sabato 22 marzo 2014

Irritazione dell’ambasciata spagnola per l’intervista del 'Corriere della Sera' al presidente Mas

L'ambasciata spagnola a Roma ha reagito con irritazione all’intervista che il presidente Artur Mas ha rilasciato al 'Corriere della Sera', nella quale spiegava il processo sovranista che sta vivendo la Catalogna. Le dichiarazioni di Mas ed il servizio che accompagnava l’intervista sono stati presi male dalla diplomazia spagnola, che non ha dubitato a chiedere di poter replicare al presidente tramite una lettera al giornale intitolata “ I veri dati della situazione in Catalogna”.

Nella lettera al direttore per replicare quanto detto da Mas, un fatto del tutto inedito che mostra come vive il governo spagnolo il processo catalano, l'ambasciatore Francisco Javier Elorza nega perfino l’esistenza del deficit fiscale. L'ambasciatore assicura, in un tono per niente diplomatico, che il presidente della Generalitat ha dato "dei dati falsi su quanto fornisce e riceve questa Comunità Autonoma dal resto della Spagna".

"Noi –spiegava Mas nell’intervista- ogni anno trasferiamo alla Spagna il 8% del nostro PIL. Vogliamo aiutare altre regioni, non rifiutiamo loro il nostro aiuto, ma il 8% è troppo". Secondo Elorza, i dati della bilancia fiscale possono oscillare dall’8% del PIL che menziona Artur Mas nell'intervista fino ad una bilancia "addirittura positiva del 2,1%". "Le tasse non le pagano i territori ma le persone che trasferiscono una parte della loro rendita a quelle che ne hanno di meno", ha aggiunto l’ambasciatore.

Mas assicurava che non pesano soltanto motivi economici per chiedere l’indipendenza dalla Spagna. "Per noi contano i motivi d’identità, cultura, lingua, autogoverno. Vogliamo potere organizzare la nostra educazione, la nostra sanità, i nostri servizi. I catalani sempre hanno difeso l’idea di autogoverno, da 300 anni".

Un’affermazione alla quale l’ambasciatore risponde che "la Catalogna è una delle regioni e nazionalità della Spagna, che insieme ad altre (...) formano la ricca pluralità della Spagna, la nazione pià antica dell’Europa; una nazione che vide la luce come paese moderno con l’unione dei regni di Aragona e di Castiglia, e non, certamente, del regno della Catalogna che non è mai esistito come tale". "MI sembra importante -continua Elorza- di chiarire che l’identità degli spagnoli (composta da questa pluralità) non è una questione privativa dello ''Stato' nè di 'Madrid' ma del popolo spagnolo nel quale indissolubilmente si fonde il popolo catalano".




Un’identità collettiva che si espresse e decise democraticamente nella Costituzione del 1978, con un 87,87 % di voti a favore in Spagna ed un 90,46 % di voti a favore nella sola Catalogna, aggiunge.

Sul 1714

Per l'ambasciatore della Spagna in Italia, i catalani distorcono la portata di una guerra dinastica ed internazionale, la guerra di Sucessione 1701-1715, provocata dalla morte senza eredi dell’ultimo re della Casa d’Austria, Carlo II, "in una supposta guerra della Spagna contro la Catalogna". In questa guerra –sottolinea l’ambasciatore- "i barcelonesi lottarono esortati dalle autorità catalane a 'versare gloriosamente il loro sangue e la vita per il Re, per il proprio onore, per la Patria e la libertà di tutta la Spagna', come recitava il proclama diffuso dai Tre Comuni di Barcellona il 11 di settembre del 1714". Ovvio, però, che dopo la sconfitta si approvasse il decreto di Nuova Pianta dove furono abolite le istituzioni catalane.

La consultazione

Ora, come da questa interpretazione della storia, "tentano di privare l’insieme dei cittadini della democrazia spagnola del diritto a decidere, scavalcando lo Stato di Diritto e la Legalità democratica del 1978, che riguarda tutti, e tentano di organizzare una consultazione ai margini della legalità democratica per la quale hanno già deciso unilateralmente la domanda e la data". Quanto al referendum, l'ambasciatore risponde che lo stesso atto di effettuarlo (...) sarebbe, oltre ad una violazione della Costituzione democratica, un riconoscimento di fatto che oggi si pretende d’imporre per forza, cioè, il supposto diritto di una parte del corpo democratico di decidere al posto di tutti i cittadini spagnoli".

"Nella domanda si troverebbe già la risposta. E’ qualcosa che si vuole fare inoltre violentando la legalità democratica, mediante manifestazioni, sondaggi che si convertono in fatti consumati o mediante elezioni autonomiche snaturate (...)", sostiene Elorza. Mentre in Scozia i nazionalisti scozzesi sono arrivati ad un accordo con il Governo centrale per realizzare una consultazione avallata dalla legalità del Regno Unito, quello che cercano i nazionalisti catalani non è una riforma democratica della Costituzione (...) ma convertire il risultato di alcuni sondaggi o di elezioni snaturate ed imposte "in un atto unilaterale di secessione contraria alla storia spagnola ed europea", concude senza moderare i toni.

El Singular Digital

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