sabato 30 novembre 2013

Grazie del boicot, amigos


"In Spagna ci stanno spazzando via. Hanno marcato la differenza tra il cava (spumante) spagnolo ed il cava catalano", spiega Pere Llopart, cavista veterano e riconosciuto. Dal boicot al cava del Natale 2004, le cantine catalane hanno potuto comprovare che l’unica soluzione per mantenere le vendite è incrementare le esportazioni in Europa e negli Stati Uniti per compensare la caduta del mercato spagnolo. Quanto ai vini, la maggioranza dei marchi non perdono neanche tempo ad inviare dei commerciali a Madrid e dintorni. Non acquisteranno nulla.

Dunque i vini catalani sono entrati in un processo di veloce identificazione con il paese. In pochissimi anni il catalano è diventato la lingua egemonica dell’etichettatura e sempre di più si valutano le varietà di uva locali, come la “garnatxa” o il “xarel·lo”. E’ l’opzione commerciale più praticabile, sia per incrementare la quota interna del mercato catalano che per competere in ambito internazionale, già saturo di prodotti standard.

Il mercato spagnolo diventa via via meno interessante per le imprese catalane, specialmente per quelle più identificabili come tali. L'antico mito del mercato “captive” esiste ormai soltanto tra i nostalgici della “encomienda”, del “quinto real” e dell’oro delle colonie. Cioè, di quella “Hispanidad” che viene commemorata.

Salvador Cot

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