mercoledì 13 novembre 2013

Le cattive intenzioni della Catalogna

Nel programma televisivo 30 minuts dedicato alla Scozia, un operaio inglese, flemmatico, assicurava che se arrivava l’indipendenza "non perderemo un pezzo del paese ma guadagneremo un vicino". Adattando il detto, pensar bene male non fa. Ma tra la Catalogna e la Spagna tutti pensano male. Da sempre? Fino a quando? E’ come una maledizione. La famosa “conllevancia” di Ortega (patire, sopportare), era la rassegnazione alla diffidenza tra gli uni e gli altri. I patti della Transizione furono il frutto di un’effimera comunione di interessi. Durò poco. Durante tutti questi anni di autonomismo per tutti la Catalogna è stata accusata di non essere sincera nelle sue vere intenzioni, e adesso che lo è, viene accusata di avere cattive intenzioni. Ma allora? Visto che non piace quello che diciamo, adesso direttamente non lasciano parlare il presidente Mas in casa propria. Non è un problema di protocollo. "Meno parole usi e più povero sei", espiega l’attore Toni Gomila.

Cosa possiamo fare perchè la Spagna capisca che, in democrazia, non si possono imporre nè il silenzio nè l’obbedienza? L'unico modo di convincere è dalla libertà. Socrate faceva come sua madre, Fenàreta, levatrice: aiutava a far nascere delle idee nei discepoli, ma erano loro a darle alla luce. Non imponeva nulla. Soltanto faceva domande... Orfani di buone domande da parte della Spagna, abbiamo deciso di porci da soli la domanda. Per guadagnare un vicino.

IGNASI ARAGAY  - Ara.cat  - 22/10/2013

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