sabato 6 settembre 2014

I sette errori che non dobbiamo commettere

Come disse qualcuno: 'Alea jacta est.' Siamo entrati nella tappa finale. Quest’anno non ci sono ferie. La battaglia finale ha avuto inizio. E mi sembra che abbiamo la fortuna di iniziarla con un leggero vantaggio. Dobbiamo approffittarne. La cosa principale è non commettere errori. Un errore nostro sarà voracemente sfruttato dall’avversario. Dobbiamo mantenere il controllo della palla. E, se possiamo, andare ancora più avanti. Ma la palla deve correre e farli stancare. E se perdiamo la palla, che sia in campo avversario. E se non la perdiamo, tanto meglio. Come dice Cruyff: il miglior modo di non far fare gol all’avversario è di avere il possesso della palla. Per questo, non dobbiamo commettere nessuno di questi errori:


—Piano B. Evidentemente, ci sono delle alternative previste se lo stato spagnolo impedisce totalmente la consultazione il prossimo 9 di novembre. Non avere delle alternative sarebbe un messaggio fatale: 'Se impedite la consultazione, fermerete il processo.' E invece no. Il processo non finirà se, sfortunatamente, non ci sono le condizioni minime per fare una consultazione con un risultato legittimo. Dobbiamo spiegare i piani B, C, D o E? No. Non dobbiamo. E’ un crimine e ci fa molto male spiegarli? No, neanche. Mi sembra che tutti siamo abbastanza grandi per capire che bisogna trovare la strada migliore per raggiungere l’indipendenza. Insisto a dire che, a mio parere, l’obiettivo è l’indipendenza e la consultazione è la migliore strada. Ma se dobbiamo intraprendere una strada diversa, democratica e pacifica, nessun problema. Nessuno. Pertanto, creare un problema dove non ce ne dovrebbero essere è un errore che non dobbiamo commettere. E’ meglio la consultazione rispetto alle elezioni? Si. Ma dire “o consultazione o niente”, questo no.


—Unità e trasversalità. L’unità e la trasversalità sono dei valori apparentemente positivi. Ma io preferisco la trasversalità piuttosto che l’unità. Noi catalani abbiamo un’ossessione preoccupante per l’unità. E i verbi 'aggiungere' e 'unire' non vogliono dire esattamente la stessa cosa. Tutte quelle azioni che aggiungono, sono benvenute. Ma alcune volte l’unità può sottrarre. L'esempio più semplice da capire è questo: se qualcuno, stanco della politica di CiU e dei tagli e del cosiddetto neoliberalismo pensa che l’indipendenzaa consiste necessariamente nell’allinearsi con Artur Mas, forse ci penserà due volte. E la stessa cosa, all’opposto. Se a qualcuno che ha fatto crescere l’attività con sforzi e sacrifici dicono che per ottenere l’indipendenza deve votare quelli che propongono che l’amministrazione regoli fino all’ultimo dettaglio della propria vita, è ovvio che anche lui ci penserà due volte. Bisogna capire che il fatto più importante è il coordinamento e il rispetto della trasversalità. L’unità è un sacrificio che dobbiamo riservare a pochissimi e determinati momenti.


—Legalità. Lo dicono quelli che se ne intendono: potremo fare solo una rottura legale. Per questo è assolutamente importante riuscire ad afferrare il momento giusto. La legalità si deve spezzare con la disobbedienza alla legge sulla Pubblica Istruzione di Wert? O con la consultazione? O con la dichiarazione d’indipendenza? Il momento è molto importante perchè le conseguenze sono definitive. Se non vogliamo far diventare il processo un caos, dove soltanto i più convinti e puri si sentono comodi, bisogna spezzare la legalità in un momento preciso che può essere soltanto la dichiarazione d’indipendenza. Il processo può interrompersi o incrinarsi se ci precipitiamo su questo punto così determinante.


—Serenità e gioia. Lo abbiamo detto ora e sempre. Dobbiamo sorridere fino all’ultimo secondo. Solo dopo potremo piangere di emozione. Ma mentre non raggiungeremo l’obiettivo, dobbiamo invitare e sedurre. Non possiamo perdere le staffe. Se manteniamo la serenità in ogni momento, nessuno potrà farci uscire fuori strada. Si avvicinano mesi molto complicati. Gli attacchi saranno selvaggi e la pressione sembrerà insopportabile. Ma dobbiamo riempire i polmoni, trattenere il respiro e lasciar passare i momenti critici. Gli assalti furiosi di quest’autunno pretenderanno di farci uscire dai gangheri. Cercheranno la nostra reazione sconsiderata. Non dobbiamo cogliere nessuna provocazione. Ricordate che non dobbiamo perdere il possesso della palla.


—Iniziativa. Dobbiamo essere noi a imporre il ritmo del gioco. La campagna per il sí-sí non deve fermarsi per nessun motivo. Marcare il compasso è il modo più sicuro di arrivare alla vittoria. Il mese di settembre deve iniziare forte e con una lunga lista di iniziative senza sosta fino al 9 di novembre. E’ molto importante che sia l’avversario a inseguire la palla. Certo che fino all’estate abbiamo vinto la battaglia per il 'diritto a decidere', poter votare e la consultazione. Ma la campagna del sí-sí non può più attendere ed essa dovrà segnare il dibattito nei due mesi che vanno dal 11 di settembre al 9 di novembre. Non intraprendere la campagna per il sí-sí sarebbe un grave errore. Il risultato non è così chiaro come pensiamo e bisogna rafforzare il blocco indipendentista perchè non possa affievolirsi in caso di malabarismi - non certo con un’offerta che la Spagna non può fare.


—Equilibrio. Siamo arrivati fin qui per una semplice ragione: l'ambizione popolare e il ritmo politico corrono paralleli. Certamente, il processo è spinto dal popolo. Senza la manifestazione del 2012 e la catena umana del 2013, oltre alle migliaia di eventi che si sono organizzati in tutti gli angoli del nostro paese, non saremmo dove siamo. Ma se il presidente Mas, o il capo dell’opposizione Oriol Junqueras, o la strema sinistra CUP e molti altri non si fossero messi d’accordo non saremmo dove siamo. La chiave del processo è che il tempo politico e il tempo popolare si sono incontrati sulla questione nazionale. E uno non avrebbe funzionato senza l’altro. Questo equilibrio tra la piazza e le istituzioni non si deve rompere. Se si spezza, il processo è finito. Dobbiamo esserne tutti consapevoli.


—Solidità. Come abbiamo detto, i prossimi mesi saranno duri. La Spagna sa che ha vissuto molti anni con le risorse prodotte nella Catalogna, nel Paese Valenziano e nelle Isole, principalmente. Se la Catalogna si stacca, lo stato spagnolo (così come funziona ora) non è più praticabile economicamente. Pertanto, gli attacchi saranno feroci e bisognerà essere fermi. Non lasciamo che possano mettere zizannia tra noi. La critica interna è sempre positiva e ci deve aiutare a fare le cose ben fatte. Ma la critica, in un momento come questo, si deve fare con lealtà. In tutte le direzioni. Se ci lasciamo trascinare dalle liti e le dispute che ci separano, loro avranno inflitto il colpo sicuro per vincere. E noi, per perdere.







Questi sette errori possono diventare anche molti di più. La lista può essere molto lunga. Ma credo che se rispettiamo questi sette principi avremo la vittoria pressochè garantita. Si, dovremo rischiare. In qualche istante potrà sembrare che tutto va a farsi benedire. E che le tensioni interne sono più forti di quanto non credevamo. E dovremo agire con serenità, contando fino a cento tutte le volte che sarà necessario. E tenere duro.

Non perdiamo il vantaggio raggiunto. Non perdiamo la strada e, soprattutto, non perdiamo l’obiettivo:

L’indipendenza.


Pere Cardús

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