martedì 8 ottobre 2013

La forza di un popolo




Il mondo ci ha visto, il mondo ha visto che la Catalogna è un paese che vuole essere uno stato. Il mondo ha visto che i catalani siamo un popolo pacifico, democratico e civile. La Diada dell’anno scorso fu una presentazione, ci conobbero come catalani ed il mondo seppe che volevamo uno stato che difendesse i nostri interessi, i nostri diritti e la nostra dignità. Cioè, fu una presentazione impeccabile, assolutamente democratica, pacifica, ludica, festosa e massiccia.

La Diada di quest’anno ci ha consolidato come futuro stato di Europa, come popolo capace di realizzare qualsiasi sfida, capace di organizzare un traguardo storico con delle risorse economiche molto limitate, ma con delle risorse umane impressionanti. Ci siamo consolidati come società civile ferma nelle sue convinzioni, organizzata, efficiente, unita, disciplinata e determinata a raggiungere i propri obiettivi.

Quale altro popolo è capace di organizzare una mobilitazione come questa? Quale popolo ha dimostrato una forza di volontà così straordinaria? La Catalogna è un esempio per la sua volontà collettiva, la sua ferma determinazione e lo spirito di superamento di fronte alle difficoltà. Siamo speranzosi, siamo un popolo convinto e disposto a difendere i nostri diritti, come diceva il poeta: “Non potranno fare niente di fronte ad un popolo unito, allegro e combattente.”

Malgrado le pressioni dello Stato spagnolo e della sua diplomazia, il mondo ha dovuto dichiararsi. Dalla Cina alla Lettonia, passando dall’Unione Europea, con più o meno complicità e simpatia, sono stati costretti a pronunciarsi, perchè il mondo no aveva visto un’impresa come questa dal 23 agosto del 1989, quando i paesi baltici unirono le loro capitali: Vílnius, Riga e Tallin, in una catena umana per ottenere l’indipendenza dall’antica Unione Sovietica e, due anni dopo, nel 1991, le tre repubbliche raggiunsero l’obiettivo.

Lo Stato spagnolo si è reso conto che non può più nascondere la testa sotto la sabbia. Secondo loro, eravamo un semplice “tumulto” di 60.000 persone e siamo adesso una moltetudine di 400.000 (sic) e, malgrado le dichiarazioni della vicepresidente sulla maggioranza silente, lo Stato spagnolo sà che in Catalogna la maggioranza non è silenziosa, la maggioranza era con la Via Catalana, perchè vuole decidere se la Catalogna deve essere o no un nuovo stato di Europa. Lo abbiamo detto forte e chiaro, abbiamo detto quello che vogliamo, quello che pretendiamo: adesso sanno che vogliamo esercitare il diritto di autodeterminazione. Vogliamo che parlino le urne, sono quelle che possono esprimere meglio il sentire di un popolo; se questo non è possibile accetteremo qualsiasi altra strada democratica e pacifica. Se ci chiudono una porta bisogna aprire immediatamente un altro portone. Sanno che non abbasseremo i nostri aneliti nè le nostre aspettative; perchè dovremmo farlo? Se il futuro è nelle nostre mani.

E adesso dobbiamo spiegare il nostro progetto, allargare la maggioranza sociale, spiegare quello che vogliamo e perchè lo vogliamo a tutte quelle persone ed organizzazioni che ancora non hanno dato ascolto al nostro messaggio, a tutti quelli che, razionalmente, capiscono i vantaggi di avere uno stato ma hanno dei ragionevoli dubbi, paure che bisogna dissipare o domande a cui bisogna rispondere. Questo è il lavoro che dobbiamo fare tutti noi, tutti quelli che pensiamo che l’unica strada che abbiamo sia uno stato proprio, perchè (attraverso un referendum o una consultazione o delle elezioni, oppure dopo una dichiarazione di indipendenza) dovremo votare.

L'ultima parola l’avranno sempre le urne, saranno le urne a decidere su questo nuovo stato e, per questo, il lavoro più importante che abbiamo davanti è quello di spiegare, condividere il nostro progetto, arrivare là dove ancora non siamo arrivati e parlare con chi ancora non abbiamo parlato per rendere tutti partecipi della nostra emozione e della nostra speranza in questo futuro già così vicino.


Carme Forcadell
Presidente dell'”Assemblea Nacional Catalana” 
Ente organizzatore della Via Catalana per l’independenza

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