domenica 30 giugno 2013

Linee rosse in Europa


 
La sospensione cautelare –che è prevista come definitiva- della Declaració di Sobirania (Dichiarazione di Sovranità) del popolo di Catalogna da parte del Tribunale Costituzionale Spagnolo pone la Catalogna davanti ad un processo di confronto con la Spagna. Per la seconda volta in meno di tre anni, il governo di Madrid ha utilizzato l’apparato giudiziario per fermare la spinta delle aspirazioni nazionali e civiche catalane. La sentenza dall’8 maggio del 2013 è finalizzata a garantire alla società catalana l’esercizio del diritto all’autodeterminazione, come già fatto dal Tribunale Costituzionale Spagnolo del 20 di giugno 2010, limitando profondamente le competenze economiche e culturali dello Statuto di autonomia della Catalogna, una volta approvato dal governo spagnolo e votato in referendum dai catalani nel 2006. Il nuovo Statuto intende colmare le lacune dei precedenti, approvato nel 1979 all’ombra delle minacce militari che hanno segnato il passaggio dalla dittatura franchista alla democrazia costruita sulla monarchia dei Borboni.

Durante gli ultimi tre decenni Catalogna ha avuto a che fare con diversi obiettivi mancati. In primis, nel finanziamento economico perché più dell’8 per 100 del prodotto interno lordo catalano è trasferito ogni anno all’amministrazione centrale per coprire le necessità di altre regioni. Insoddisfazioni anche in materia culturale e linguistica, con continue minacce alla scuola catalana. Infine per quanto riguarda la proiezione all’estero, lo Stato ha impedito sempre alla Catalogna mostre al mondo qual è il suo volto. Non si è soddisfatta, quindi, l’aspettativa di creare uno stato federale plurinazionale, anzi: negli ultimi anni lo stato ha esercitato una continua invasione delle competenze del governo autonomo catalano, in un senso chiaramente ricentralizzatore.

Con la sospensione della Declaració de Sobirania il governo di Madrid dice che non è disposto a negoziare quella che è considerata come l’indivisibile unità della nazione spagnola. Il corpo di avvocati dello stato che ha presentato il ricorso d’impugnazione ha avvisato che se la sentenza del Tribunale Costituzionale Spagnolo – che sarà resa nota l’ottobre del 2013- annulla la Declració de Sobirania che definisce Catalogna come soggetto giuridico e politico, si potrebbe impedire tanto un referendum consultivo – convocato dal governo autonomo – come delle elezioni plebiscitarie nel parlamento catalano. Il monito degli avvocati dello stato renderebbe quindi sterili le proposte ufficiali catalane di negoziare una formula di referendum previste nella Costituzione e per le quali – come nel  caso di Scozia e Regno Unito – si ha bisogno dell’approvazione del governo centrale.

La somma degli addebiti e divieti che indeboliscono i principi democratici può culminare con l’applicazione in Catalogna dell’articolo 115 della Costituzione che prevede la sospensione dell’autonomia. Oppure il dell’articolo 8 che dice che l’esercito è il garante dell’unità nazionale. Due scene che indeboliscono il Trattato dell’Unione Europea come il Patto internazionale dei Diritti Civili e Politici, del 1966, oppure lo spirito di organismo come il Consiglio d’Europa, l’alto Commissario per le minoranze nazionali – con sede all’aia – oppure l’organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa. La comunità internazionale dovrà quindi guardare in Europa di non passa le linee rosse della democrazia e la convivenza.

Llibert Ferri.

Inglese
Spagnolo
Francese

0 comentaris:

Posta un commento