domenica 22 dicembre 2013

Grazie, Rosa Díez






La settimana scorsa, nel Parlamento spagonolo, il settantacinque per cento dei parlamentari spagnoli ed il diciannove per cento dei parlamentari catalani proclamarono che i catalani non hanno diritto a decidere il proprio futuro. La differenza delle percentuali è spettacolare. Distratti dalla politica del giorno per giorno, dai problemi interni del PSOE, non ci siamo accorti della straordinaria forza politica di questo fatto, di queste cifre. Fino al punto che, a mio avviso, soltanto l’ennunciato di questa votazione permette ad uno straniero di capire e giudicare la questione catalana senza bisogno di aggiungere altri commenti. Se dovessimo spiegare cosa sta succedendo in Catalogna in dieci secondi, potremmo usare perfettamente questa votazione.


Voglio dire che è da tanti anni che ne parliamo: sia in Catalogna che in Spagna abbiamo costruito una lunga lista di tesi molto sofisticata sulle nostre posizioni. Dal catalanesimo si dice che abbiamo diritto a decidere sul nostro futuro perchè siamo una nazione ed spieghiamo la storia, la lingua, la cultura, l'economia, el deficit fiscale... Dal nazionalismo spagnolo si dice che l’unica nazione è la Spagna, che questo è il fondamento della Costituzione, che l’unico soggetto sovrano è la nazione spagnola ed spiegano la storia a modo loro cercando di smentire il modo in cui la raccontano gli altri... In questa lista ci sono delle scemenze verificabili, opinioni lecitamente divergenti ed alcune richieste di principio. In generale lo scontro dei treni in questi ambiti porta a discussioni giuridiche complicate, a dibattiti sulla storia faticosi e, soprattutto, ad un muro metafisico su chi è il soggetto della sovranità, su chi è o chi non è la nazione.


Ma, se dobbiamo spiegare quello che succede ad un democratico straniero, io direi che tutti questi discorsi così sofisticati diventano piccolezze di fronte al titolo che ci offre la votazione dell’altro giorno nel Parlamento spagnolo. I catalani hanno diritto a decidere il proprio futuro? Dicono di no il settantacinque per cento dei rappresentanti spagnoli (pressochè l’unanimità, se togliamo i baschi ed i catalani), ma soltanto il diciannove per cento dei rappresentanti catalani. Questa distanza brutale la capiscono tutti. E questo non è un sondaggio. E’ una votazione con tutti i crismi su un’unica domanda chiara e concisa per una questione rilevante che riguarda i catalani.


Non esiste nessuna democrazia al mondo che di fronte ad una discordanza di questa portata possa pensare che non si debba fare niente e che non merita una risposta politica. Perchè Cameron permette un referendum in Scozia? Lui non parla nè di legge, nè di storia, nè di economia. Dice: perchè la maggioranza degli scozzesi lo vogliono, così si sono espressi in modo libero e democratico. Se, in più, ci sono motivi storici, legali od economici, ben vengano. Ma non sono necessari. Soltanto l’esistenza di una tale volontà è sufficiente.


Nessuna democrazia nel mondo, nemmeno la più giacobina, se avesse una distanza di questo tenore, se l'opinione quasi unanime dello stato fosse assolutamente minoritaria in una parte del territorio, ignorerebbe o ne disprezzerebbe l’evidenza. Nè la Francia nè l’Italia (dove ciò non succede perchè queste percentuali sono inimmaginabili). Ma neanche, e ne abbiamo le prove, in Gran Bretagna o in Canada.


Imporre ad un territorio -o ad un settore o ad una comunità- una dottrina completamente minoritaria con la scusa che è maggioritaria fuori dal territorio che lo riguarda va contro l’essenza stessa della democrazia. Potremmo dare migliaia di esempi, perfino comici. (Far pagare democraticamente la cena a uno dei commensali perchè tutti gli altri hanno votato a favore mentre lui soltanto ha votato contro; annettere il Portogallo alla Spagna perchè la maggioranza degli abitanti della Penisola lo vuole ma con il voto contrario dei portoghesi; ecc. ecc.)


Non è necessario parlare nè di Costituzioni nè di sovranità nè di nazioni. Parliamo di voti. La metafisica è interpretabile. Le votazioni sono chiare. Grazie a Rosa Díez ed a la votazione che ha costretto a fare, per populismo ed opportunismo, nel Congresso spagnolo, ne abbiamo fisicamente le prove. L’idea che bisogna rifutare ai catalani il diritto di votare sul propio futuro è sostenuta dal settantacinque per cento dei deputati di tutto lo Stato ma, soltanto dal diciannove per cento dei deputati catalani.


Non aggiungiamo altro.

VICENÇ VILLATORO - ara.cat - 06/11/2013


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