giovedì 7 novembre 2013

L’Europa include la Spagna nella “lista nera” dei paesi senza libertà, come unico paese al mondo che non consente di ispezionare il proprio regime


La Spagna è l’unico paese del mondo che non consente all’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa (OSCE) di indagare sul regime di monarchia dei partiti – o partitocrazia. Proprio per questo motivo la Spagna è stata inclusa nella “lista nera” dei paesi che restringono la libertà, insieme alla Serbia, Bosnia-Erzegovina, Russia, Bulgaria, Albania, Azerbaigian, Uzbekistan, Kazakistan e Kosovo. Oltre a condannare la Spagna, la OCSE si compiace dei miglioramenti a livello democrativo avvenuti in Turkmenistan, Afghanistan, Moldavia, Kazakistan, Bielorussia, Azerbaigian, Ucraina e Montenegro a livello di politica penitenziaria, rapporti esteriori, giustizia, industria, libertà di stampa, proprietà intellettuale, violenza di genere e ecologia. 

Al contrario, la Grecia, l’Italia, il Portogallo, la Svizzera, il Regno Unito, gli Stati Uniti, la Croazia, l’Ungheria, la Moldavia, la Polonia, la Serbia, la Slovacchia e l’Ucraina hanno permesso all’OSCE e a diplomatici indipendenti – in qualità di osservatori – di condurre delle ispezioni, con il fine di monitorare se vi sono le condizioni democratiche previste, come il diritto di riunione e di manifestazione. 

Tutti i diplomatici del mondo hanno guardato con stupore come la Spagna stia reprimendo il diritto di manifestazione e di riunione dei suoi cittadini e iniziano a spiegarsi, così, come un paese con 6 milioni di disoccupati, 2 milioni di esiliati e 1 milione di bambini malnutriti non si riversi in strada più di sovente per protestare contro le autorità. Infatti gli appunti della OSCE sono una lettura obbligatoria per il mondo diplomatico e vengono inviate alle ambasciate di tutti i paesi in essi citati. 

Questo organismo ufficiale dell’Europa, che si incarica di controllare le libertà in quei paesi che si vantano della propria democrazia, lo scorso venerdì a Vienna si è trovato obbligato ad emettere un comunicato ufficiale nel quale condanna la Spagna per l’espulsione di sei diplomatici che si erano recati a ispezionare la manifestazione che – con il motto “Scacco al Re” – aveva come obiettivo quello di protestare contro la corruzione dei reali spagnoli e dell’assenza di un referendum che legittimi la presenza di una monarchia, insieme all’esigenzia di un progetto costituente che stabilisca le basi per qualsiasi regime democratico: divisione dei poteri, elezione diretta dei rappresentati, libertà di manifestazione, ecc… 

La OSCE è, ad oggi, l’organizzazione mondiale più influente a livello politico e la Spagna vi aderisce, motivo per il quale i diplomatici democratici sono rimasti perplessi: “con 57 stati tra Europa, Asia Centrale e Nord-America, la OSCE è la maggiore organizzazione di sicurezza regionale al mondo”, segnalano. Tra i numerosi osservatori, figurano anche i nomi dei sei diplomatici espulsi dalla Spagna: Omar Fisher, Irina Urumova, Aleksandra Dloubak, Bartlomiej Lipinski, Marcin Jezulin e Yevgenia Aretisova. 

Con questo gesto poco comune e pieno di significato, il comunicato ufficiale della OSCE contro la Spagna è stato firmato dal diplomatico sloveno Janez Lenarcic, massimo rappresentate e direttore dell’ODIHR (Ufficio per le Istituzioni Democratiche e i Diritti Umani). L’ambasciatore Lenarcic ricorda che la Spagna si è compromessa, di fronte alla conunità internazionale, a garantire la libertà di riunione e il controllo internazione che lo verifichi dev’essere preservato in ogni momento. 

Con l’arrivo di un nuovo governo del PP e l’alleanza stabile con il PSOE, l’unica cosa che la OSCE ha potuto verificare è che si tratta di “un cambiamento sorprendente”, dato che prima le autorità diplomatiche potevano monitorare lo stato delle libertà in Spagna “con buona cooperazione”, mentre ora non possono – dato che i rappresentati inviati sono stati espulsati. 

Quattro mesi fa – più precisamente a maggio – il presidente spagnolo Mariano Rajoy e il ministro García Margallo “si erano impegnati a cooperare in modo assoluto” con la OSCE, per far sì che i suoi ispettori potessero monitorare lo stato delle libertà spagnole. 

Dopo le numerose immagini apparse sulle televisioni e i giornali di tutto il mondo con la forte repressione della manifestazione “Rodea el Congreso”, convocata dalla “Coordinadora 25-S” (la stessa associazione di cittadini che ha organizzato “Scacco al Re”), i diplomatici internazionali temevano il peggio. 

Ed è quello che è successo: 1400 poliziotti per un numero di manifestanti stimato tra i 2000 e i 9000, secondo il Governo o gli organizzatori rispettivamente, oltre a arresti, identificazioni di massa, chiusura di una fermata della metropolitana (Opera) per impedirne l’accesso, blocco degli autobus dei participanti, ecc. Durante lo scorso 25-S tutto questo è stato accompagnato anche da attese prolungate nei commissariati, multe, aggressioni da parte della polizia e persino la “confisca” di materiale “sovversivo”, dato che – secondo il Governo di Madrid – Cristina Cifuentes, ancora convalescente, sosteneva che le aste delle bandiere e i cartelloni erano in realtà strumenti preparati per “aggredire” la polizia. 

Ciononostante, l’ambasciatore Janez Lenarcic non sembra credere alla versione che le autorità spagnole hanno dato circa il rifiuto delle verifiche: “l’opposizione improvvisa da parte delle autorità spagnole presenta un motivo di preoccupazione per le intenzioni”, dice la OSCE in un documento pubblico, chiedendo anche ai politici spagnoli al potere di “garantire pieno rispetto delle libertà di manifestazione pacifica, in accordo con gli impegni presi con la OSCE e le altre norme internazionali sui diritti umani”. 

Il fatto è che per la OSCE ogni paese ha un problema e questo si riflette nelle proteste dei cittadini, ma è la repressione da parte dei Governi a metterlo ancora più in evidenza: in Spagna “l’istituzione della Monarchia”, in Serbia l’uguaglianza degli omosessuali, in Russia, Azerbaigian, Uzbekistan e Kazakistan la libertà di stampa, ecc…

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