Siccome abbiamo esaurito tutte le metafore sul divorzio e sull’emacipazione
dei figli, ci provo con un appartamento di studenti.
Supponiamo che uno degli inquilini sta studiando al terzo anno di
università e dal primo anno si sente a disagio. Non sa bene come mai, ma paga
un pò di più rispetto agli altri compagni di appartamento, ha la stanza più
piccola, deve preparare da mangiare più giorni e fare la spesa più volte
rispetto agli altri, e gli spettano sempre e soltanto le ali del pollo. Tutto
quanto lo sopportava con una certa dignità fino a quando si è accorto che,
addirittura, lo accusavano di essere insaziabile e poco solidale,
rinfacciandole il suo accento paesano.
E il ragazzo ha uno scatto di orgoglio, si offende per queste mancanze di
rispetto. All’inizio di ogni anno c’è stata la promessa di rivedere le
condizioni, qualche volta si sono anche messi d’accordo, ma alla fine non si
rispettano mai i patti. Perfino ci scherzano su, vantandosi di riuscire a non
rispettare gli accordi interni.
All’inizio di quest’anno il ragazzo ha annunciato che se ne va in un altro
appartamento. Si sono messi a ridere, le hanno detto che non ne troverà un
altro, lo hanno minacciato e hanno detto che per quanto lui possa ricattarli
non avrà nè il petto nè la coscia del pollo. Il ragazzo è sconcertato.
Alcuni compagni misteriosi della stessa università, ma di un’altra facoltà
(quelli che fanno il quarto anno di economia), le vaticinano che presto le
daranno una camera media e la ripartizione del pollo sarà messa a sorteggio, tutto
questo per evitare che vada via, ma il ragazzo non sa da dove proviene questa
informazione.
In realtà sta capitando proprio l’opposto. Ieri quelli dell’appartamento lo
hanno chiamato per dirle che non cambieranno nessuna condizione, e chi si crede
di essere?.
Lui li aveva già avvisati che sta trattando per un appartamento più piccolo
solo per sè, nello stesso condominio. Ma, che volete, non lo ascoltano o non lo
capiscono.
CARLES CAPDEVILA –
Ara.cat - 15/10/2013
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