domenica 15 dicembre 2013

La menzogna come struttura di stato

'Rajoy comanda al PP di evitare lo scontro con la Catalogna. I popolari sono arrivati alla conclusione che gli scontri alimentano il sovranismo. Il PP eviterà i clamori. Questo era un titolare de “La Vanguardia” dello scorso 2 ottobre e si parlava di una 'nuova strategia di Rajoy verso la Catalogna'. Lo avevano verificato nei mesi e la Via Catalana aveva confermato il fallimento. I sondaggi sono, uno dietro l’altro, inappellabili. Gli ultimi indicano più di un 80% a favore di un referendum ed il “si” duplica il “no”. Con il PP ed il PSC che affondano.


L'unionismo ha commesso molti errori, ma il più basilare è stato quello della propaganda, che adesso si chiama (ma loro non lo sanno) 'comunicazione'. Lo aveva spiegato Miquel Sellarès (politico): le guerre del secolo XXI non si fanno con le armi ma con i servizi d’intelligence. Quando un quarto della popolazione va in piazza contro quello che hai annunciato per anni in regime di oligopolio significa che stai perdendo la guerra per semplice stupidità.


Il potere mente sempre, ma nel caso dello stato spagnolo verso la Catalogna hanno superato ogni limite. I politici mentono sempre ma la politica non si può edificare sull’inganno sistematico. Quando l’incantesimo diventa una struttura di stato, lo stato fallisce. Si può ingannare tutti per un periodo di tempo, e ad alcuni per sempre, ma non si possono ingannare tutti per sempre, come diceva Abramo Lincoln.


L'errore degli “spagnolisti” è che hanno fabbricato una propaganda più per il consumo interno che per i catalani, sui quali presuntamente doveva influire. Una bocciatura piena al test d’ingresso di qualsiasi scuola di pubblicità. L'esempio perfetto lo dà uno spot che il partito unionista (fascista) UPyD diffuse durante la campagna per le elezioni catalane, postato su YouTube come 'Parodia e scherno dell’ indipendentismo catalano'. Si è trattato proprio di questo, di una parodia e di uno scherno, ridicolo, inverosimile, insultante, impossibile da mandare giù per un catalano, per quanto unionista egli possa essere. Un’aggressione all’intelligenza che riesce ad ottenere l’effetto contrario a quello perseguito.


Il PP è stato incapace di imparare la lezione dopo essere finito 8 anni all’opposizione per la bugia delle 'due strade investigative' dopo gli attentati ai treni di Madrid. Il PSOE è stato incapace di imparare che negare la crisi non l’avrebbe occultata e, soprattutto, non l’avrebbe evitata. Il sonoro tradimento subito dai catalani quando Felipe Gonzalez disse: 'rispetterò lo Statuto...' ha ancora delle conseguenze per il PSC. E’ stata l’inerzia di alcuni politici che non hanno saputo leggere i nuovi tempi e, soprattutto, i nuovi tempi in Catalogna. E’ una mancanza di capacità politica ma, è anche mancanza di cultura democratica. E’ indifferente cosa pensa il cittadino: l’idea è controllare, tutto si può reindirizzare, la demoscopia è la base ed i mezzi di comunicazione sono lo strumento per inoculare.


Si può costruire qualcosa di positivo e duraturo, si può costruire uno stato, sull’iperbole costante? Qualcuno che si vanta sempre non ha nessuna autorevolezza per proporre nulla. Personaggi sinistri, caricature di sè stessi, che le hanno sparate su tutto e tutti, pretendono di essere credibili contro la Catalogna. Individui odiati dall’opinione pubblica, maestri dell’assurdo, come Aznar, come Bono, come Guerra, come Morago, come Rodriguez Ibarra, hanno incitato la catalanofobia senza considerare che la semplice visione della loro faccia crea anticorpi.


Lo hanno praticato durante così tanti anni che hanno perso la consapevolezza dell’esagerazione. Ne hanno dette senza ritegno, senza controllo, sapendo che tutti sanno che mentono e non cercano neanche di dissimulare: accuse di nazismo e di terrorismo, della lingua valenziana (in realtà variante del catalano) si dice che ha origini nella lingua ibera (cioè prima dell’avvento del latino), l’unità dello stato ha tremila anni, o quattromila... Il genio di Millo (PP) ha espettorato che la Catalogna si auto-escluderà dal pluralismo e dall’umanesimo se va via dalla Spagna.


Sono state menzogne ovvie, rozze, che feriscono la sensibilità dei destinatari, ma soprattutto sono state menzogne senza un minimo d’intelligenza. Hanno usato una strategia non solo inadeguata alla società globale della comunicazione, ma precedente alla televisione. Argomentazioni per la vecchia radio, quando il ministro della Propaganda Goebbels poteva avere successo con i suoi famosi principi. Ma una menzogna ripetuta cento volte non diventa verità, solo è cento volte ridicola quando mille canali diversi offrono altri punti di vista. E Goebbels incitò i cristiani contro gli ebrei ma non gli ebrei contro sè stessi, un altro errore fondamentale.


Non hanno capito nulla. Confrontano gli schemi del franchismo con una rivoluzione liquida, nettamente contemporanea, molto partecipativa, molto tranquilla, molto cerebrale, nella quale centinaia di migliaia di persone si prendono la briga di andare a votare (2010) una domenica con delle urne costruite alla buona, o vestono i balconi e le strade con bandiere, o comprano in massa una lotteria alternativa a quella statale, o s'iscrivono con cura in una pagina web e, ordinatamente, vanno nel posto assegnato in una manifestazione chilometrica. Non si tratta di semplici dimostrazioni collettive ma di azioni complesse di sovversione responsabile e coordinata. Questa è una rivoluzione delle classi medie, dei professionisti, del’'avanguardia sociale, colta. E questo si vuole combattere con l’insulto, le buffonate, la provocazione e la repressione. La Catalogna vive la rivoluzione delle stelle e loro blandiscono una costituzione superata, anacronica.


Quando le grandi udienze scoprono che la menzogna è sistematica ed ubiqua, automaticamente restano vaccinate. Le prime pagine del giornale La Razón o di ABC fanno ridere. Pubblicano la fine del mondo e la gente ride e vanno a finire nelle trasmissioni comiche. E devono stare attenti alcuni giornali catalani perchè il lettore di oggi non si lascia più abbindolare senza costi. Lo disse il vecchio militante socialista Jaume Sobrequés quando cominciarono ad apparire proposte insostanziali per dividere i catalani. 'Il federalismo è una menzogna, in trent’anni nel partito PSC non ne abbiamo mai parlato.' Il confederalismo è una menzogna, la Dichiarazione di Granada del PSOE è una menzogna, l'appello alla moderazione è una menzogna. E’ una menzogna che Alberto Fabra chiuda il Canal 9 (televisione in catalano della regione valenziana) per salvare le scuole o gli ospedali, è una menzogna il bilancio statale del ministro Montoro, sono una menzogna i treni per i pendolari, è una menzogna la paura....


L’inganno è diventato strutturale. Ed arriva un momento in cui tutto cade nello stesso sacco, la 'relaxing cup of café con leche', la piattaforma Castor, i germogli verdi (che facevano intravedere la fine della crisi), le bilance fiscali, la TAV, le autostrade radiali, il corridoio centrale (versus quello mediterraneo approvato dall’UE)... La frode è cosmica. I politici spagnoli hanno acceso la centrifuga dell’inganno ed in Catalogna il numero degli indipendentisti continua a crescere, perchè l'alternativa è molto reale invece.


Quando la distorsione e l’esagerazione sono la norma, e tutta una collettività --la spagnola—vi partecipa allegramente, non c’è intesa possibile e si finisce per scoppiare. Xavier Rubert de Ventós (filosofo, scrittore e politico) manifestò all’inizio del processo che di gente come questa non ne voleva sapere, voleva tenerli il più lontano possibile. Fanno paura, causano ribrezzo.


E’ il falllimento della manipolazione come è stata intesa durante queste ultime decadi. Non hanno saputo costruire un discorso nuovo e stanno morendo con la transizione, un’altra menzogna. Adesso si rendono conto che hanno sbagliato strategia ma tutti sanno che proporranno solo altre menzogne. La mano aperta è una menzogna e le minacce sono anch’esse bugie. La forza che vantano è una menzogna e quando arriverà lo scontro dei treni vedremo che i castelli spagnoli sono un miraggio. Perdute le proporzioni, fuori da ogni contatto con la realtà, la Spagna da tempo è diventata un ologramma per i catalani.




Eugeni Casanova - 26.11.2013 - Vilaweb


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