lunedì 1 settembre 2014

Il Governo catalano riceve altri quattro rapporti del Consiglio consultivo per la Transizione Nazionale



Il Consiglio consultivo per laTransizione Nazionale (CATN) ha consegnato al Governo catalano altri quattro nuovi rapporti: "La distribuzione degli attivi e i passivi”; “Politica monetaria (euro), Banca Centrale e controllo del sistema finanziario”; “L’approvvigionamento di acqua ed energia”;  e “Il processo costituente” durante una riunione nel Palazzo del governo della Generalitat. Con questi, sono già dieci i rapporti che il CATN ha consegnato all’esecutivo catalano.

Il presidente del CATN, il magistrato Carles Viver i Pi-Sunyer, accompagnato dal “conseller”(= ministro catalano) alla Presidenza, Francesc Homs, ha spiegato in conferenza stampa il contenuto di questi quattro nuovi rapporti che si aggiungono agli altri sei già presentati.

Il Consiglio consultivo per la Transizione Nazionale ha ricevuto l’incarico dal Presidente della Generalitat di individuare e promuovere le strutture di stato e tutti gli aspetti necessari per portare a termine la consultazione sul futuro politico della Catalogna.

Il ministro catalano alla Presidenza ha ringraziato “il lavoro di contenuto” e “di grande precisione all’altezza delle aspettative” che sta facendo il CATN. Per Homs, il Governo catalano condivide una  costante in tutti i rapporti finora consegnati dal CATN” che è “la ricerca permanente di collaborazione, di dialogo e di sottomissione alla disciplina della democrazia”. “Questo è il nostro scopo ed è così come tentiamo di condurre questo processo in tutti i sensi. E da questa prospettiva, da parte nostra c’è tutto l’impegno”, ha ribadito Homs.

Il ministro catalano alla Presidenza ha assicurato: “intendiamo che i governi devono tentare di portare avanti la volontà della cittadinanza, in particolare quando essa si esprime in forma chiara e diafana come ha fatto il popolo della Catalogna nelle ultime elezioni al Parlamento catalano.”  “Speriamo che, alla fine, il governo dello Stato spagnolo, si dimostri sensibile perchè si tratta di essere sensibili a quello che democraticamente è stato espresso”, ha concluso Homs.

La distribuzione dei beni e dei debiti in caso di indipendenza

Il settimo rapporto del CATN, La distribuzione degli attivi e dei passivi, studia gli aspetti più rilevanti della trasmissione di beni e debiti di uno stato in caso di secessione di una parte del territorio. Il testo analizza i criteri giuridici che si potrebbero utilizzare e la loro applicazione nel caso della Catalogna, pur senza quantificare numericamente gli attivi e i passivi dello Stato spagnolo che potrebbero essere trasmessi allo Stato catalano.

In quanto alla trasmissione del debito pubblico del governo centrale, il rapporto considera che “lo Stato catalano non dovrebbe assumersi il debito territorializzabile contratto dallo Stato spagnolo riguardante opere ed investimenti fuori dal territorio della Catalogna”. Invece, nel caso del debito non territorializzabile –quello destinato a soddisfare i servizi comuni a tutti i cittadini spagnoli, come ad esempio, la spesa per i ministeri della Difesa, Affari Esteri o Giustizia– bisognerà “trattare previamente” il criterio di proporzionalità nella ripartizione del debito.

Questo criterio può considerare il peso demografico del territorio diviso rispetto all’insieme dello Stato matrice per non indebitare di più alcuni cittadini rispetto ad altri. Tuttavia, questo peso potrà essere ponderato dalla percentuale di PIL del territorio rispetto all’insieme o dalla percentuale di spesa e di investimenti precedenti effettuati dal governo centrale nel territorio secessionato.

In questo senso, il rapporto assicura che se lo Stato spagnolo non rispetta i suoi impegni finanziari e di investimento già concordati con la Generalitat della Catalogna, lo Stato catalano sarebbe “legittimato ad esigere la riduzione del debito dello Stato spagnolo da assumere” in proporzione equivalente.

Per quanto riguarda il capitolo dei beni, il rapporto distingue tra attivi territorializzabili e non. I primi, cioè, quelli ubicati nel territorio diviso, passerebbero direttamente a far parte del nuovo stato. La ripartizione dei secondi come le riserve della Banca di Spagna, i conti correnti, i titoli delle imprese pubbliche e private, il patrimonio nazionale, ecc. dovrebbe farsi con lo stesso criterio di proporzionalità accordato per la trasmissione del debito pubblico.

Il rapporto parla anche della trasmissione degli archivi e delle risorse naturali. Sugli archivi, lo Stato spagnolo “dovrebbe trasferire senza contropartita allo Stato catalano tutti gli archivi che gli appartengono, quelli che facciano riferimento esplicito al suo territorio, popolazione o storia e quelli che siano necessari per il buon funzionamento delle sue istituzioni”. Ciò include tute le banche dati del fisco sui contribuenti, censi elettorali, registro civile, registro penale, archivi ospedalieri, di polizia, dell’INPS, di traffico, di fondi documentali, archivi storici, ecc.

In quanto alle risorse naturali, il rapporto stabilisce che “nessuna delle parti può reclamare la sovranità esclusiva delle risorse idrografiche ed energetiche condivise”. Inoltre, secondo lo studio del CATN, lo Stato successore eredita automaticamente e senza contropartite, tutti i diritti sugli spazi di sovranità marittima, sullo spazio aereo e sullo spazio radioelettrico.

Il rapporto del CATN fa anche un’analisi sulla cornice giuridica internazionale esistente in materia. In questo senso, prende atto che la maggior parte delle norme vigenti sono di carattere dispositivo, cioè, non sono obbligatorie e, pertanto, nei casi di successione di Stati predomina la volontà delle parti.

Dunque, delle ipotetiche trattative tra lo Stato spagnolo e la Catalogna potrebbero effettuarsi, secondo quanto indica il rapporto, prima o dopo la data effettiva della secessione. Vista la prevedibile difficoltà di poter fare una ripartizione di attivi e passivi prima dell’indipendenza, il CATN esplora la strada di condurre le trattative posteriormente all’indipendenza secondo il Diritto Internazionale che regola la materia. In pratica, dice il rapporto, le trattative si risolvono con più soggetti: lo Stato predecessore, lo Stato successore, le autorità monetarie internazionali (Fondo Monetario Internazionale, Banca Mondiale), Unione Europea (attraverso la Banca Centrale Europea) e altri organismi che rappresentino gli interessi dei creditori.

Politica monetaria

La politica monetaria di un eventuale stato catalano indipendente è l’argomento dell’ottavo rapporto del CATN. Una delle principali osservazioni dello studio è il valore del mantenimento dell’euro come moneta di uso comune, anche nel caso in cui il nuovo Stato resti fuori dall’eurosistema e/o dall Eurozona. In questo ultimo scenario è da sottolineare la preferenza per raggiungere un accordo monetario. Se non fosse possibile, dice il rapporto, bisognerebbe adottare unilateralmente l’euro. Secondo quanto ha spiegato in conferenza stampa il magistrato Viver i Pi-Sunyer, “sarebbe conveniente per il nuovo stato mantenere l’euro come unica moneta, anche solo per i costi difficilmente sostenibili, per affrontare una transizione o un cambio di moneta”. Il presidente del CATN ha detto che gli autori del rapporto sono stati “categorici” nell’affermare che la Catalogna potrebbe benissimo continuare ad utilizzare l’euro in quanto ci sono ”esempi sufficienti di paesi che non si trovano all’interno dell’Unione Europea ma che stanno utilizzando la moneta unica”.

In qualunque caso, il CATN considera necessaria una nuova “Banca Centrale della Catalogna”, con capacità e competenze comuni alle altre Banche Centrali così come una nuova agenzia per la regolazione e il controllo degli investimenti e del mercato dei valori. La nuova agenzia (Autorità Catalana di Investimenti e Mercati ACIM) potrebbe essere finanziata con i costi che attualmente sono già assunti dal tessuto produttivo catalano per il funzionamento della CNMV – Comisión Nacional Mercato Valores.

Speciale rilevanza bisogna dare alla liquidità nel periodo di transizione del nuovo Stato. In questo senso, i membri del CATN considerano che i potenziali danni derivanti da una mancanza di accesso alle risorse monetarie sarebbero “minimizzati” dalla stessa Unione Europea, visti gli interessi imprenditoriali e commerciali in gioco. Per questo motivo, il rapporto crede sia ragionevole pensare che l’UE agirà per evitare uno scenario in senso catastrofico, nella misura in cui questi danni avrebbero una ricaduta su cittadini e aziende che sono già pienamente membri dell’UE. In ogni caso, il CATN aggiunge che i potenziali effetti negativi si produrrebbero solo a breve termine.

Infine, il CATN afferma che, probabilmente, la stessa UE lavorerà per favorire un accordo, non soltanto per coerenza con i principi dell’integrazione europea ma anche perchè una strategia contraria potrebbe danneggiare lo Stato spagnolo e l’insieme dell’economia spagnola, in quanto la solvenza del suo debito si indebolirebbe fortemente e ricadrebbe sulla stessa credibilità della moneta comune.

Il processo costituente

Il decimo rapporto elaborato dal CATN analizza il processo costituente della Catalogna, inteso come processo che dovrà essere aperto, in caso di costituire uno stato proprio ed indipendente, per la sua piena istituzionalizzazione, secondo degli standard democratici più esigenti. Secondo Viver i Pi-Sunyer, questo rapporto “è il più rilevante dal punto di vista politico” in quanto è il seguito del primo rapporto già presentato dal CATN sulla consultazione. Il presidente del CATN ha spiegato che il rapporto indica cosa bisognerebbe fare dopo la celebrazione di una consultazione, o di elezioni plebiscitarie con le quali, maggioritariamente, si decidesse a favore della creazione di un nuovo stato catalano indipendente.

Dopo il voto positivo espresso dalla cittadinanza dovrebbe prodursi una “dichiarazione solenne in Parlamento in favore della creazione di un nuovo Stato”. Per il CATN, questa dichiarazione dovrebbe includere l’offerta allo Stato spagnolo per trattare il processo della separazione con un appello, se fosse necessario, alla mediazione internazionale e all’Unione Europea per fare possibile l’apertura di questo processo. A partire da qui, il rapporto prevede due scenari: collaborazione e non-collaborazione dello Stato spagnolo.

Nel caso di collaborazione, secondo il CATN, le istituzioni catalane ed spagnole dovrebbero aprire un “processo di trattativa per preparare la nascita del nuovo Stato”, un processo nel quale potrebbe avere un ruolo fondamentale sia la mediazione internazionale dell’Unione Europea che la mobilitazione cittadina. Questa trattativa, dice il rapporto, dovrebbe avere quattro obiettivi cardini: trattare con lo Stato le condizioni della separazione; cercare il riconoscimento internazionale; trattare con l’Unione Europea e gli organismi internazionali le condizioni dell’incorporazione del nuovo Stato e preparare internamente la creazione del nuovo Stato.

Su questo ultimo punto, il CATN considera “essenziale” la preparazione di “strutture di stato” come le finanze e l’amministrazione economica e tributaria, l’Inps, il potere giudiziario, la sicurezza pubblica, le infrastrutture, le telecomunicazioni, l’energia, l’acqua e i rapporti all’estero, al di là delle decisioni che potessero essere prese nella futura Costituzione catalana. Durante questo processo, il rapporto consiglia che los Stato e la Generalitat concordino un protocollo di attuazione per offrire la massima sicurezza giuridica.

In questa fase previa, si dovrebbero preparare le decisioni di base per la regolazione  del processo costituente (procedura di elaborazione e approvazione della futura Costituzione). Queste decisioni potrebbero essere contenute in una “legge costituzionale provvisoria della Catalogna”, che dovrebbe includere il diritto applicabile transitoriamente in questo periodo “per garantire i diritti e le libertà delle persone” fino all’entrata in vigore della nuova Costituzione.

Se lo scenario fosse l’opposizione dello Stato spagnolo, il CATN conclude che la Generalitat potrebbe tentare di “forzare la trattativa con lo Stato facendo appello a diversi attori di carattere internazionale e della società civile”. Se non ci fosse risposta, l’alternativa della Generalitat sarebbe la “proclamazione unilaterale dell’indipendenza” ratificandola con un referendum. In questo caso, dice il rapporto, bisognerebbe avere già le strutture di stato indispensabili per rendere effettiva questa proclamazione e poter esercitare da subito il governo del nuovo Stato.

Dopo la proclamazione di indipendenza, con o senza la collaborazione dello Stato, comincia propriamente il processo costituente.  

Questo processo, secondo il CATN, dovrebbe includere i seguenti elementi: “1.elezioni costituenti”, da tenersi secondo la legislazione elettorale vigente nel momento della proclamazione dell’indipendenza e che soltanto potrebbero non aver luogo nel caso in cui le elezioni plebiscitarie fossero state celebrate poco prima della dichiarazione di indipendenza; “2.iniziativa costituzionale”, che dovrebbe ricadere nel Parlamento mediante un documento congiunto di tutti i gruppi parlamentari; “3.elaborazione e approvazione parlamentari” della legge di costituzione provvisoria catalana, per la quale si potrebbe valutare la possibilità di una maggioranza rinforzata; “4.formule per la partecipazione cittadina” e “5.referendum di ratifica” da parte della cittadinanza.

Provvisoriamente, considera il rapporto, si potrebbe mantenere il sistema istituzionale della Catalogna previsto nello Statuto di Autonomia, con l’introduzione di alcune modifiche. Nel caso dei diritti che non fossero contemplati nello Statuto, il CATN suggerisce que si potrebbero incorporare i diritti riconosciuti nei principali strumenti giuridici vigenti in Catalogna fino a quel momento, come il Titolo I della Costituzione spagnola relativo ai diritti e le libertà, o ai diritti riconosciuti dalla Convenzione Europea dei Diritti Umani.

Questa legislazione provvisoria dovrebbe includere la “regolazione sulla cittadinanza catalana”, in quanto ciò determinerebbe chi potrebbe votare nel processo costituente. In questo senso, il CATN conclude che si potrebbe partire dalla regola di cittadinanza inclusa nello Statuto di Autonomia, secondo la quale “sono cittadini catalani i nazionali spagnoli con residenza amministrativa in un municipio della Catalogna”.  Il rapporto sottolinea la convenienza che l’acquisizione della cittadinanza catalana non sia condizionata alla rinuncia di quella spagnola.

In quanto al regime linguistico, il rapporto del CATN dice che dovrebbe stabilirlo la futura Costituzione e la legislazione derivante da essa. Tuttavia, il Consiglio raccomanda determinare provvisoriamente un regime applicabile durante il periodo costituente, che dovrebbe tenere conto di due criteri: concedere al catalano il pieno riconoscimento e uso in tutti gli ambiti, mantenendo la continuità degli usi del castigliano.

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