lunedì 8 settembre 2014

I piani spagnoli


Per la prima volta, alti responsabili politici dello stato hanno iniziato ad ammettere, pubblicamente, che il processo catalano è "perfettamente strutturato, ha esplicato una vera agenda per l’indipendenza ed è completamente irreversibile", come ha descritto Pedro Gómez de la Serna, portavoce del PP nella Commissione Costituzionale del Congresso dei Deputati.

A partire da qui, le strategie che stanno proponendo i diversi analisti del campus della FAES (Fondazione per l’analisi e gli studi sociali – think tank della destra spagnola) sono abbastanza conosciute eppure offrono ancora degli spunti interessanti.

Tanto per cominciare, la terza via è stata definitivamente ridicolizzata, con affermazioni come "Duran – politico catalano che crede ancora nella trattativa- non ci serve più" o la qualificazione di "pittoresche" le diverse iniziative sulla via di mezzo. Inoltre, il PP ancora si rifiuta di considerare Artur Mas come un interlocutore valido e lo sottovaluta assolutamente.

Stando così le cose, si intuiscono alcuni indizi significativi. I relatori della FAES hanno introdotto il fattore della violenza come l’ingrediente inevitabile dei prossimi mesi. Una possibilità che, paradossalmente, l’insieme del catalanismo rifiuta con energia.


Cosicchè il riferimento a questo nuovo elemento può essere interpretabile solo come una volontà, diretta o indiretta, dello stato spagnolo.


Una prospettiva rafforzata dal fatto che il PP insiste a dire che in Catalogna ci sarà una "frattura sociale" della quale il medesimo José María Aznar ne parla da tempo.

Da questo punto di vista, il disegno strategico della FAES si completa con un contesto d’instabilità politica tra il 9 di novembre e le eventuali elezioni plebiscitarie che loro stessi prevedono. Tutto quanto con un presidente della Generalitat che, secondo i relatori “non controlla più il processo".

Insomma, più o meno, abbiamo qui il loro piano:


1. Rifiuto del dialogo


2. Destabilizzazione delle istituzioni catalane


3. Introduzione di qualche tipo di violenza


e 4. Intervento finale con il ritorno alla situazione politica precedente






Bene, non mi sembra poco averli costretti a muoversi dalla fase 1, dopo 3 secoli.



Salvador Cot

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