martedì 18 febbraio 2014

Salvador Dalí





La parola SURREALISMO fu usata per la prima volta da Apollinaire nel 1917 e, da allora, diventa una parola utilizzata molto spesso da artisti come André Breton, P. Eluard e anche da alcuni dei collaboratori della rivista "Littérature".

Tra i collaboratori della rivista “Littérature” si prestava molta attenzione ai generi fantastici e agli sperimenti avanguardisti del momento mostrando un forte interesse per il mondo magico, i sogni e l'assurdo. In questo modo si proclama il puro automatismo psichico mediante la funzione vera del pensiero, che si assenta nella convinzione di una realtà superiore, tessuta da forme di associazione che sono la base dell’onnipotenza del sonno e del sogno, come anche del gioco arbitrario.

In quei momenti... si trovavano di fronte ad una nuova poetica, una profonda riflessione romantica dei dettami dell’immaginazione. Il massimo esponente del surrealismo astratto era il catalano Joan Miró e quello del surrealismo figurativo era Salvador Dalí (1904-1989).

Se parliamo della figura di Salvador Dalí sottolineiamo che era un eccellente disegnatore che utilizza una precisa tecnica, dai colori brillanti e luminosi per rappresentare ogetti, paesaggi e persone con un realismo quasi fotografico. Nella sua opera dava forma a tutte le sue ossessioni: il gusto della ripetizione, la combinazione del fatto umano e quello mostruoso, e tutto ciò lo rifletteva sempre in grandi spazi dilatati.

Dalí definiva il suo metodo critico-paranoico come un sistema spontaneo di conoscenza irrazionale basato sui fenomeni del delirio. Certo è che, come dappertutto, sono esistite delle persone che non si riesce a incastrare negli schemi più ortodossi. Di questo ne sono buoni esempi l’intellettuale Narcís Monturiol, il poeta Fages de Climent o il farmacista Alexandre Deulofeu. Ora, nessuno di loro portò la sua stravaganza fino ai limiti superlativi del geniale Salvador Dalí. Un Dalí che, con le sue esagerazioni abituali, fece diventare la sua stravaganza una parte sostanziale dello strumento con il quale si guadagnava da vivere.

Un Salvador Dalí audace, immaginativo, eccentrico e megalomane divenne uno dei più eclettici artisti catalani che vampirizzava tutto quanto arrivasse dall’esterno.

Questo grande artista, Salvador Dalí, lascia come eredità un ampio e personale universo simbolico a tutti quelli che apprezzano la sua arte.

Esso è: i suoi orologi molli che reinterpretano la teoria della relatività; i suoi elefanti ispirati al Bernini che prendono la forma di figure fantasmagoriche e falliche; le sue uova della vita intrauterina che divengono simbolo di speranza e di amore; e le sue formiche simbolo della morte, la corruzione ed il fervore sessuale per la penetrazione dell’io più profondo delle carni. Dalí spiegava al mondo le sue paure e la decadenza, espressa sotto il simbolo delle cavallette.

Indubbiamente Dalí, considerato il pittore catalano più grande ed universale di tutti i tempi, fu come Josep Pla, scrittore e poeta, un catalano che non negò mai il suo essere spagnolo, essendo molto criticato per aver lasciato la sua eredità allo stato spagnolo ed essere un monarchico. Nel caso di Dalí nessuno può tralasciare che era stato anarchista in un periodo della sua vita nè il suo avvicinamento al regime franchista. Ciò nonostante, non smise mai di mostrare una forte disafezione al regime per il polemico assassinio, da parte delle milizie nazionali, di Federico García Lorca, il suo grande amico.

Con i suoi atti dichiarava gli andirivieni, opposti a volte, che evidenziavano una chiara reticenza del artista a vivere un solo cammino di vita. Piuttosto sembra portato per il dibattito tra la testa e la croce della stessa moneta. Andare e tornare da una strada verso l’opposto della vita, come se il vento del nord guidasse il suo motore vitale, senza limiti, portandolo verso evocazioni poliedriche del suo mondo più profondo, il proprio, quello di Salvador Dalí.

Malgrado tutto, Dalí sempre si era sentito molto catalano, amava la sua terra, i suoi prodotti, la sua gastronomia, la sua gente ed specialmente i suoi pescatori: quelli della zona dell’Empordà (nord della Catalogna). Ne troviamo prova nella sua opera piena di riferimenti alla terra che lo vide nascere e crescere. Ad esempio: il Capo di Creus, le spiagge di Roses, la carezza della tramontana ritratti in opere come "Madonna di Portlligat", "Il cesto di pane", "Il grande masturbatore", "Figura rinocerontica di Ilisos di Fídias", "La disintegrazione della persistenza della memoria" o "la festa nell'Eremo".

Se parliamo di anarchia e catalanità pittorica nella figura di Dalí possiamo trovare uno dei massimi esponenti artistici su scala universale. Con tutti i pro e contro che possiamo allegare, la realtà è che la sua opera respira catalanità a 360 gradi.

In definitiva: ironia, veemenza e sincerità...sottoscritto da Salvador Dalí artista di sè stesso e amante di Gala.

@salmadonart

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