lunedì 10 marzo 2014

Abbiamo trovato i miliardi!

In un articolo pubblicato sul giornale El País del giorno 20 gennaio, Josep Borrell e Joan Llorach Mariné invitano i lettori a spiegare loro dove sono i 16 miliardi di euro della bilancia fiscale catalana.

Josep Borrell, ex-ministro socialista ed il co-autore del testo descrivono una situazione presumibilmente buffa nella quale, dopo aver ottenuto l’indipendenza, il presidente Artur Mas ed il capo dell’opposizione Oriol Junqueras si presentano nell’ufficio del ministro di economia Andreu Mas-Colell chiedendole i 16 miliardi del presunto deficit della bilancia fiscale catalana. Utilizzando i dati pubblicati dalla Generalitat sulle entrate e le spese del 2009, Borrell e Llorach (d’ora in avanti li chiameremo B-Ll) deridono Mas e Junqueras quando scoprono che i soldi non ci sono. Tutto raccontato in un tono a sfottò.

L’argomentazione è la seguente: nel 2009 i catalani hanno pagato allo stato spagnolo un totale di 46,195 miliardi di euro, dei quali lo Stato ha speso in Catalogna 45,403 miliardi. La differenza sono 792 milioni e non i 16 miliardi che pubblica la Generalitat. Secono B-Ll, per ottenere i 16 miliardi, la Generalitat prende questo numero e lo “neutralizza”. In cosa consiste la “neutralizzazione”? In realtà, consiste nel fare una mossa di buon senso e riconoscere che pagare con la carta di credito Visa equivale a pagare in contanti.

Tutti i lettori di questo articolo sanno che il debito della carta di credito si paga prima o poi, per questo motivo acquistare un paio di scarpe in contanti è la stessa cosa che comprarlo con la Visa. Nessun cittadino razionale pensa che con la carta di credito non si paga.

Allo stesso modo, “neutralizzare” la bilancia fiscale consiste nel riconoscere che, quando uno stato utilizza la Visa per pagare le spese, l’importo dovrà essere pagato dai contribuenti. Così semplice. Non so chi ha inventato la parola “neutralizzazione” per descrivere quello che si sta facendo, ma riconosco che è una parola brutta e ingannevole.

Per esempio, B-Ll dicono che la neutralizzazione si fa “per correggere il ciclo economico”. Non è vero. La neutralizzazione si fa perché quando lo Stato finanzia la propria spesa con debito pubblico, uno ha l’obbligo di correggere i numeri ed evidenziare che, prima o poi, la spesa sarà finanziata dai contribuenti. E non si tratta di un’opzione metodologica che uno può utilizzare secondo i propri interessi. E’ un obbligo intellettuale: non farlo è come dire che il governo può operare il miracolo dei pani e dei pesci, spendendo quello che vuole senza far pagare a nessuno la fattura. E questo non ha niente a che vedere con il ciclo economico.

Se il deficit, invece di prodursi in tempi di crisi, si producesse in epoca di vacche grasse, la “neutralizzazione” sarebbe comunque obbligatoria.

Non so se il motivo è che la parola “neutralizzazione” non è abbastanza descrittiva o che il concetto è ingannevole, ma la realtà è che esiste una lunga tradizione di politici ed opinionisti che accusano i “neutralizzatori” di manipolare i dati e che, pertanto, affermano che il deficit fiscale neutralizzato della Catalogna è un puro artefatto contabile creato dai nazionalisti.

E l’articolo di B-Ll fa parte di questa triste tradizione: B-Ll argomentano che, quando lo Stato finanzia la propria spesa con deficit, questo deficit non deve essere contabilizzato visto che (letteralmente) il debito “ è soltanto denaro virtuale che dovrà essere pagato in futuro”.






Di fronte a questo ragionamento, io invito il Sig. Borrell a utilizzare la sua carta di credito per regalarmi una macchina da 50.000 euro. A molti può sembrare un prezzo caro, ma a Borrell sembrerà economico. Di fatto, a lui sembrerà gratis: alla fin fine, “la carta di credito è soltanto denaro virtuale che dovrà essere pagato in futuro”! Ovviamente, argomentare che il debito non deve essere contabilizzato come un passivo per i contribuenti è fallace ed erroneo.






Tralasciando i signori Borrell e Llorach (e forse, anche Antonio Zabalza e Rocío Martínez-Sampere, i quali sono caduti nella stessa fallace argomentazione, il primo in forma reiterata e pesante), tutti capirebbero che per il Sig. Borrell il costo di un regalo come questo sarebbe di 50.000 euro, anche se lo ha pagato con la carta di credito invece di farlo in contanti.






Ma torniamo ai dati di B-Ll: risulta che nel 2009 lo stato spagnolo ha utilizzato la Visa per un valore di 81,113 miliardi di euro (questa è la cifra del deficit dello Stato).


Di questi soldi, 15,618 miliardi provenivano dalla Visa dei catalani (questa è la parte proporzionale che devono pagare i catalani come contribuenti dello stato spagnolo).


Il problema è che di questi 15,618 miliardi che lo Stato ha messo nella Visa dei catalani, non ha speso neanche un euro in Catalogna. Questo lo riconoscono B-Ll quando accettano che la spesa totale dello Stato in Catalogna è stata di 45,403 miliardi. Pertanto, B-Ll accettano che i 15,618 miliardi che sono stati messi nel conto della Visa dei catalani sono stati spesi in altre comunità della Spagna.


Se nel 2009 la Catalogna fosse stata indipendente, i 15,618 miliardi che lo Stato a messo sulla Visa


dei catalani non si sarebbero spesi in altre comunità autonome. E non avendole spese nemmeno in Catalogna, i soldi sarebbero disponibili, in contanti, sul tavolo di Mas-Colell. E questa è la risposta alla domanda:


se la Catalogna fosse indipendente, i 15,618 miliardi che lo Stato ha posto sul conto delle carte di credito dei catalani sarebbero a disposizione della Generalitat, insieme ai 792 milioni addizionali, per fare un totale di (per favore, mettete la sigla di “Passaparola”): 16,409 miliardi di euro!






Guarda un pò,…. ecco dove sono i soldi che cercavate, signori Borrell e Llorach!

L’argomentazione è così semplice che sembra strano che un ex-ministro e docente insieme ad un imprenditore debbano chiedere aiuto ai lettori per un chiarimento. E’ chiaro che forse non lo capiscono perché hanno una certa mala fede. E intuisco che c’è un po’ di mala fede perché B-Ll utilizzano i dati del 2009 (che è l’anno in cui il governo dello Stato ha utilizzato la Visa con più allegria) e non gli ultimi dati disponibili, quelli del 2010, pur facendo già otto mesi che questi dati sono stati pubblicati (ripeto, otto mesi).

Se, invece di prendere i dati del 2009, prendiamo quelli del 2010, risulta che le entrate che lo Stato ha riscosso in Catalogna sono state di 51,164 miliardi di euro, mentre le spese dello Stato in Catalogna sono state di 45,329 miliardi. Il saldo totale, dunque, fu un deficit contro la Catalogna di 5,835 miliardi di euro prima di neutralizzare, al posto dei “ridicoli” 792 milioni del 2009

Il risultato finale neutralizzato finisce per essere lo stesso: deficit della bilancia fiscale di 16,543 miliardi, cioè, 8,5% del PIL catalano. Molto simile all’anno precedente. Questa è la costante della quale parlano Mas e Junqueras e della quale B-Ll se ne fregano. Ma che il risultato sia stato lo stesso non nasconde che B-Ll abbiano scelto un anno nel quale i dati erano specialmente favorevoli per il loro intento di minimizzare il deficit fiscale della Catalogna prima di neutralizzare, sapendo che gli ultimi dati disponibili non presentavano uno scenario così roseo per i loro interessi.
Forse B-Ll non avevano notizia che da otto mesi erano disponibili I dati del 2010. E’ possibile. Anche se molto sospetto.
Riassumendo, B-Ll hanno scritto un articolo nel quale sfidavano i lettori a spiegare dove sono i 16 miliardi del deficit fiscale catalano. Ho accettato la sfida e l’ho spiegato: signori Borrell e Llorach, i 16 miliardi sono soldi che lo Stato ha messo nel conto della carta di credito Visa dei catalani e che ha speso in altri territori.

Logicamente, nel caso che la Catalogna fosse indipendente, tutti questi soldi non si sarebbero spesi in altre comunità della Spagna, e quindi, nella scenetta descritta con Artur Mas e Oriol Junqueras che entrano nell’ufficio di Andreu Mas-Colell chiedendo dove sono i famosi 16 miliardi, il ministro avrebbe risposto loro: i 16,409 miliardi sono sopra il mio tavolo, davanti ai vostri occhi!

Ma, per vederli, bisogna togliersi la benda dagli occhi.



XAVIER SALA I MARTIN – Docente di Economia dell’Università della Columbia – USA

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