domenica 23 marzo 2014

La questione della lingua catalana

Non sono un animale da circo addestrato a parlare in catalano per essere applaudito e acclamato dal pubblico. Sono abituata a partecipare all’alta cultura, ho due lauree e così, e soltanto così, voglio partecipare alla vita sociale. Provo un certo malessere e una certa vergogna quando nello sfogliare un quotidiano vedo la fotografia di una persona di colore o di cinese sovrastata da un titolo dello stile: UN CINESE CHE PARLA IL CATALANO, anche se sa dire soltanto due parole. Il nocciolo della questione non è se davvero lo parli o come lo parla, perché parlarlo dovrebbe essere un fatto naturale, una sua scelta, senza che sia necessario fare di ciò uno spettacolo.
So che in Catalogna la questione della lingua è complicata e bisogna lottare perché il catalano non sia sopraffatto dal castigliano e non sparisca, però, anziché mostrare alcuni ¨casi speciali¨ ritengo che sarebbe meglio assumere come un dato di fatto che in questa terra si parla il catalano, come succede dappertutto all’estero dove chi parla una lingua lo fa perché l’ha appresa, come apprende l’inglese chi vive in Inghilterra.
Parlo il catalano perché vivo in Catalogna e non è necessario aggiungere nient’altro. Quando una persona va in un paese non per turismo ma per viverci, è naturale che debba apprenderne la lingua. Se non vuole farlo, nessuno la può obbligare, è libera di fare ciò che vuole sempre e quando rispetti la cultura del posto in cui si trova.
Sono una polacca che parla il catalano, ma che parla anche il castigliano e l’inglese... È una delle molte abilità che ho acquisito nel corso della mia vita e spero di acquisirne molte altre.

Anita Janczak

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