domenica 21 settembre 2014

Senza resilienza non c’è indipendenza


Non ho potuto leggere ancora tutte le reazioni dopo la riunione del presidente Mas con Mariano Rajoy del 30 luglio. Ma non credo che ci vorrà molto per sentire Miquel Iceta (leader dei socialisti catalani) chiedendo al governo catalano di dialogare con Madrid per sbloccare il pasticcio combinato dagli indipendentisti. Sapete cosa succede? Che il problema non è il dialogo. Potremmo passare delle ore a dialogoare con lo stato spagnolo senza arrivare mai ad un accordo. Lo dice, più o meno, anche il proverbio: 'Se uno non vuole, due non dialogano.' Avendo capito che lo stato spagnolo non vuole spostarsi neanche di un millimetro, e prendendo atto dell’immobilismo spagnolo, abbiamo capito che è il momento di andare avanti senza più distrazioni. Se mai decideranno di muoversi, ce lo comunicheranno. E vedremo se arrivano in ritardo.

Concentriamoci. Prima stazione: Undici di settembre a Barcellona. Se facciamo una V come Dio comanda, questo no lo ferma più nessuno. Possono fare tutte le prime pagine che vogliono con Jordi Pujol (ex-presidente della Generalitat) reo confesso di evasione fiscale. Ancora non hanno capito di cosa si tratta questo casino dell’indipendenza. La questione dell’ex-presidente Pujol non è altro che un nuovo stimolo per il processo. E la reazione fulminante dell’attuale presidente Mas è un segno fortissimo: siamo pronti per i mesi che verranno. Come posso dirvelo... se l’indipendenza serve per fare pulizia di quelle condotte indecorose, per niente edificanti o illecite, meglio ancora. Vogliamo l’indipendenza per costruire un paese migliore. Se, facendo strada, si riesce già a togliere una parte di marcio, allelluia!

Tenteranno di fermare l’accelerazione che prenderà il movimento indipendentista il prossimo Undici di settembre con una serie di messaggi negativi programmati ordinatamente sul calendario. Per adesso, hanno citato a dichiarare l’erede di Pujol il giorno 15 di settembre. E ciò andrá avanti con interventi di capi di stato europei contro l’indipendenza... e vai a sapere quali cattive arti useranno ancora e che non riusciamo nemmeno a immaginare.

Lo abbiamo già detto molte altre volte. I prossimi tre mesi saranno esplosivi (spero soltanto metaforicamente). Siamo arrivati fin qui con un movimento unito, ben preparato, un leader forte e intelligente, una motivazione a prova di bomba, un disorientamento enorme tra le file nemiche e.... niente da perdere. Non penso, in nessun modo, che il gatto sia già dentro il sacco. Ancora dobbiamo attraversare i momenti più duri e determinanti del processo. Il fantasma della divisione –tradizionale nel nostro paese—ancora sorvola in questi mesi precedenti alla consultazione del 9 di novembre. La risposta di fronte al divieto di Madrid deve essere intelligente e rispettata da tutti. Se qualcuno pretende di creare zizannia tra di noi per la consultazione, deve sapere che potrà diventare responsabile della sconfitta. Ricordo ancora una volta che l’obiettivo è l’indipendenza e il 9 di novembre è soltanto il primo stadio del grande scontro che verrà.

Per vincere una guerra bisogna essere disposti a perdere alcuna battaglia. Se si possono vincere tutte, meglio. Ma se pensiamo che perdere una battaglia significhi perdere la guerra, vuol dire che non siamo pronti per la vittoria. Io non do nulla per perso. Ma chi intraprende la lotta pensando che non riceverà alcun colpo, torna presto a casa avvilito e convinto de aver perso anche se solo ha preso una sberla. La reazione generale verso il caso Pujol mi fa pensare che siamo pronti per vincere. La chiave del successo è far diventare le minacce delle opportunità. E oggi il movimento per l’indipendenza è più forte di una settimana fa.

In Russia hanno un proverbio che dice 'è permesso cadere, ma alzarsi è obbligatorio'. E possiamo anche andare oltre se seguiamo le regole delle arti marziali, che da millenni insegnano gli allievi a cadere. La prima cosa che si impara nelle arti marziali è l’arte di cadere senza farsi del male. In latino esiste una parola che definisce la capacità di rimbalzare quando uno cade e di tornare allo stato previo alla caduta: 'resilire'. 

Per dirla con uno slogan, senza resilienza non c’è indipendenza.

Pere Cardús

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