venerdì 31 ottobre 2014

Un processo che avanza seriamente

I quattro rapporti presentati ieri dal Consiglio consultivo per la Transizione Nazionale (CATN) si aggiungono a una preziosissima lista di documenti che permettono di dare forma a un’immagine scrupolosa del processo sovranista con la previsione di scenari e la risposta a interrogativi sulle possibili incertezze future in una Catalogna indipendente.


Gli esperti che, periodicamente, consegnano le loro conclusioni rendendole pubbliche stanno facendo un lavoro responsabile, di grande valore e di utilità indiscutibile che, nei prossimi anni, sarà un esempio di lavoro ben fatto per disegnare un futuro non solo con speranza ma anche con responsabilità, serietà e pianificazione politica e tecnica di un processo che non sarà semplice ma che, come dimostrano i rapporti, non è una chimera, o un’utopia, o una temerarietà, se si tengono ben presenti i rischi e si conta con capacità di reazione e di anticipazione dei possibili problemi e trabocchetti, grazie al terreno già esplorato.


Il buon lavoro che sta facendo il Consiglio non è solo un compendio di materiale per convincere gli indecisi o per attrarre gli insicuri ma, fondamentalmente, è un manuale di incidenze per quelli che stanno guidando il processo nella convinzione che, con il supporto della volontà popolare, l’indipendenza della Catalogna non è soltanto una possibilità ma se ne possono prevedere gran parte dei momenti contingenti. I rapporti del CATN non sono una bibbia infallibile nè un manuale d’istruzioni da seguire alla lettera, perchè in un processo vero ci saranno sempre imprevisti. Ma questo materiale ci risparmierà molti grattacapi quando arriverà il momento della verità.



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domenica 26 ottobre 2014

Tólgono la custodia di una bambina a una madre per lo “scoglio” del catalano

Nadya e sua figlia di 4 anni vivono a Ripollet e la magistrata di Tenerife considera que “non ha dimostrato que la lingua non sia nessun problema” per l’evoluzione della bambina

Una magistrata di Tenerife ha ritirato la custodia allamadre d’una bambina di 4 anni, perché non ha dimostrato che l’imparare il catalano “non stia rappresentando uno scoglio nella sua evoluzione”, dopo che partisse a vivere a Ripollet, dove trovó lavoro l’anno scorso.

Per quanto pubblica il giornale ‘El Punt Avui’, la giudice ha considerato che, a causa della mancanza di un accordo fra i genitori, é d’obbligo preservare l’interesse superiore del minorenne. Inoltre, argomenta che “con rispetto alla partenza della minorenne verso Barcellona, bisogna aggiungere che si trova in una comunità autónoma definita per certe caratteristiche speciali con riguardo all’integrazione, giacché oltre al processo normale d’adattazione a un cambio di territorio o di abitudini, si deve aggiungere la difficoltá di dover imparare una lingua coufficiale al castigliano, il catalano, che é la lingua adoperata da gran parte della societá catalana, cosí come dalle scuole”. La sentenza sottolínea que “neppure é accreditato che la minorenne si sia adattata alla lingua, e che questa circostanza non rappresenti uno scoglio nella sua evoluzione”.

La madre della bambina ha descritto la sentenza come “discriminatoria e maschilista”, e prepara un ricorso all’'Audiència di Tenerife in modo che sua figlia, che “capisce bene le spiegazioni in catalano”, in base all’ultima informazione della scuola, continuï a vivere con lei.

D’altra parte, la magistrata penalizza pure la madre della bambina perché lavora. La sentenza rubrica che “la flessibilitá horaria que indica la demandante fa dubitare questa magistrata (...) Invece, il padre é disoccupato, e perció ha una maggior disponibilitá horaria, cosí come la sua compagna”.

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mercoledì 22 ottobre 2014

Il presidente Artur Mas rinuncia al referendum

Il presidente della Generalitat, Artur Mas, fa marcia indietro rispetto al voto programmato per il 9 novembre e sospeso dalla Corte Costituzionale spagnola. Per mancanza di "garanzie legali". Ma rilancia: il 9 novembre urne aperte comunque per un super-sondaggio. Ma il fronte indipendentista si spacca sulla rinuncia ad andare avanti con il referendum.
Artur Mas, secondo fonti della Generalitat citate oggi dai media, ha escluso il referendum indipendentista per mancanza di garanzie legali.  Da Madrid, il premier Mariano Rajoy definisce "un'eccellente notizia che non si celebri il referendum" in Catalogna. Commento che, però, è precedente al successivo annuncio di Mas sulla consultazione alternativa. "Osservare la legge è responsabilità di tutti", ha rilevato Rajoy, eE lo è ancora di più per i rappresentanti delle istituzioni". Il primo ministro ha ricordato
che "la Spagna è la nazione più antica d'Europa. E grazie alla Costituzione, siamo inoltre il Paese più decentralizzato del mondo con eccezione del Canada. Escluse le pensioni, il mio governo spende il 20% del bilancio totale, mentre le regioni spendono il 38%".

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domenica 19 ottobre 2014

Hanno dato una multa di 900 € a due Catalani per aver bruciato una foto del Re spagnolo

Guifré Peguera Comas e Jordi Nogué Hernández lo scorso 2 ottobre sono stati condannati dal tribunale speciale spagnolo chiamato “Audiencia Nacional”. La condanna è stata di 900 € per aver bruciato una foto del Re Juan Carlos durante la Festa Nazionale Catalana del 2013 a Matarò.

Nella sentenza si afferma che è stata commessa un’azione "offensiva" in modo "volontario" per "screditare la corona", proprio perché è "un simbolo dell'unità della Spagna e della permanenza dello Stato." Il pubblico ministero ha chiesto una condanna per 10.800 euro per aver insultato la Corona.

Durante il processo i due studenti hanno ammesso di aver partecipato all'azione, anche se hanno detto che non sono stati loro a dare fuoco all'effigie del monarca. Secondo, quanto ha spiegato,  Jordi Nogué, lui ha tenuto il ritratto, mentre Guifré Paguera gli ha gettato dell’alcool, ma nessuno dei due ha compiuto l'azione di dargli fuoco. "Se lo avessi fatto, lo direi, e lo farei di nuovo, ma non sono stato io", ha detto Nogué.

I due Catalani hanno sostenuto che l'azione era un atto a favore dell’Indipendenza e contro una monarchia che da "299 anni sta opprimendo il popolo Catalano." Le persone che hanno manifestato davanti al tribunale sono state identificate e multate con  300 euro per riunione non autorizzata.

Come sempre accade nei processi della “Audiencia Nacional”, dove gli imputati o i testimoni possono esercitare il loro diritto di parlare in Catalano, il traduttore ha dimostrato più volte di non comprendere questa lingua. In questo caso ha tradotto "meno" per "più".
 
La difesa, che ha già annunciato che presenterà ricorso, ha ricordato che nel 2008 era successo un caso identico che terminò con la sentenza di reato contro l'ordine pubblico.

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mercoledì 15 ottobre 2014

Aspettando anche la richiesta di perdono della Spagna

La Comissione della Dignità e il Dipartimento della Vicepresidenza della Generalitat organizzarono il 15 ottobre del 2008 un atto di riparazione verso l'ex-presidente Lluís Companys, con la presenza della console tedesca, Christine Gläser, e del console di Francia, Pascal Brice. 

Per Brice, la deportazione di Companys fu un'impresa tedesca in territorio francese e, in ogni caso, 'sono gli storici quelli che devono assegnare responsabilità'. La console tedesca chiese perdono esplicitamente e ricordò che Helmut Khol si era già discolpato davanti a Jordi Pujol per l'azione della Gestapo. 

Nell'estate del 1940 Lluís Companys fu detenuto in Francia, dove viveva in esilio, e poco dopo le autorità francesi e la Gestapo lo consegnarono alle autorità di Franco, che lo esecutarono. Questo 15 d'ottobre saranno passati 74 anni dal suo fucilamento. 

All'atto intervenne anche il vicepresidente della Generalitat, Josep-Lluís Carod Rovira, che dichiarò che 'quello che manca adesso è che parli la Spagna democratica e che s'anulli il processo a Companys'.

Il 15 d’octubre del 2009 il Consiglio di governo catalano, in una riunione straordinaria, accordò di richiedere l'annulamento del processo che condannò a morte l'ex-presidente Lluís Companys, e cosí lo comunicò alla Procura Generale di Stato. 'Affermiamo che non ci fermeremo e che non esiste nessun motivo per desistire finché non si ottenga l'annullazione di quella sentenza', disse Montilla, il 128esimo presidente della Generalità.

Il presidente Montilla dichiarò che questo era un 'gesto coerente' e che la Generalitat sperava 'l'ultimo gesto che reclama il popolo di Catalogna'. Inoltre ricordò che Companys morí essendo il presidente della Generalitat e che fu fucilato per essere il presidente della Catalogna', e aggiunse: 'Il popolo di Catalogna ha perdonato però non possiamo confondere il perdono con l'oblio: c'è un capitolo aperto che vogliamo chiudere con dignità'. Cosí, secondo Montilla, la richiesta d'invalidità del processo all'ex-presidente era una 'esigenza etica, politica e storica' però che, inoltre, allora esisteva una 'opportunità giuridica' che non ci si poteva lasciar scappare. 

Alla fine, riconobbe 'lo sforzo politico e la dignità morale di molte persone e instituzioni' e ricordò 'il compromesso di tanti catalani che durante settanta anni hanno aspettato un momento come questo.' 

Secondo l'accordo preso, il governo catalano richiese al procuratore generale di sollecitare al Tribunale Supremo spagnolo la revisione del processo. Infatti solo un condannato, un suo parente o il procuratore di Stato può interporre un ricorso di revisione. D’accordo con la legge d’istruttoria criminale, l’organo competente per risolvere un ricorso di revisione e per dichiarare, se è il caso, la nullità della sentenza impugnata, è il Tribunale Supremo spagnolo. 

Nel 2010 il governo spagnolo qualificò d'«impossibile annullare giuridicamente il processo a Lluís Companys. La vicepresidente del governo spagnolo María Teresa Fernández de la Vega, affermò che l'esecutivo non pensava di richiedere l'invalidità del processo al presidente catalano Lluís Companys.

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lunedì 13 ottobre 2014

Qui facciamo la legge, là fanno dei manifesti

Il Parlamento catalano ha approvato ieri in commissione, la proposta di legge delle consultazioni, un passo preliminare alla ratifica nella seduta plenaria del mese di settembre, e così abbiamo allestito le norme per la convocazione della consultazione del 9 di novembre.

Il testo ha ricevuto il sostegno di CiU, ERC, PSC, ICV-EUiA e la CUP, mentre il voto contrario lo hanno dato soltanto il PP e Ciutadans. E’ un passaggio trascendentale di fronte a quello che la Catalogna vivrà nei prossimi mesi.

La posizione dei socialisti è, ora come ora, ambigua in quanto difendono la legge sulle consultazioni ma si oppongono alla convocazione. Questo sono i patti interni che ha fatto il nuovo segretario generale del PSC, Miquel Iceta, per non incomodare eccessivamente il PSOE.

Il momento della verità arriverà a settembre quando il presidente Artur Mas convocherà efettivamente la consultazione. Allora tutto dipenderà dal fatto che il governo spagnolo può portare la legge davanti al Tribunale Costituzionale lasciandola sospesa.

Rajoy dovrebbe lasciare che i catalani possano votare, come ha fatto il primo ministro britannico, David Cameron. Ma la Spagna non è il Regno Unito, come abbiamo potuto vedere ancora una volta in questi giorni con i manifesti spagnoli sulla Catalogna.

A Madrid c’è nervosismo e non stanno reagendo precisamente con grande sensibilità democratica. Non rispettano il diritto a decidere. La Spagna continua a seguire i soliti modelli di comportamento storici.





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sabato 11 ottobre 2014

Il Ministro delle Finanze spagnolo, Montoro dichiara: “La Spagna non può essere reinventata per calmare le ansie separatiste”





Il ministro delle Finanze e le Amministrazioni Pubbliche, Cristóbal Montoro, ha rifiutato l’idea di imbarcarsi in una "reinvenzione" dello Stato per placare le ansie indipendentiste catalane e ha scartato di dover dotare la Catalogna di una cornice fiscale propria. In una intervista al quotidiano “Wall Street Journal” il ministro ha considerato che un regime fiscale proprio non aiuterebbe necessariamente l’economia catalana e potrebbe intralciare il timido recupero economico della Spagna.

Secondo Montoro, le dispute tra la Spagna e la Catalogna non hanno prodotto alcuna inquietudine tra gl’investitori internazionali "perchè il mercato capisce che la situazione si sistemerà". La soluzione, però, non passa per un accordo tra le due parti, ma per il fatto che "i politici e la società catalana" devono capire che la separazione "non interessa a nessuno". "Bisogna arrivare ad un compromesso come succede nella vita di coppia. Guarda, tu fai la tua vita, ma non ti conviene separarti. Non andiamo d’amore e d’accordo, sono secoli che tiriamo avanti così, ma ci vogliamo abbastanza bene perchè ci conviene restare insieme", ha detto.

Sebbene alcuni gruppi di pressione considerino che un accordo che permetta che la Catalogna riscuota le proprie tasse, potrebbe essere sufficiente per convincere il presidente Artur Mas a cancellare la consultazione, Montoro ha detto che il sistema fiscale spagnolo "è già abbastanza complesso". Il ministro non ha voluto dare stime precise sull’impatto di un possibile accordo fiscale con la Catalogna, che ridurrebbe le risorse disponibili per il governo spagnolo.

Montoro ha detto che i calcoli economici che si fanno dalla Catalogna non tengono conto di tutti i servizi che il paese riceve dal governo centrale e ha aggiunto che la separazione è contraria al processo di integrazione dentro dell’Unione Europea.

"Il problema è del partito che governa la Catalogna perchè la sua intenzione sovranista sta perdendo supporto in favore di altri partiti politici che sono sovranisti ma anche di sinistra (...). Invece di dire alla gente quello che bisogna fare per uscire dalla crisi, si dedica a impostare un approccio sovranista, dove non può competere con gli altri partiti", ha sostenuto.

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giovedì 9 ottobre 2014

L’indipendenza della Catalogna può essere la scossa che riattiverà la Spagna

Il “Cercle Català de Negocis” ha reso pubblico uno studio molto esteso dove spiega, con profusione di dati, che l’indipendenza della Catalogna può diventare la scossa economica di cui la Spagna ha bisogno per riattivare la propria economia. Perchè ciò diventi possibile, lo Stato dovrebbe cambiare il modello economico una volta consumatasi la secessione. Il CCN ha presentato una delle strade possibili che può intraprendere la Spagna se la Catalogna diventa indipendente; un modello economico per la Spagna diverso dall’attuale. Lo hanno spiegato Albert Macià, responsabile del Gruppo di Studio del CCN, e Albert Pont, presidente dell’ente durante una conferenza stampa avuta nella sede dell’Ordine degli Economisti della Catalogna.


Albert Macià, responsabile del Gruppo di Studio del CCN, ha presentato con crudezza la situazione economica che vivono la Catalogna e la Spagna: “Attualmente viviamo una crisi economica che va oltre a una situazione congiunturale, si tratta di una crisi di modelli che soltanto superemo se la Catalogna diventa indipendente dalla Spagna e agisce come un detonatore che costringa la Spagna a cambiare impostazione. Senza l’indipendenza, la Catalogna e la Spagna sono condannate a vivacchiare per anni nel fondo del pozzo economico”. Macià ha sostenuto con dati alla mano che nello Stato convivono due modelli economici con dinamiche e interessi diversi. Mentre la Catalogna dispone di un’imprenditoria moderna, piccola e media impresa con volume, molto dinamica ed esportatrice, la Spagna continua a tentare di sfruttare gli ultimi stralci del modello immobiliare e di speculazione finanziaria che l’hanno portata dove si trova ora.


Per il CCN, “ci sarà un modello economico per la Spagna senza la Catalogna con un risparmio di costi grazie alla riduzione delle amministrazioni pubbliche e all’ ammortamento delle infrastrutture; questo modello, generando sinergie e complementarietà con la Catalogna e l’Unione Europea permetterebbe alla Spagna di evitare l’impoverimento e di promuovere una crescita sostenibile”.


Como sarà questo futuro per una Spagna senza la Catalogna “se vuole”? Per Macià, “la Spagna può trarre profitto dal fatto che ora i lavoratori hanno dei salari moderati, ma per questo dovranno aumentare la produttività”. Spiega il responsabile dello Studio che “la Spagna deve reindustrializzarsi, approfittando di alcune infrastrutture costruite senza senso –tav e aeroporti senza passeggeri- riconvertendoli in punti dove si concentrino i poli industriali”. Per il CCN, la Spagna deve porre uno sguardo su Latinoamerica, sulla zona LATAM e sui paesi arabi ed emergenti, mentre la Catalogna deve continuare a giocare il ruolo di centro di arrivo e smistamento delle merci asiatiche puntando la sua economia verso il mercato globale, specialmente europeo.


D’altra parte, Albert Pont ha sottolineato che “l’Europa dovrà essere più coinvolta nei cambiamenti strutturali dell’economia spagnola se vuole che il sud del continente possa riattivarsi”. Secondo i calcoli del CCN, il modello proposto può generare una crescita economica di due punti addizionali per la crescita dell’economia spagnola, e questo genererebbe in quattro anni 960.000 nuovi posti di lavoro.

Pont ribadisce che in ambito economico “la Catalogna ha fatto i compiti” e chiede al governo spagnolo “di fare i propri compiti e di farli presto, perchè l’indipendenza della Catalogna è un fatto contro il quale non si può lottare. Devono solo cercare di trarne il massimo vantaggio”, ha concluso.

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venerdì 3 ottobre 2014

Nessuna separazione di poteri

Si è arrivati a un punto in cui è di vitale importanza che il mondo sappia che in Spagna le cose già non sono cosí democratiche come sembrano. 

Il Tribunale Costituzionale (interprete supremo della Costituzione e incaricato di risolvere i ricorsi presentati contro la Legge di Consulte e il Decreto di Convocatoria della consulta del 9 di novembre) non si presenta minimamente imparziale. I suoi dodici membri (giuristi e giudici di riconosciuta competenza) sono scelti nel modo seguente: 4 dalla Camera dei Deputati (organo politico), 4 dal Senato (organo politico), 2 dal Governo statale (organo ancora più politico) e 2 dal Consiglio Generale del Potere Giudiziale, e infine tutti vengono nominati dal Re. 

Come si può permettere che chi possieda competenze per decidire sulla costituzionalità d’una norma sia parte in causa nel processo? Chi ci assicura che i magistrati del Costituzionale non ricevano istruzioni dal resto dei poteri pubblici? Come si può continuare ad affermare che in Spagna c’è una chiara divisione di poteri, vigente nel vecchio continente europeo a seguito della Revoluzione francese?

Smettiamo d’ingannarci, non esiste una reale separazione di poteri... Si potrebbe persino affermare che mai c‘è stata! Chi governa allo stesso tempo giudica e legisla, chi legisla governa e giudica e chi giudica riceve istruzioni e direttrici dagli altri poteri. Quali garanzie possiede il popolo catalano che i ricorsi che adesso valuta il Tribunale Costituzionale saranno trattati con la imparzialità necessaria per offrire una sentenza giusta, equa e legale? Neanche una!!!

La Spagna offre alla comunità internazionale un’immagine di democrazia e legalitè però in realtà all’interno del paese si respirano effluvi di dittatura.

Judit Clarasó



giurista

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