mercoledì 15 maggio 2013

Quei San Giorgio degli anni ‘60


 
ll San Giorgio della mia adolescenza in pieno franchismo era un giorno di riaffermazione nazionale, nel quale in modo festoso le persone che circolavamo sulle strade sapevamo che di esprimere la volontà di essere. Le novità nei libri di narrativa, saggistica e in discografia in catalano coi grandi miti della letteratura, del saggio o della canzone in piena forma erano un regalo indefinibile. Durante gli ultimi anni del franchismo, con l'esistenza della piattaforma unitaria dell'Assemblea della Catalogna, la giornata assunse una dimensione politica più esplicita di lotta per la libertà.

Negli anni '60 si pubblicavano i dischi dei cantanti melodici catalani, del recentemente deceduto José Guardiola, Ramon Calduch e altri, soprattutto con adattamenti delle hits italiane. I primi dischi dei Setze Jutges e di Raimon. Alla fine degli anni 60, il Grup de Folk con le canzoni Pau Riba e di Jaume Sisa. E all'inizio dei '70 il boom di Llach, Serrat, Ovidi, Maria del Mar Bonet etc. La buona letteratura dell'epoca assieme alle opere che segnarono le mie letture dell'epoca. Da Mercè Rodoreda, Joan Sales, Pere Calders, Joan Perucho, Josep-V Foix, Pere IV, Espriu... E tra i classici, le opere complete di Salvat Papasseit. E i primi libri delle persone con le quali condividevo militanza o simpatie per il PSAN: Jaume Fuster, Quim Monzó, M Antònia Olivé, Xavier Bru de Sala, Joan Rendé, Ramon Solsona, Pep Albanell...

La giornata di Sant Giorgio vissuta anche dalle organizzazioni giovanili: scoutismo, centri escursionistici come un'opportunità di finanziare i campi estivi vendendo rose. Di solito con dei calcoli non adatti al mercato: a mezzogiorno avevamo già finito le rose oppure arrivati alla sera le restanti dovevano essere vendute scontate.

E tutto questo nella mia città, nel cuore della vita, dalla Piana di Om e il Born alla passegiata di Pere III e via Guimerà. Centro nevralgico del commercio dove le bancarelle delle librerie emblematiche dell'epoca - non ne rimane più nessuna, di quelle - il Símbol, la Xipell, erano rafforzate da vari collaboratori reclutati tra amici e conoscenti.

Il paesaggio visuale si riempiva in modo discreto ma inarrestabile di bandiere catalane utilizzate come gonne delle tavole, segnalibri o in combinazioni di fiori. Il paesaggio comunicativo respirava per un giorno un odore di libertà, con la maggior parte dei giornalisti spagnoli -gli unici- che riempivano i pochi spazi di libertà per superarli.

Questi sono i miei nostalgici Sant Giorgio. desidero solo che da pochi anni possa prescindere della nostalgia per descrivere le giornate attuali, perché possiamo viverele con normalità. Quella che dà solo la libertà.

Josep Huguet
@Josep_Huguet

Ex ministro del Governo della Catalogna (2004-2010),
Presidente della Fondazione Irla,
Ingegnere industriale.
 

 
Traducció de Maria Barceló

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