mercoledì 26 marzo 2014

La Commissione Europea chiede scusa

Adesso chiede scusa. José Manuel Durão Barroso si è tolto la divisa dell’arbitro, quella che gli spetta come guardiano dei trattati, per sudare la maglia degli unionisti britannici ed spagnoli con gli stessi argomenti della paura che usano loro: la Scozia indipendente avrà le cose “estremamente difficili, se non impossibili”, per evitare l’espulsione dall’Unione Europea, aveva minacciato domenica scorsa. Ma ieri stesso, la sua portavoce, Pia Ahrenkilde, ha tentato di scusarlo assicurando che in nessun caso “voleva interferire nel processo democratico in moto”.
Neanche il confronto con il Kosovo è stato molto fortunato, ha aggiunto la Ahrenkilde. Il conservatore portoghese, come un García-Margallo (Ministro degli Esteri spagnolo) qualsiasi, aveva avvertito durante una polemica intervista concessa alla BBC che l’ex-provincia serba “in certo qual modo è un caso simile”, perchè la Spagna e altri quattro soci si rifiutano di riconoscerne la secessione, e la stessa cosa può succedere a scozzesi e catalani se si separano. La sua portavoce ha cercato di spegnere l'incendio cercando di non esautorare direttamente il suo capo, chiarendo che Barroso “non voleva insinuare” che il Kosovo “fosse una perfetta analogia” della Scozia o la Catalogna, ma soltanto un caso “illustrativo sulle possibili difficoltà ed incertezze”.
I referendum scozzese e catalano e l’allargamento interno dell’UE sono ritornati al centro della cofferenza stampa giornaliera della Commissione Europea, con sei domande delle stampa internazionale (hai voglia! per essere un “affare interno”). E Ahrenkilde ha dovuto riconoscere che Bruxelles deve essere neutrale e non può pronunciarsi, mentre tentava di salvare la faccia del suo capo per essersi precisamente pronunciato. Ruolo schizofrenico. “Non possiamo anticipare quale sarà il futuro scenario e questo è quello che voleva dire il presidente”, ha insistito la portavoce.
In teoria, la Commissione Europea “soltanto potrà esprimere la propria opinione sulle conseguenze legali per l’UE” dell’indipendenza della Scozia o della Catalogna “se qualche stato membro lo chiede e propone uno scenario preciso”, ha ricordato Ahrenkilde. Ma Barroso è sul punto di rimanere senza lavoro, dopo le elezioni europee del 25 maggio, ed è entrato in campagna accontentando la diplomazia britannica ed spagnola, per riuscire ad ottenere un nuovo incarico in qualche organismo internazionale.
Le repliche
Le risposte dalla Catalogna alle parole di Barroso non si sono fatte attendere. Il presidente Mas lo ha fatto in un’intervista pubblicata nel giornale italiano Corriere della Sera, nel quale ha considerato che i paesi europei mantengono  una  “posizione egoistica” nel dibattito sull’indipendenza. Nel rotativo italiano, Mas ha criticato che gli stati europei attribuiscano la questione ad un problema interno spagnolo. Ed ha difeso che il caso catalano deve essere studiato in forma “specifica” perchè, opina, “l’indipendenza è il futuro naturale di una antica nazione” come la Catalogna.
Il candidato di ERC alle elezioni europee, Josep Maria Terricabras, ha tolto importanza alle dichiarazioni del presidente della Commissione Europea. Il PSC, invece, ha colto l’occasione delle dichiarazioni di Barroso per rivendicare che loro da tempo dicono la stessa cosa. “Non è nuovo. Reitera quanto dicono i trattati. Se la Catalogna si dichiara indipendente in forma unilaterale, dovrà chiedere di rientrare nell’UE e dare inizio ad un processo di adesione”, ricorda la segretaria di politica europea del PSC, Esther Niubó. “La Catalogna non dovrebbe spostarsi da quello che dice il diritto comunitario”, ribadisce. Il PP è andato oltre e Alícia Sánchez-Camacho interpreta che “negli ultimi giorni l’Europa ha detto a Mas che lo scherzo è finito”, visto che “è impossibile che una regione di un paese possa diventare un nuovo stato membro”. ICV-EUiA, attraverso il proprio candidato alle europee, Ernest Urtasun, ha indicato a Barroso ed ai partiti PSC e PP che oltre al dibattito giuridico ci sono “meccanismi politici” per l’entrata di un nuovo stato nell’UE.

Avui.cat  - Albert segura

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