domenica 24 novembre 2013

Presidente Mas, il peggio deve ancora arrivare

Il presidente Mas, per un scherzo del destino e della storia, si trova al comando della maggioranza sociale di questo paese che con illusione e fermezza si è posta davanti alla classe politica ed ai poteri forti per raggiungere la normalità nazionale: essere uno stato in Europa e nel mondo. I nemici della libertà della Catalogna credono che fermeranno questo processo distruggendo personalmente il Presidente Mas, perchè non sanno o non vogliono conoscere il rumore di sottofondo che arriva dalla società catalana, stanca di essere umiliata, disprezzata ed espoliata. Voi, Presidente, quello che avete fatto è raccogliere la sfida e guidarla come presidente del paese.


Negli anni 80, durante il terzo congresso del partito CDC e dopo lo eccezionale risultato del gruppo che voleva cambiare il nome di Convergenza Democratica di Catalogna (CDC) con quello di Partito Nazionalista Catalano (PNC) –quando gli indipendentisti eravamo una piccola minoranza all’interno del partito–, l’on. Miquel Roca mi disse: “Michele, avete avuto un buon risultato ma guarda indietro. Quanta gente ti sta seguendo? Quanta gente è disposta a rischiare? E, inoltre, dovrai scontrarti con Jordi Pujol (leader di allora), che non vuole sentir parlare di indipendentismo.”




Adesso, presidente Mas, tutto è diverso, la ruota gira. La spinta delle nuove generazioni ed il cambiamento del nazionalismo e del catalanesimo storico verso l'indipendentismo fanno sì che dietro di Lei ci sia tutto il paese, la brava gente sovranista ed i militanti indipendentisti di sempre, che accettano la vostra leadership semprechè non si faccia alcun passo indietro. CDC, ERC e una buona parte di UDC, di ICV e di larghi settori del PSC (oltre ai movimenti sindacali ed anche una parte della confindustria catalana) sono a favore del diritto a decidere. E la società civile, tesa e mobilitata come mai prima d’ora, vede l’opportunità storica che non aveva osato neanche di sognare: ora o mai più, Presidente, come avevate detto all’inizio della Vostra seconda legislatura.




Dovevamo aspettarci l'attacco diretto alla Vostra persona, Presidente. Hanno fatto il massimo che hanno potuto per distruggerVi all’interno di una strategia ancora trattenuta rispetto a quello che vorrebbero fare e non fanno. Sanno che i secoli XIX e XX avvrebbero offerto una soluzione manu militari e, addirittura, forse avrebbero usato il terrorismo di stato.




Ma adesso siamo nel XXI secolo e nonostante tutto quello una Costituzione fatta per non disturbare i franchisti permetterebbe loro, si tratta di un testo che il 60% della popolazione non ha votato. Al giorno d’oggi, la società non accetterebbe l’uso della forza per porre fine ad un’aspirazione democratica. Spero che questo uso della forza non venga accettato nemmeno da quelle forze armate spagnole che non hanno votato la Costituzione le quali, dopo l’esperienza internazionale in conflitti acquisita, spero non vorranno impelagarsi in casini interni, come evitano di fare i loro compagni della NATO. Lo Stato e le sue istituzioni sanno che la società spagnola, la catalana, l'europea ed il mondo intero no perdonerebbe loro di adulterare la volontà maggioritaria di un popolo.




Credo, Presidente, che possiamo stare tranquilli ma che dobbiamo stare all’erta. Con buon senso, con responsabilità, i catalani dobbiamo proseguire nella tabella di marcia verso la libertà ma senza essere ingenui. I 14 mesi che mancano alla fine del 2014, dunque, dovremo essere fermi: saranno mesi molto difficili. Lo Stato e la quinta colonna in Catalogna, molto ben alimentata dallo Stato, faranno di tutto per tentare di sbaragliare il processo sovranista. Contrapporranno le forze politiche catalane tra di loro, la società civile, i settori economici sovranisti... e, se non ci riescono, tenteranno di avviare l’ultima fase di destabilizzazione: distruggere il bene più pregiato della Catalogna, la coesione sociale del paese, la Catalogna che si sente un sol popolo.




Presidente, la miglior difesa è stata sempre un buon attacco e questo Vi obbliga ad accumulare forze senza eccezioni. Eccezionalmente, dovete porre dietro a Voi tutti quelli e quelle, di qualunque opzione politica essi siano, che vogliono la libertà della nostra nazione. Non possono esserci più dubbi. E’ il momento di mettere seriamente in marcia le strutture di stato e blindare quelle che abbiamo già. E’ prioritario rinforzare o avviare quelle strutture fondamentali: mezzi di comunicazione, reti di comunicazione, sicurezza, servizi esteri e apparato elettorale. Smettiamola di temporeggiare e mettiamo in moto, definitivamente, la finanza propria. Tutto quanto deve essere diretto da un nuovo esecutivo –adesso si, dei “migliori”– formato da referenti duri che amministrino i prossimi 14 mesi. Uomini e donne trasparenti senza “tetti di cristallo” che, quando il popolo li veda, possa considerarli i referenti plurali di tutti quelli che vogliono il diritto a decidere.




Presidente, c’è bisogno di un governo fermo al Vostro fianco che non presti il fianco all’immagine che vogliono trasmettere contro di Lei, quella che sostiene che siete un Presidente solo ed isolato. L’attacco, se fate questo passo avanti, sarà durissimo. Bisognerà resistere e ancora resistere. Ma, Presidente, se guardate indietro vedrete dietro di Voi la brava gente del paese che desidera cogliere l’opportunità di questa piccola crepa che si è formata adesso verso l’indipendenza.




Con fermezza, Presidente. Non siete da solo, come vogliono e dicono... E chiedeteVi: chi ha paura della consultazione? Ed agite di conseguenza.




Avui.cat –31/10/13 - Miquel Sellarès email protegit

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