venerdì 31 maggio 2013

Il deficit fiscale si mantiene invariabile malgrado la crisi



Tra gli economisti gira una barzelletta che dice più o meno così: "Ci sono soltanto due cose costanti nell’universo, la velocità della luce ed il deficit fiscale catalano". Sfortunatamente, neanche la profonda crisi economica è stata capace di cambiare questo principio, che sembra stabilito come una specie di condanna storica per la Catalogna. Il consigliere catalano di Economia e Sapere, Andreu Mas-Colell, si è presentato ieri per rendere pubbliche le cifre del deficit fiscale, la differenza tra quello che lo Stato riscuote in Catalogna e quello che investe, relative all’esercizio 2010. La realtà fredda dei numeri è che in quell’anno, il secondo dentro una situazione di crisi profonda, il deficit fiscale è stato di 16,543 miliardi di euro, l'equivalente al 8,5% del PIL, leggermente superiore a quello registrato nel 2009. Facendo il calcolo per flusso di beneficio invece che per flusso monetario, il risultato resta di circa 11 miliardi ed il 5,8% del PIL. Mas-Colell si è astenuto dal fare alcuna considerazione politica. Non era necessario. Le cifre smentiscono le teorie secondo le quali la crisi avrebbe fatto scendere sensibilmente il deficit fiscale. Così non è stato. Nè le disposizioni addizionali dello Statuto nè il sistema di finanziamento concordato nel 2009 sono riusciti a ridurre un differenziale insostenibile per l’economia catalana. Nel mondo non esistono altri casi confrontabili. Quello che più si avvicina è il caso dello stato americano del Connecticut, che a malapena arriva al 5% del proprio PIL.
Dal 1986 questo trasferimento di risorse dalla Catalogna verso la Spagna equivale a sei piani Marshall: ammonta a 300 miliardi di euro. Qualcuno in Spagna ha ringraziato i catalani per questa solidarietà forzata? Macchè, la sola insinuazione che la Catalogna possa ricevere un trattamento differenziato provoca un’ondata di critiche. Davanti a questa situazione, è lecito prospettare un cambiamento radicale nei rapporti con lo Stato. Perchè l'alternativa è accettare un castigo costante ed arbitrario come la velocità della luce.
EDITORIALE – ara.cat - 22/05/2013

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