sabato 2 novembre 2013

La sorpresa baltica

Che la Lituania e la Lettonia, attraverso entrambi i primi ministri, abbiamo espresso simpatia verso le richieste catalane rientra nella normalità. Che lo facciano pubblicamente e in questo momento del processo, non è più normale. Ma che la Spagna reagisca chiamando i rispettivi ambasciatori è ancora più sorprendente, un’altra prova del disorientamento in cui si trova.


La diplomazia è una disciplina artistica con molte regole. I contatti tra ambasciatori ed il paese che li acredita sono frequenti. Riunioni periodiche, cocktail quotidiani, incontri ed interviste di ogni tipo servono per commentare il giorno per giorno e oliare gl’ingranaggi. Per questo motivo, generalmente, i gesti pubblici sono quasi inesistenti. La diplomazia dà molto valore alla discrezione e soltanto quando un affare si considera veramente grave e importante si prendono delle decisioni con visibilità pubblica.


Decisioni che sono fondamentalmente tre: Quando c’è una questione scomoda un paese di solito invia una nota ufficiale di protesta all'altro, come prima misura. Soltanto quando il conflitto persiste viene chiamato l’ambasciatore dell’altro paese o chiama a consultazione il proprio ambasciatore nell’altro paese, un gesto che solitamente riguarda un deterioramento dei rapporti bilaterali. Sostanzialmente perchè oltre questa fase, il confronto può soltanto aumentare interrompendo i rapporti diplomatici.


Nella recente crisi per Gibilterra, per esempio, Madrid non chiamò l’ambasciatore britanico. Londra lo fece con quello spagnolo. Ma la Spagna evitò, in ogni momento, di rendere visibile il conflitto diplomatico. Infatti, negli ultimi anni la Spagna ha chiamato pochissimi ambasciatori. Quello di Venezuela alcune volte e quello dell’Argentina durante la nazionalizzazione della Repsol. Aparte alcune azioni comuni a tutta l’Europa verso l’Iran o l’Egitto, che si capisce non corrispondono alla propria politica.


Chiamare gli ambasciatori della Lettonia e della Lituania per delle dichiarazioni ragionevoli dei primi ministri in questo contesto, quanto meno sembra una esagerazione. Nessuno dei due avevano detto cose insensate. Si sono limitati a dire che in caso di indipendenza legale, ci avrebbero riconosciuto e si sentivano contenti che l’esempio della Via Baltica fosse stato seguito qui. Hanno misurato molto bene quello che hanno detto. E, sebbene sia vero che risulta sorprendente che lo abbiano fatto, è ancora più certo che la reazione spagnola enfatizza queste dichiarazioni in un modo che, mi sembra, non conviene per niente alla Spagna.


Non perchè la Lettonia o la Lituania possano arrabbiarsi, che già lo hanno fatto. Ma anche perchè denota un nervosismo acuto e dei modi di estrema intolleranza su questo argomento concreto, evidenziando chiaramente le paure dello stato, la sua debolezza. Ricordiamo che ci sono dei paesi europei che negli ultimi due anni hanno detto cose molto gravi sull’economia o la società spagnola senza reazioni pubbliche come questa da parte dello stato, che abbiano evidenziato un conflitto diplomatico.


Devo dire che mi ha sorpreso. E molto. No credevo che nessun paese si discostasse dalla prudenza massima e dalla discrezione assoluta fino alla proclamazione dell’indipendenza, quando tutti dovranno prendere posizione inevitabilmente. In questo senso è possibile che quanto è capitato sia un sintomo dell’impazienza con la quale Bruxelles, dicono, guarla l’atteggiamento ostruzionista di Rajoy.


Teniamo conto che la Lituania esercita questo semestre la presidenza di turno dell’Unione, e ciò significa che ha tutti i cinque sensi rivolti alla politica comune. Non si trova solo in cucina, ma sta manovrando le pentole. Dunque, è impossibile che il primo ministro lituano non fosse cosciente del malessere che potevano causare le sue parole a Madrid. E ciò nonostante le ha dette. Forse per questo la Spagna ha reagito in forma così veemente. Presto lo sapremo...


A proposito, non posso evitare di raccontarvi qualcosa di divertente. L'ambasciatore lettone in Spagna è Janis Eichmanis, un professore di scienze politiche con grande esperienza... e canadese. Toronto è la prima città lettone del mondo, prima di Riga, e quando la Lettonia diventò indipendente ci furono molti lettoni del Canada che li aiutarono. Tra questi il professore Eichmanis che, durante il conflitto con il Quebec, difese pubblicamente la famosa sentenza della corte suprema secondo la quale il Quebec non aveva diritto costituzionale all’indipendenza ma che, siccome la costituzione deve essere sottomessa alla volontà popolare, se gli abitanti del Quebec votavano favorevolmente non c’era altro rimedio che accettarla. Con franchezza, mi piacerebbe proprio ascoltare la lezione che potrebbe dare a Margallo (ministro degli esteri spagnolo)...






Vicent Partal

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