domenica 30 marzo 2014

Il «problema spagnolo» a Bruxelles

La Commissione Europea e l'Europarlamento cominciamo a non percepire più la Catalogna come la parte istigatrice del conflitto e segnalano l’immobilismo di Rajoy come un fatto destabilizzante istituzionale nell’UE.
Le istituzioni europee cominciano a stufarsi delle uscite fuori luogo della diplomazia spagnola, degli appelli alla solidarietà “de facto” degli stati membri per combattere il separatismo catalano, dei 'no' a tutto e dei “è diverso” quando la Commissione Europea raccomanda a Rajoy che diventi il David Cameron spagnolo. In breve, a Bruxelles leggono la stampa internazionale. E se alcuni mesi fa, le testate più influenti al mondo presentavano Artur Mas come il soggetto di un conflitto provocato da una minoranza, ora, dalle stesse pagine si punta direttamente a Rajoy come responsabile di una tensione territoriale che si sposta, giorno dopo giorno, anche alle istanze del potere europeo.

Dopodichè, la lettura internazionale del caso catalano cambia radicalmente. “La Catalogna è già sull’agenda politica e mediatica internazionale, e la posizione del Parlamento e della Commissione Europea si sta cominciando a modificare sulla stessa linea. Qui molti assicurano che  'il problema non è la Catalogna, ma la Spagna', e forse i catalani non danno sufficiente peso al fatto che la Commissione Europea si sia mantenuta molto ai margini su questa questione rispetto a quanto pretendeva Madrid e a quello che si poteva aspettare dalle pressioni della diplomazia spagnola di Bruxelles”, assicurano fonti della CE che conoscono la posizione dei commissari.

La convocazione di un referendum legale in Scozia da una parte, e la posizione bloccata di Madrid sulla incostituzionalità di una consultazione dall’altra, “generano incomodità tra molti rappresentanti politici, che sottolineano che questo divario democratico nel seno di due stati europei deriverà in una forte tensione nell’UE quando sarà il momento di prendere delle decisioni”. E’ per questo che il presidente della CE, Jose Manuel Durâo Barroso, ha deciso di terminare il suo mandato senza approfondire la questione catalana.

“Barroso, malgrado alcune dichiarazioni fatte, si è accorto che approfondire un dibattito sull’espulsione o no della Catalogna dall’UE avrebbe generato tensioni interne e, inoltre, secondo i trattati dell’UE la Commissione non ha delle competenze su questo campo. Sfigurerebbe il suo lascito con una questione d’interesse minore in confronto alla questione economica o al recente conflitto ucraino”, dicono queste fonti. In più, “qui tutti ricordano il conflitto diplomatico provocato dalla Spagna per la questione della Gibilterra e dell’ultimo episodio dei rimbrotti del ministro dell’interno spagnolo alla commissaria d’Interno europea per la tragedia di Ceuta – enclave spagnola in Marocco”. (5 immigrati subsahariani e altri 108 feriti nel tentativo disperato di varcare le frontiere della fortezza europa).

In questa cornice, le fonti consultate lanciano un messaggio diverso a quello che offre Bruxelles ufficialmente: “Dalla sua creazione, nell’UE ha imperato la “real politik”, poca ideologia e molto pragmatismo, e il fatto che ci sia una embricazione così intensa tra la Catalogna ed i soci europei fa che gli interessi economici creati possano resistere ad una ipotetica rottura”.

Abbiamo chiesto quale influenza può avere la pratica coincidenza del cambio di dirigenza nella Commissione Europea, previsto per la fine di ottobre del 2014, con la consultazione del 9 novembre, e queste fonti considerano che potrebbe favorire gli interessi catalani perchè sarà un momento di transizione e di silenzio istituzionale sulle questioni non rilevanti. Ma, avvertono che “il nuovo commissario sarà del PP, presumibilmente più duro ed insistente sulla questione catalana”. Di fatto, il PP aspira a collocare Miguel Arias Cañete come commissario per l’Ambiente, con l’intento di superare alcuni ostacoli posti da Bruxelles al nuovo Piano idrologico del fiume Ebro.

Nel Parlamento Europeo si percepisce anche una certa stanchezza. Parlamentari di diversi paesi coincidono nello esprimere questo cambiamento di percezione rispetto alla Catalogna. “Se ne parla molto, troppo, del caso catalano, ma il governo spagnolo non è disposto a dialogare, ha sempre il “no” in bocca”; “alcuni ci siamo accorti, parlando anche con gli europarlamentari catalani ed spagnoli, che questo sentimento è maggioritario e democratico e che, pertanto, il problema non è la Catalogna ma l’ostinazione spagnola”, spiegano.

Un altro europarlamentare avverte che “spesso, senza motivo, gli europarlamentari spagnoli fanno roccamboleschi riferimenti alla Catalogna. Tutto questo ci ha fatti cambiare molto la visione che abbiamo del conflitto”. Gli europarlamentari consultati coincidono nel vaticinare che “l'atteggiamento di non voler trattare di Madrid finirà per creare tra gli stati dell’UE un conflitto innecessario, mentre l’UE ha molti altri problemi sul tavolo che riguardano la cittadinanza nel suo insieme”.

E se a Madrid il governo conta con la “brigata” mediatica e un esercito di ministri e cariche del PP che sparano a discrezione, a Bruxelles il lavoro è molto più sottile. “Dalla grande manifestazione del 2012, abbiamo percepito in maniera chiara che i rappresentanti dello Stato spagnolo nell’UE sono sempre presenti in tutti gli spazi dove fanno delle attività i catalani, per quanto modeste esse siano, così come ogni volta che una delegazione del governo catalano viaggia all’estero, la prima indicazione che riceve l’ambasciatore o il console della zona è quella di tenere informato il ministero su qualsiasi cosa si parli”, sottolineano fonti del Parlamento.

E infatti, è normale trovare tra il pubblico di una conferenza o in una riunione del Gruppo delle Minoranze Regionali qualche membro della Rappresentazione Permanente spagnola (l’ambasciata in Consiglio Europeo). “Non sappiamo fino a che livello tecnologico ci possono vigilare, ma è evidente che hanno un esercito diplomatico brutale a tutti i livelli, con una grande capacità di controllo e di controbattere”, ha detto uno dei membri del Gruppo delle Minoranze.

Gemma Aguilera, Bruxelles – Nació Digital.cat

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