giovedì 25 luglio 2013

La strategia vincente del referendum unilaterale sull’indipendenza

Penso che, per la maggior parte della gente che segue più o meno la politica catalana, sia molto chiaro che in nessun caso ci sarà un accordo tra il governo catalano e quello spagnolo per la convocazione di un referendum sull’indipendenza della Catalogna. Il patto per la libertà tra CiU e ERC raccoglieva questo tentativo impossibile e, in fondo, non era così mal progettato, se si fossero rispettati i tempi e le procedure dettagliati in quel patto. Cioè, facendo uso della legge sui referendum approvata dal Parlamento (catalano) nel 2010 che obbligava ad un accordo parlamentare di convocazione del referendum che includesse la domanda –la definizione della domanda è uno dei passi chiave del processo d’indipendenza- e posteriormente fare una petizione formae al governo spagnolo. Tutto quanto entro il primo semestre del 2013 che, personalmente, mi sembra un periodo più che sufficiente per realizzare il dibattito parlamentare su quale deve essere la domanda più adeguata. Sfortunatamente, non si è fatto nulla. Semplicemente arrivati alla data limite e non avendo iniziato la procedura parlamentare per fare la petizione, nè avendo dibattuto sulla domanda, hanno preferito inviare una lettera al governo spagnolo che non ci farà fare altri passi in avanti oltre alla costatazione di qualcosa che già sapevamo, che lo Stato spagnolo non tratterà mai per un referendum d’indipendenza, per quanto possa essere molto democratico.
 
Conoscendo dunque l’impossibilità di un accordo con lo Stato per la convocatoria del referendum, se veramente vogliamo raggiungere la liberazione nazionale, bisogna studiare una "road map" che prenda un’altra strada. In generale, inizia a riscontrarsi consenso sul fatto che bisognerà convocare il referendum al di fuori della legalità spagnola. Una prima opzione, che è sopra il tavolo da tempo, è l'approvazione della legge per le consultazioni popolari per via non referendaria. Malgrado questa legge abbia iniziato la sua tramitazione durante la passata legislatura, in questo momento, e dopo più di 6 mesi di nuova legislatura, ancora non abbiamo una data per la sua approvazione finale. In ogni caso, penso che questa legge non sarà lo strumento che ci porterà alla convocatoria di una consultazione per l’indipendenza. La prima ragione è semplice, la legge così com’è redatta attualmente, incornicia l’oggetto della domanda delle consultazioni dentro le competenze della Generalitat. E’ evidente che non rientra nelle competenze della Generalitat chiedere se la Catalogna deve essere indipendente. Pertanto, questa legge potrebbe portare al massimo a una convocatoria per una consultazione con una domanda totalmente ambigua per poterla far rientrare nella legalità spagnola. Se vogliamo il riconoscimento internazionale del risultato, non possiamo prendere questa strada, quindi. La seconda ragione che mi fa credere che questa legge non porterà da nessuna parte è per il fatto che una volta approvata, e questo è anche molto evidente, il governo spagnolo ipso facto la impugnerà presso il Tribunale Costituzionale (TC) e questi la sospenderà senza dare l’opportunità al nostro Parlamento di convocare nessuna consultazione per mezzo di questa legge.
Quindi, dato che le due strade che attualmente abbiamo più o meno in corso, dal mio punto di vista non hanno molta possibilità di successo, è necessario pensare ad una nuova proposta con più garanzie. All’interno della legalità spagnola, tenendo presente la volontà politica che hanno i partiti maggioritari spagnoli sulla questione, è impossibile convocare un referendum o consultazione sull’indipendenza. Non c’è dubbio che quello che bisognerà fare è romperla. E qui entra la proposta di promuovere una legge di convocatoria di un referendum unilaterale, da parte del Parlamento della Catalogna, che incorpori la data e la domanda nel proprio enunziato. Avallata dalla Dichiarazione di Sovranità che già fu approvata, molto correttamente, lo scorso mese di gennaio, permetterebbe –sotto lo sguardo della comunità internazionale- di esercitare la democrazia che, posteriormente, non potrebbe essere ignorato da nessuno. Inutile dire, che il governo spagnolo, per nessun motivo riconoscerebbe questa legge. Non solo, ma farebbe tutto quello che sarebbe nelle sue mani per evitare che i catalani possano votare sull’indipendenza. La chiave di volta per il successo du questa azione sarebbe l’impegno del governo catalano e dei gruppi parlamentari che la sostenessero è quello di portare a termine la consultazione fino alle ultime conseguenze. Malgrado la possibile sospensione della legge, la minaccia di sospensione dell’autonomia, di cessazione del Presidente o, perfino, di portare la Guardia Civil a ritirare le urne da parte dello Stato spagnolo, tenendo presente il contesto attuale, questa è una strategia vincente. Possono succedere soltanto due cose. O si riesce a portare a termine il referendum ed il popolo catalano vota, come riflettono tutti i sondaggi e lo stesso risultato delle passate elezioni del 25 Novembre, per la liberazione del nostro paese e la consecuzione di uno Stato indipendente. Oppure otteniamo uno scontro politico tra la decisione democratica della Catalogna di permettere al popolo di votare e la decisione del governo spagnolo di evitarlo mediante gesti poco democratici come la sospensione dell’autonomia o addirittura il ritiro delle urne.
Ed è qui che bisognerebbe arrivare, per il culmine del processo d’indipendenza del nostro paese e poter ricevere il sostegno maggioritario della comunità internazionale. Uno scontro di leggitimità che dia visibilità al conflitto politico che stiamo subendo e che ci permetta di esercitare nel diritto internazionale una Dichiarazione Unilaterale di Indipendenza che è già stata garantita dal Tribunale Internazionale dell’Aia.

  Arnau Padró

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