autentica, con uno stile propio che ha vinto per merito il nome di figura chiave nell'architettura di tutti i tempi e quando nominiamo il Modernismo, senza dubbio vi è il cognome Gaudí nella stessa parola.
Gaudí aveva buoni rapporti con la borghesia catalana, specialmente con Eusebi Güell, e ,con questo  sponsor, l'artista potè mettere in scena le sue idee. Uomo profondo e molto religioso, mostró un gran carattere civico e un grandissimo amore per la sua terra la “Catalogna”.
La sua architettura si  ispira agli stili del passato come l'arabo,il  gótico e il barocco, i quali assorbe e fa suoi in forma molto originale, una creazione la sua, che non esita mai ad ispirarsi alla natura e alla luce mediterrànea, per bere dopo dalla sua stessa ispirazione.
L'architettura Gaudiniana prende dal gotico l'uso di forme curve e dinamiche, che eccellevano per l'applicazzione di tecniche decorative artigianali nel vetro colorato e nel ferro in fucine, come pure la maniera di lavorare i mosaici e lo spezzato di ceramici di colori vivi.
Quando morì Antoni Gaudí, quel pomeriggio del 7 giugno investito da un tram nel 1926, era un architetto noto per le sue creazioni innovative, però non era pienamente accettato, anzi aveva detrattori che non erano capaci di capire il coraggio dell'artista nella concezione della sua arte e l'eccellenza della costruzione tecnica.

Bisogna sottolineare che nella vita di questo geniale artista esisteva un grande impegno sulla questione catalana. Troviamo aneddoti allo stile Gaudiniano di questo pensiero come per esempio :
Quando Miguel de Unamuno visita le sue costruzioni della Sagrada Famiglia e chiede al poeta se poteva diventare traduttore perché lui rifiutava parlare spagnolo.
Un'altro esempio fu cuando l'undici settembre di 1924, sotto la dittatura di Primo de Rivera, l'architetto fu arrestato per partecipare in una messa presso la Chiesa di Sant Just in memoria dei patrioti caduti nel 1714 nella resistenza. Lui lo fece in lingua catalana e gli fu vietato l'accesso e obbligato a pagare una sanzione di 50 pesetas.
Sono le sue stesse parole quando uscí da questo incidente che pronosticavano un futuro nel quale purtroppo ancora siamo immersi, disse : “quando ricordo quello che mi é successo mi preoccupa pensare cheandiamo su un cammino senza uscita nel quale alla fine sarà necessario un cambiamento radicale”.
Antoni Gaudí morí cinque anni prima del 14 aprile del 1931 giorno della proclamazione della Reppublica catalana.
Questa raccolta di sperienze sono la mostra, di un artista con un forte impegno ideologico per il fatto nazionale.
Le sue creazioni sono bagnate nell'ispirazione catalana dai 4 lati oltre la proiezione delle sue costruzioni fino i dettagli decorativi hanno un chiaro senso estético catalano.

Montse Solé e Montse Olivé
@salmadonart

Montse Solé und Montse Olivé
@salmadonart

Spagnolo
Tedesco


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Gravi insulti del capo del sindacato della polizia spagnola ai catalani che fischiavano l’inno spagnolo


Nella cornice del Gran Premio di Motociclismo tenutosi nel Circuito di Catalogna la scorsa domenica 16 giugno 2013, una parte del pubblico ha fischiato contro l’inno spagnolo durante la consegna del trofeo al vincitore Jorge Lorenzo. Non è stata la prima contestazione di quella domenica a Montmeló. Le vittorie di Lluís Salom nella Moto3, di Pol Espargaró nella Moto2 e di Jorge Lorenzo nella MotoGP hanno fatto suonare l’inno spagnolo fino a tre volte nel circuito catalano. Una parte dei tifosi, come di consueto in questo tipo di appuntamenti, hanno ricevuto l’inno spagnolo fischiando sonoramente.


Quello che non è abituale è che il segretario generale del principale sindacato della polizia, risponda:
"Schifosa fischiata a Jorge Lorenzo ed all’inno della Spagna in Catalogna. Evviva la Spagna. Figli di puttana quelli che ci odiano. La Catalogna è Spagna. Siete delle merde..."
José Manuel Sánchez Fornet è segretario generale del Sindacato Unificato della Polizia (SUP) che comprende fino a 30.000 agenti armati e viene considerato l’ala moderata e progresista della polizia spagnola. Ricordiamo che la polizia è un’istituzione con porto d’armi, e questo individuo sta minacciando ed insultando la popolazione civile mediante l’esercizio della libertà di espressione.

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domenica 23 giugno 2013

Andorra è l'Euro


Ho sempre detto che la realtà è ostinata e tira fuori la testa nel momento meno aspettato. Una delle grandi spacconate spagnole è che alla Catalogna non sarà possibile utilizzare l’euro se diventa indipendente. Allora, davanti questa affermazione cosí schiacciante vi  allego  l’ingresso della Gazzetta ufficiale dell’Unione Europea il 17 dicembre 2011 nella quale viene pubblicato l’Accordo Monetario tra l’Unione Europea rappresentata per la Commissione Europea e il Principato di Andorra (2011/C 369/01).
Mediante il quale Andorra  coniarà euro nel Principato di Andorra, allo stesso modo di  Monaco e Città del Vaticano.
Nell’ottobre del 2012 il governo di Andorra, per problemi tecnici, ha ritardato l’uscita dell’euro moneta a gennaio di 2014 e delle banconote piú tardi.
Jordi Colomines

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sabato 22 giugno 2013

Sette terroristi unionisti attaccano un negozio di abbigliamento indipendentista ed antifascista


L’8 giugno scorso un gruppo di sette uomini si sono presentati in un negozio di abbigliamento di Barcellona. Partisano non è un negozio "normale", in quanto è specializzato in abbigliamento e complementi antifascisti o indipendentisti. Secondo un’autodefinizione i loro prodotti hanno "radici ed anima".
Una volta entrati, uno dei membri del gruppo ha detto "questo è di troppo" riferendosi ai prodotti di Partisano. Subito dopo hanno iniziato ad aggredire verbalmente l’unico commesso del negozio, lanciandogli una bevanda e, quattro di loro hanno distrutto il negozio. I quattro unionisti hanno immobilizzato il commesso colpendolo durante alcuni minuti prima di fuggire con gli altri tre membri del gruppo aggressore.
 Il commesso è stato aiutato da altri commercianti della zona. E’ rimasto ferito con graffi, contusioni alla testa e dovrà portare un collare; ha presentato una denuncia con refferto medico.

Soltanto qualche giorno prima dell’attacco di Barcellona era apparsa una svastica nella sede del partito indipendentista ERC della città di Terrassa.

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venerdì 21 giugno 2013

La teoria della pancetta e della fotografia

 
Scusatemi l’immagine, ma mi sembra sia molto grafica. Quando fai una fotografia di gruppo c’è sempre qualcuno che trattiene il respiro per non far vedere la pancetta. Ma ciò funziona soltanto se il fotografo è veloce. Perchè, altrimenti, il respiro scappa e la pancetta fuoriesce. Credo che sia questa la sensazione che sta provando la Spagna attualmente, o il nazionalismo spagnolo per essere precisi.
Hanno passato alcune settimane nascondendo la pancia e cercando di apparire come quelli che hanno misurato bene il terreno e che hanno la situazione sotto controllo, quelli che l’indipendentismo scende chiaramente, che tutto è stato un colpo di sole e basta e che la popolazione sta cominciando a pensare che ci siano alternative più sensate, alternative che coincidono nel considerare (oh, guarda caso!) che la Spagna vale la pena. Ma, di colpo, non hanno potuto più sostenere le apparenze e l'aria è uscita strepitosamente in forma di vendita di biglietti per il “concerto per la libertà”, di dichiarazioni, di sondaggi spettacolari e di altre percezioni difficili da nascondere. E la pancia è riapparsa, è ritornata alla posizione originaria, per la disperazione di quelli che la occultavano. 
Da tutti gli indizi accumulati, in queste ultime ore sottolineiamo, per la diffusione che ha avuto, il sondaggio pubblicato sul giornale El Periódico, i due sondaggi in realtà. Come tutti quelli di questo tenore, è ovvio che bisogna osservarli con precauzione. Ma, partendo dal risultato delle ultime elezioni, l'evoluzione dell’elettorato catalano che ne viene disegnata sembra logica. Più logica rispetto all’operazione d’immagine (cioè, la pancetta), scatenata durante settimane e settimane dagli spagnolisti.
In ogni caso, presto ce ne saranno altri due, di sondaggi, incluso quello del CEO nel mese di luglio, che potrebbero consolidare l’immagine fissata in questo fine settimana, dove si dice che il blocco sovranista cresce, che il referendum è voluto dall’immensa maggioranza della popolazione e che è voluto al più presto. Se è possibile, entro questo stesso anno.
Con questi elementi sul tavolo, questo autunno promette di essere straordinariamente importante.

 

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giovedì 20 giugno 2013

La lezione degli Stati Uniti

"La sensibilità che dimostra la diplomazia degli USA con la Catalogna contrasta con il vergognoso atteggiamento ostile del governo spagnolo"
L’ambasciatore degli Stati Uniti, Alan Solomont, lunedì si è trasferito in Catalogna per congedarsi prima che diventi effettivo il cambio di guardia. Solomont è andato al Consolato americano di Barcellona, dove si è incontrato con il Presidente della Generalitat, la presidentessa del Parlamento ed il sindaco della città di Barcellona.

L'atteggiamento della diplomazia americana verso la Catalogna è molto significativa. Il console degli Stati Uniti, Tanya C. Anderson, conosce molto bene i principali attori politici e sociali del nostro paese. Gli Stati Uniti, guidati per mano dal Presidente Artur Mas e dal consigliere Andreu Mas-Colell, hanno iniziato a trattare la Catalogna con una sensibilità alla quale non eravamo abituati. Oggi stesso il Consolato informa sulla visita di Solomont nel proprio sito web utilizzando la lingua catalana. Tutto questo stride in forma quasi vergognosa con il tratto che il governo spagnolo riserva alla Catalogna, e con la catalanofobia che si sta stendendo in molti settori popolari della Spagna.


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mercoledì 19 giugno 2013

La piattaforma per la lingua lancia una guida per l’accoglienza linguistica nel mondo dello sport con il supporto della fondazione del barça

Si tratta della prima pubblicazione che ci parla del ruolo fondamentale del catalano nell’accoglienza linguistica nel mondo dello sport e che mette a disposizione delle risorse e degli strumenti per renderla possibile.
Il libretto conta con il sostegno di giornalisti sportivi come Joaquim Maria Puyal, Antoni Bassas o Enric López Vilalta e con gli aneddoti di ex-giocatori come Andrey Xepkin, Gaby Cairo o Eusebio Sacristán

Barcellona, 18 marzo 2013.- Sottolineare il ruolo fondamentale della lingua catalana nell’accoglienza attraverso lo sport, esemplificandolo con aneddoti ed esperienze personali di alcune figure del mondo dello sport. Questo è il principale obiettivo della guida "Con il catalano, calcia e goal!", che hanno presentato questo lunedì la Fondazione FC Barcelona insieme alla Piattaforma della Lingua.
Un progetto pioniere
Si tratta di una guida innovatrice e pioniera, essendo la prima pubblicazione che parla della lingua e della sua promozione attraverso lo sport. Di fatto, la guida mette per iscritto tutta una serie di contenuti che si stanno già utilizzando da tempo nei progetti che la Fondazione FCBarcelona porta a termine in Catalogna, così come negli atelier pratici di accoglienza linguistica che realizza la Piattaforma per la Lingua e che cercano di fare proposte per migliorare l’integrazione e la coesione attraverso la gestione linguistica.
La guida si rivolge a tre attori diversi implicati in maniera decisiva nell’accoglienza e nella promozione dell’uso del catalano (gli educatori ed allenatori, gli utenti e beneficiari e, non ultime, le famiglie) ed offre loro strumenti, meccanismi e motivazioni, con l’obiettivo di promozionare l’uso della lingua catalana tra i giovani che iniziano a praticare qualsiasi sport. Include anche un’utile sezione di risorse intorno allo sport, l’inclusione sociale e la lingua catalana.
Con testimonianze sportive e giornalistiche
Ma quello che rende diverso e molto attraente questo materiale è il coinvolgimento di alcune persone note vincolate con il mondo dello sport, da due versanti: quello degli sportivi famosi che sono passati attraverso questo processo di transizione linguistica, e che hanno adottato infine il catalano, quando sono arrivati in Catalogna per praticare la loro disciplica sportiva, ed il lato giornalistico, quello dei giornalisti che scrivono e parlano di sport. Gli sportivi, tutti loro ex-giocatori del Barça, sono AndreyXepkin, ex-giocatore della prima squadra di pallamano tra il 1993 ed il 2005; Gaby Cairo, ex-allenatore della prima squadra di hockey su pista del FC Barcelona ed ex-giocatore tra il 1993 ed il 2004; ed Eusebio Sacristán, attuale allenatore del Barça B di calcio ed ex-tecnico della prima squadra tra il 1988 ed il 1995. Tutti loro ci rivelano come sono riusciti a parlare catalano.
Per quanto riguarda i giornalisti, Joaquim Maria Puyal, Antoni Bassas ed Enric López Vilalta ci spiegano aneddoti vissuti di prima mano con la lingua e lo sport come protagonisti.
 
Ampia distribuzione della guida
La guida sarà distribuita attraverso le federazioni sportive e le scuole di formazione sportiva, e vuole raggiungere gli educatori e gli allenatori, gli sportivi ed i beneficiari dello sport e anche le famiglie, sottolineando sia i valori dello sport come le possibilità sociali che offre il catalano. Attualmente, la guida si sta già utilizzando come materiale di sostegno nel lavoro di accoglienza tra gli educatori ed altri professionisti del progetto ‘FutbolNet’ (calcio pulito) della Fondazione FCBarcelona e tra i giocatori nuovi che arrivano alla Masia.
La pubblicazione è frutto del lavoro congiunto della Piattaforma per la Lingua e della Fondazione FC Barcelona, due enti che collaborano reciprocamente e sostengono il ruolo della lingua catalana come colonna portante della molteplicità linguistica a casa nostra e come strumento d’integrazione e coesione sociale..
Potete visionare la versione digitale della guida
qui.

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martedì 18 giugno 2013

Zygmunt Bauman sostiene che una Catalogna indipendente può essere membro dell’UE



Zygmunt Bauman sostiene che una Catalogna indipendente può essere membro dell’Unione Europea. Il sociologo polacco Zygmunt Bauman –premio Principe delle Asturie in umanistica del 2010– nel corso di questa settimana è docente di un seminario tenuto a Girona e questo mercoledì ha colto l’occasione per riflettere sul processo sovranista catalano. Secondo le sue affermazioni, la Catalogna può aspirare "come la Spagna" ad essere un membro dell’Unione Europea. Bauman ha sottolineato che i catalani "non vogliono rompere con l’Europa, ma che ci vogliono rimanere" ed ha considerato che l’Europa "è un laboratorio" che  sta affrontando situazioni come questa che, per Bauman, "non hanno precedenti". "E’ una situazione senza precedenti in Europa e, per questo, le cose non si fanno nel senso di risolvere un problema, ma di adagiarvisi", ha considerato.
"Perchè non potrebbe succedere una Spagna in Europa come anche la Catalogna?". Con questa domanda, Bauman ha sostenuto il fatto che la Catalogna possa aspirare ad essere uno stato membro dell’Unione Europea. Secondo questo pensatore, di 87 anni, non esiste alcuna ragione per la quale l’UE non possa avere più di 27 stati membri. "Che differenza fa che siano 27 o 35?", si è chiesto Bauman.
Secondo la sua opinione, se i processi sovranisti che si stanno vivendo in seno all’Unione Europea fanno dei passi avanti, questo può provocare conflitto ma può finire col funzionare. "Semplicemente si possono stabilizzare degli interessi contraddittori durante un tempo per vedere come funziona ma, se si arriva alla conclusione che ciò non funziona, si può cambiare idea", opina Bauman, il quale considera che si stanno mettendo "ostacoli extra, inutili". Il sociologo ha differenziato i processi della Catalogna, la Scozia o la Lombardia da altri casi "ereditati dal passato" come il Paese Basco.
Il sociologo, di 87 anni, ha visitato la città di Girona invitato dalla cattedra Ferrater Mora di Pensiero Contemporaneo dell’Università di Girona, che ha programmato, dal 10 al 14 giugno, il seminario 'Challenge of de Liquid-Modern Ages'.

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domenica 16 giugno 2013

Uno studio matematico dell’Università di NY dà la seccessione come il fatto più plausibile


Uno studio matematico realizzato dal politologo Joan Barceló, e pubblicato in una rivista accademica dell’Università di New York, predice che nel caso in cui il risultato della consultazione sull’indipendenza della Catalogna fosse positivo, “lo scenario più plausibile sarebbe una secessione amichevole, visti gli interessi propri dei due giocatori (Mas e Rajoy) e le conseguenze derivate da ogni strategia”.

“Questo, a la lunga, porterà alla creazione di un nuovo Stato nella comunità internazionale: Catalogna”, conclude lo studio matematico, intitolato
“La battaglia per la secessione: Catalogna vs Spagna”
. Il metodo utilizzato da Barceló per analizzare il conflitto è “l’equilibrio perfetto dei sottogiochi”, modello sviluppato da John Forbes Nash Jr., premio Nobel per l’Economia dell’anno 1994, e che indica che qualsiasi conflitto con un numero finito di strategie ha, almeno, un punto di equilibrio tra le parti.

Nelle conclusioni dello studio, lo esperto in Scienze Politiche e di Governo argomenta che “Mas dovrebbe andare avanti nel processo verso la consultazione, spostandosi verso quello che si chiama ‘il gioco finale’, nel quale Rajoy non farebbe concessioni”. In questo gioco –supponendo una possibilità inferiore al 50% che Rajoy possa utilizzare un intervento militare– "il presidente spagnolo userebbe l’intervento politico per fermare il processo, anche se Mas andrebbe avanti”.

In questo senso, Barceló sottolinea che “l'unica opzione che avrebbe Rajoy per convincere Mas ad abbandonare il progetto, sarebbe la proiezione di una minaccia credibile della forza militare nel processo, con una probabilità percepita di oltre il 50%”. Se, a quel punto, Mas avanza ancora verso l’indipendenza, l’ipotesi più plausibile da un punto di vista matematico è quella di una secessione amichevole. Il politologo dà per scontato che “la battaglia per la secessione della Catalogna è un argomento che attirerà molta attenzione nei prossimi anni” in campo accademico.

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sabato 15 giugno 2013

Attenti a Cameron, che non parla a vanvera

 
Le dichiarazioni del Primo Ministro David Cameron devono essere lette con la lente d’ingrandimento. A Londra, davanti a giornalisti di tutto il mondo e senza che nessuno lo avesse chiesto, ha detto che non potevano essere disattese le voci di un paese quando si parla d’identità e d’independenza –ha detto esplicitamente 'indipendenza'--. E, come se non bastasse, dopo aver difeso il dialogo come forma di dibattito ed il referendum come metodo, ha chiarito che, ovviamente, lui non era nessuno per spiegare queste cose al Primo Ministro della Spagna. Non ha menzionato la parola Catalogna, ma non era necessario.
L’ho detto molte volte: nessun paese farà dei passi ufficiali in favore della Catalogna fino a quando non sarà proclamata formalmente l’indipendenza nel nostro Parlamento. Sarebbe un grande errore da parte loro. Ma, nel frattempo, la diplomazia si esercita sulla base di conversazioni private, o meno private. E suprattutto di gesti. Gesti che possiamo decodificare e che ci aiutano a capire cosa si muove dietro le porte chiuse.
Gesti come questo di Cameron o come quello dell’Unione Europea, settimane fa, quando il presidente Mas visitò Bruxelles. Non solo uno, ma tre commissari europei ricevettero il presidente catalano nella stessa giornata. Che ti riceva uno, uno soltanto, è molto complicato. Che ti ricevano in tre è un grido per chi sa ascoltare.
Piano piano, si stanno accumulando dei segnali chiari dell’incomprensione verso l’atteggiamento spagnolo di rifiuto ad accettare un referendum d'indipendenza in Catalogna. L’Europa non vuole altri problemi e sa che la questione catalana deve essere risolta, e deve essere risolta diplomaticamente. Se può essere, con un accordo tra la Spagna e la Catalogna e anche con l’Unione, se si rende necessario.
Ma in queste ultime settimane la Spagna non solo non ha fatto nessun passo in avanti, ma si è messa in evidenza con alcuni episodi comici che, tuttavia, allarmano Bruxelles. Come il fatto di rifiutarsi a riconoscere il Kossovo anche quando la Serbia lo riconosce, o come lo spettacolo di agitazione e minacce quando la UEFA accettò la selezione di Gibraltar. Le forme del governo spagnolo inquietano a Bruxelles e nelle cancellerie europee. Da ieri, grazie a David Cameron, sappiamo che il messaggio sicuramente è stato esplicitato troppe volte in conversazioni private con lo stesso Rajoy: Cameron non direbbe questo in pubblico senza avere esaurito i canali privati. E, pertanto, possiamo supporre che la pressione contro l’immobilismo spagnolo sta aumentando.
Perchè ieri il Primo Ministro britanico non ha parlato a vanvera nè ha improvvisato. Piuttosto sembra che abbia colto l’occasione di una domanda al volo per avvertire pubblicamente la Spagna che la strada da seguire nel caso catalano è precisamente il referendum che Rajoy non vuole fare: 'Non si possono ignorare le questioni di nazionalità, indipendenza ed identità; bisogna lasciar decidere alla gente.' Trasparente come l’acqua.

 

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mercoledì 12 giugno 2013

Gli 'uomini in nero' del FMI si riuniscono con Mas-Colell (consigliere di economia del governo catalano)

Lo stesso lunedì, il giorno in cui atterravano in Spagna per esaminare l’economia, gli uomini in nero del Fondo Monetario Internazionale (FMI) sono andati a Barcellona per assistere ad una riunione con il consigliere di Economia e Sapere della Generalitat, Dott. Andreu Mas-Colell, e valutare di prima mano -senza intermediazioni di Madrid- i conti catalani.
All’incontro hanno assistito i tecnici del FMI, il consigliere catalano ed i tecnici del dipartimento di Economia. Secondo quanto spiegato a questo giornale (ARA) da una portavoce del consigliere, è stata "una riunione sulla situazione economica e politica" della Catalogna. Le stesse fonti, che non hanno voluto dare altri dettagli sul contenuto dell’incontro, hanno sottolineato che il Governo (catalano) valuta "molto positivamente la possibilità di poter avere un contatto diretto con le istituzioni internazionali".
Allo stesso modo, il Ministero di Economia spagnolo abbassato i toni sulla visita degli uomini in nero assicurando che questi incontri "non sono una novità", visto che i tecnici del FMI preferiscono esaminare in loco alcuni territori durante le loro spedizioni. Senza allontanarsi troppo, la delegazione del FMI che in questi giorni sta controllando l’evoluzione dell’economia spagnola si recherà anche a Valencia ed in Andalusia.
 

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martedì 11 giugno 2013

RENFE come esempio

Una delle grandi decisioni a breve termine che si potrebbe prendere in questo paese, se è posssibile legalmente, sarebbe di cedere la gestione dei treni pendolari a la SNCF francese o ad altre compagnie come quella italiana o tedesca. L'impatto che sta avendo questa possibilità, sulla quale la Generalitat lavora da tempo, è enorme e molto positivo.
La RENFE, che durante tanti anni ha maltrattato gli utenti pendolari e quelli della linea di Vic, ha reagito con un nervosismo sconosciuto finora. E vedrete che presto annuncerà investimenti per dimostrare che è degna di offrire il servizio. Il sovranismo è anche il miglior modo per svegliare lo Stato che ancora ci amministra, per evitare che ci strozzi definitivamente.
Un giorno qualcuno studierà il perchè lo Stato spagnolo è così inefficace, così maldestro nel funzionamento, così irrazionale nel prendere decisioni strategiche. Tanto che pochi in Europa si fidano.

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domenica 9 giugno 2013

Allarme a Madrid per il nuovo ambasciatore americano


 
 
La nomina del nuovo ambasciatore degli Stati Uniti in Spagna, James Costos, che sostituirà prossimamente l’attuale cancelliere Alan D. Solomont, ha generato allarme nei settori conservatori spagnoli che vedono in Costos un pericolo per “La Fiesta Nacional” ed un possibile alleato della Catalogna. Di fatto Costos, festeggió la proibizione dei tori nella Catalogna del 2010, l’iniziativa della Catalogna ebbe una grande ripercussione nei circoli progessisti e di difesa degli animali negli Stati Uniti. Il nuovo ambasciatore, ex-vicepresidente della multinazionale della comunicazione HBO, aiutò finanziariamente insieme alla 'lobby' gay degli Stati Uniti, la campagna del presidente Barack Obama, cosa questa che ha anche scandalizzato la “caverna” taurina ed omofoba.

Directe

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Storia del Catalanismo (I)


Il catalanismo è il nazionalismo catalano. Un movimento di rivendicazione politica, ma anche culturale, della Catalogna. Non è omogeneo, nè in ambito politico nè in quello culturale, perchè esprime diverse opzioni di autogoverno della Catalogna.

Molti non capiscono, come sia stata possibile l’apparizione del nazionalismo catalano nel secolo XIX come anche in altri paesi europei e, come è possibile che lo abbia fatto in una nazione come la Spagna. La risposta è che in questo secolo XIX, la Spagna è un insieme nazionale non omogeneo. La Catalogna aveva perso le costituzioni e libertà nel 1714, ma la Spagna non era riuscita ad assimilarla per diversi motivi economici e sociali. Durante la nascita ed sviluppo degli stati liberali, in Spagna ci furono delle guerre civili (chiamate Guerre Carliste) tra i partidari dell’assolutismo e quelli del liberalismo e, le Costituzioni liberali furono tanto effimere, che non riuscirono a far sviluppare l’identità nazionale spagnola fino alla seconda metà del secolo XIX. Ma, allora, era già nato un nazionalismo catalano come conseguenza, anche, di una grande modernizzazione industriale in Catalogna. In questo contesto, dalla metà del secolo XIX e con i princìpi liberali politici ed economici, il Catalanismo si sviluppa e continua fino ai giorni nostri.

Valentí Almirall i Llozer (1841-1904): Nacque in una famiglia di commercianti; studiò filosofia e diritto presso l’Università di Barcellona. Padroneggiava il latino ed il greco classico, il francese, l’inglese, l’italiano ed il tedesco. Durante la rivoluzione del 1868 fu direttore del Club dei Federalisti (dal 1868 al 1881 fu militante nel Partito Repubblicano Democratico Federale) e pubblicò le Basi per la Costituzione Federale della Nazione Spagnola e per quella dello Stato Catalano.

Un anno dopo, nel 1869, fondò “Stato Catalano” (Estat Català), (nel mese di luglio a Barcellona; nell’anno 1873 a Madrid). Partecipò anche alla rivoluzione di settembre di Barcellona e, dopo quel fallimento, fu condotto prigioniero nelle Isole Baleari da dove riuscì ad evadere con altri prigionieri. Fu amnistiato alla fine dell’anno.

Ad aprile del 1870 partecipò contro le “quinte” (rivolta popolare di opposizione alla chiamata del governo spagnolo che obbligava i ragazzi a servire nell’esercito). Più tardi, fu uno dei fondatori del settimanale “La Campana de Gràcia” (La rivolta aveva avuto un’ampia rissonanza nel paese di Gràcia e durante quel conflitto la campana suonò continuamente).

Nel 1878, è uno dei fondatori dell’Ateneo Libero (Ateneu Lliure) e pubblicò Gli scritti catalanisti (Els escrits catalanistes). Il 4 maggio del 1879, fondò il primo giornale in lingua catalana,  El Diari Català che uscì fino al 1881. Nel 1880 organizzò il I Congresso Catalanista. Nel 1883, il Centre Català (nato nel 1882) per iniziativa d’Almirall organizza il II Congresso Catalanista.

I congressi catalanisti erano assemblee politiche per discutere l’ideario del nazionalismo catalano. Nel primo, ci fu l’idea del Centro Catalano, il progetto di fondare un’Accademia della lingua e la difesa ed sviluppo del diritto catalano. Nel secondo, si condanna la dipendenza della politica catalana nei confronti della spagnola.

Almirall, intervenne nella redazione della Memoria in difesa degli interessi morali e materiali della Catalogna che fu presentata al re Alfonso XII nel 1885. Questa Memoria di Rimostranze “Memorial de Greuges”, fu presentata da enti economici e culturali catalani che difendevano il commercio ed il diritto civile catalano.

Nel 1886, editò “Lo Catalanisme”. Nel libro spiega i motivi ed i fondamenti scientifici del catalanismo così come le soluzioni pratiche per il nazionalismo catalano.

 
Francesc Bonastre i Santolària.       

Spagnolo

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sabato 8 giugno 2013

Aspettando Rajoy

ESTRAGONE- Che facciamo ora?
VLADIMIRO- Non lo so.
ESTRAGONE- Andiamo via
VLADIMIRO- Non possiamo
ESTRAGONE- Perchè?
VLADIMIRO- Aspettiamo Godot
ESTRAGONE- E’ vero

 



Si tratta di un frammento dell’opera Aspettando Godot, del drammaturgo irlandese Samuel Beckett.  E’ il teatro dell'assurdo, che si potrebbe estrapolare –chiedendo scusa a Vladimiro ed Estragone- alla politica catalana. Si aspetta il dialogo con Madrid per il diritto a decidere, così come questo mercoledì ha rivendicato per l’ennesima volta il nostro presidente Artur Mas. Adesso, però, ci troviamo ad aspettare non sappiamo bene che cosa, visto che la Spagna non ha chiuso la porta perchè non l’ha mai aperta.
Basta solo guardare la reazione di disprezzo verso la Catalogna dell'arrogante ministro Montoro di martedì scorso non per la consultazione, ma semplicemente per la richiesta di un tetto di deficit più flessibile. Diceva che in nessun caso avrebbero dato un limite del 2% di deficit alla Catalogna, e lo diceva tra sorrisi e risatine di superiorità. Al suo scherno si aggiungeva Alicia Sanchez Camacho (rappresentante del PP nella Catalogna) dietro di lui, deliziandosi nel vedere come il suo partito comanda nel paese pur avendo in Catalogna soltanto 19 seggi.
Cerchiamo dialogo e quello che abbiamo è un monologo dei nostri dirigenti. I cittadini capiamo che in futuro, quando il paese agirà senza più cercare l’accordo spagnolo, l'attesa ci avrà dato legittimità all’estero. Il futuro, però, non può eternizzarsi. Il futuro deve diventare presente prima o poi. Come dice Mas, per aggiungere più gente al progetto non si può imprimere un ritmo superaccelerato, ma se il popolo non coglie nessun progresso potrebbe essere controproducente. La 'via crucis' dello Statuto, con sette anni di processo, fu già una sufficiente attesa con un finale troppo doloroso.
Un ritmo più lento, aspettanto ICV, aspettando il PSC, aspettando Rajoy ed il suo governo, aspettando la Spagna ed aspettando gli spagnoli può diventare uno specchio fedele dell’ultima scena di Aspettando Godot, un riflesso dell’assurda inattività:
VLADIMIRO- Allora andiamo?
ESTRAGONE- Andiamo
(E non si muovono. Sipario)

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venerdì 7 giugno 2013

Diplocat esporta il dibattito catalano ai circoli accademici


Il Consiglio della Diplomazia Pubblica della Catalogna (Diplocat) si è proposto di spiegare l’aspirazione catalana di convocare una consultazione sovranista nei principali circoli accademici internazionali. Per farlo, sta preparando un ciclo di colloqui e tavole rotonde che avranno inizio il prossimo venerdì, 7 giugno, a Parigi, nella scuola di diritto dell’Istituto di Studi Politici Sciences Po, una prestigiosa università che ha formato storicamente l'elite politica e diplomatica francese. Ieri, per esempio, Mariano Rajoy vi ha chiuso una giornata sul futuro dell’Europa organizzata dall’Istituto Berggruen, potente think tank del governo francese, dove aveva già parlato lunedì scorso il presidente, François Hollande.

La prossima settimana sarà il turno del caso catalano, che sarà esposto nello stesso spazio –sotto il titolo La legge al servizio della gente: il diritto a decidere della Catalogna– con una notevole aspettativa, se teniamo conto che ieri, dieci giorni prima, c’erano già una cinquantina di assistenti confermati. Esporranno delle tesi, oltre al professore locale Guillaume Tusseau, due catalani che conoscono bene la realtà del paese vicino e, pertanto, potranno adattare meglio il messaggio all’udienza francese. Muriel Casals, presidentessa di Òmnium Cultural, un ente con circa 32.000 soci che è considerato singolare a livello europeo, parlerà dal punto di vista culturale e della società civile. Josep Ramoneda, filosofo ed scrittore, presidente dell'Istituto de Recherche et d'Innovation francese, esporrà come i fatti si sono accelerati dopo il fallito tentativo del nuovo Statuto. Una tavola rotonda con gli europarlamentari Ramon Tremosa (CDC), Raul Romeva (ICV) e Maria Badia (PSC) –il PP ha declinato l’invito–, moderata dal giornalista del giornale Le Monde Patrice De Beer, ex-corrispondente a Londra e Washington, completerà la mattinata, che sarà clausurata dalla professoressa de scienze politiche Astrid von Busekist e la delegata del governo in Francia, Maryse Olivé.

Diplocat sta già lavorando per organizzare giornate simili nei prossimi mesi, la prima delle quali si terrà a Londra dopo l’estate. Se ne stanno prospettando altre in altre parti di Europa, fuori dal continente e, addirittura, in alcune università spagnole, sebbene in questo caso, ci si trova in una fase molto preliminare.

Avui

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martedì 4 giugno 2013

Le diciannove chiavi per l’indipendenza, secondo il Consiglio per la Transizione



Il governo catalano avrà a disposizione nel mese di luglio, le raccomandazioni su come e quando fare la consultazione
Il governo avrà a disposizione, alla fine del mese di luglio, uno studio del Consiglio per la Transizione Nazionale con le raccomandazioni su come fare la consultazione, quando parla e quale domanda formulare. Lo ha annunciato ieri il presidente del consiglio, Carles Viver Pi-Sunyer, che ha spiegato il lavoro che dovrà fare questo organismo nei prossimi mesi: saranno elaborati 19 rapporti, la maggioranza dei quali sui passi che bisognerebbe seguire per avanzare verso lo stato catalano indipendente.
Il primo studio sarà sul momento per convocare la consultazione ed il modo per farla. Pi-Sunyer ha lasciato aperta la possibilità di porre più di una domanda, cioè, che possano essere due o addirittura tre, 'in forma di albero'. 'Analizzeremo anche le garanzie che deve avere la consultazione –ha detto– ed i possibili risultati e conseguenze. E quale può essere la reazione dello stato' A parte dell’analisi giuridica delle opzioni per la convocazione, ha fatto sapere che saranno esaminate anche le strade alternative per poterla fare.

Gli altri diciotto studi saranno consegnati, la maggior parte, alla fine di quest’anno, tra i mesi di ottobre e dicembre; gli ultimi, nel primo trimestre del 2014. Saranno analisi sulle decisioni fondamentali che bisognerà prendere  in previsione che la consultazione ci porti alla costituzione di uno stato indipendente. 'Aiutiamo ad analizzare le strutture previste supponendo un risultato favorevole allo stato indipendente', ha detto Pi-Sunyer, che non ha chiuso la porta allo studio di formule di stato federale o confederale.

Questi sono i diciannove rapporti che si propone di elaborare il consiglio:

1. La strada per la convocatoria della consultazione.

2. I rapporti del nuovo stato con la UE. Ne farebbe parte o no? Se restasse fuori, come potrebbe rientrarvi? Come influenzerebbero gli accordi di Schengen e lo Spazio Economico Europeo?

3. I rapporti de lo stato catalano con la comunità internazionale, dall’ONU fino all’UNESCO, passando per altre organizzazioni internazionali ed analizzando l’influenza che avrebbero i trattati firmati dalla Spagna.

4. I rapporti futuri con lo stato spagnolo. 'Il nuovo stato dovrebbe avere rapporti strettissimi con lo stato spagnolo', ha detto Pi-Sunyer.

5. La successione delle norme giuridiche. 'Il primo giorno del nuovo stato ci troveremmo che l’ordinamento giuridico possiede delle lacune', ha osservato Pi-Sunyer. 'Non avremmo codice penale, legge di preocedura criminale... Dobbiamo prevedere questo. Cosa ne facciamo del codice penale? Dovranno essere ideate formule di remissioni ad altre legislazioni. Ed i contratti con lo stato?'
6. Come fare un processo costituente? Bisogna avere una costituzione. 'Forse un’idea potrebbe essere di fare una costituzione provvisoria e non fare la costituzione catalana subito, la prima settimana', dice il presidente del consiglio, che considera che bisognerebbe raccogliere fin da subito i diritti fondamentali, con remissioni allo Statuto del 2005, ed incorporando decisioni importanti, come la doppia cittadinanza o il riconoscimento delle lingue.

7. Il potere giudiziario in Catalogna. Pi-Sunyer si è chiesto: 'Quanti giudici avremo e quanti segretari di giustizia? Bisogna assicurare che potrà essere amministrata la giustizia fin dalla prima settimana. Che facciamo con i processi pendenti nei tribunali di competenza spagnola? Come affrontiamo l’esecuzione delle sentenze da questi tribunali? Avremo bisogno di un organo di governo del potere giudiziario.
8. Sicurezza interna ed internazionale.

9. Amministrazioni settoriali, come l’amministrazione elettorale.

10. Questioni economiche, come la finanza pubblica, i sistemi per riscuotere tasse e tributi.

11. La definizione di un’Agenzia Tributaria catalana.

12. Le istituzioni finanziarie, come la banca centrale ed il mantenimento dell’euro.

13. Le agenzie ed organismi regolatori che dovrebbe avere, alcuni dei quali richiesti dalla UE.

14. La ripartizione degli attivi ed i passivi che si dovrebbe fare tra la Generalitat e lo stato spagnolo, incluso il debito.

15. Gli effetti dello stato proprio nei rapporti commerciali tra Spagna e Catalogna.

16. Il funzionamento della previdenza sociale catalana.

17. Come assicurare la fornitura di energia e di risorse idrauliche  fin dal primo momento dell’indipendenza.

18. La definizione dello spazio delle telecommunicazioni.

19. L’internazionalizzazione del processo.

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