martedì 28 maggio 2013

Il diritto a decidere dei catalani e la votazione del Parlamento della Catalogna del 13 marzo 2013.



Il Parlamento della Catalogna ha fatto un altro passo sul cammino che stiamo percorrendo i catalani per raggiungere lo scopo di esercitare il diritto a decidere. E’ stata una risoluzione che ha raggiunto il voto favorevole di 104 deputati dei 135 di cui dispone il Parlamento con 3 astensioni critiche. E questo è un fatto molto importante.

Ma, perchè è importante questo nuovo voto del Parlamento, se questa stessa istituzione, il 26 gennaio del 2013, ha già approvato la Dichiarazione di Sovranità ed il diritto a decidere del popolo della Catalogna? Lo è per diversi motivi che riassumiamo qui di seguito:

  • Perchè è riuscita ad aggiungere una nuova forza politica alla maggioranza parlamentare che già rivendicava l’esercizio del diritto a decidere, il diritto a votare democraticamente. Ai partiti Convergenza ed Unione, Esquerra (sinistra) Repubblicana, Iniciativa per la Catalogna e la  Candidatura di Unità Popolare si è aggiunto il Partito Socialista. Una votazione che ha dato come risultato 104 voti favorevoli e 3 astenuti critici della CUP per discrepanze sulla convenienza di dover fare questa nuova votazione. Si tratta di un risultato favorevole del 77% del Parlamento con la CUP inclusa.

  • Perchè questi 104 deputati, più i tre astenuti critici, rappresentano un totale di 2.625.230 cittadini. Il 72,19% dei voti emessi nelle ultime elezioni al Parlamento della Catalogna del 25 novembre del 2012 alle quali parteciparono 3.668.310 cittadini, cioè, il 67,76% di partecipazione elettorale su un censo di 5.413.769 persone.

  • Perchè si è posto in evidenza, ancora una volta, che i 27 voti dei deputati contrari a permettere che i catalani possano esercitare il diritto democratico di votare, rappresentano una minoranza molto rumorosa  della società, il 23%, 446.688 cittadini. Sono i votanti del Partito Popolare e del Ciutadans (Cittadini).

  • Perchè questa votazione ha permesso che i socialisti catalani potessero incorporarsi al processo per il diritto a decidere senza restare ai margini. Si sono incorporati al luogo che non avrebbero mai dovuto abbandonare.

  • Perchè, ancora una volta, come già si è fatto nella Dichiarazione di Sovranità, è stato detto che vogliamo come prima opzione, il dialogo con la Spagna per poter esercitare il diritto a decidere di comune accordo con loro. Una Dichiarazione che proclamava come principio di attuazione, cito testualmente: “Dialogo. Si dialogherà e si tratterà con lo Stato spagnolo, le istituzioni europee e l’insieme della comunità internazionale”.

  • Perchè dobbiamo riempirci di ragioni per ottenere il sostegno internazionale nel caso in cui la Spagna ci rifiuti il diritto a votare. E soltanto avremo il riconoscimento internazionale se rimane chiaro a tutti che, malgrado tutti i tentativi di dialogo, lo Stato spagnolo ha voltato le spalle ai catalani.

  • Perchè abbiamo bisogno, in primo luogo, di un’ampia maggioranza per esercitare il diritto democratico a votare su qual’è il rapporto politico che vogliamo avere con la Spagna.


Dalla Spagna si presenta l’esercizio democratico del diritto a decidere come un attentato all’indivisibile unità spagnola e, pertanto, un diritto impossibile da esercitare. Perchè, per loro, al di sopra dei cittadini catalani esiste il corpo etereo della Spagna. Un approccio difeso da tutto il ventaglio politico spagnolo. Un approccio che riassumono dicendo: diritto a decidere uguale a indipendenza.

A me piacerebbe che fosse così, ma non lo è. E quelli che crediamo che la miglior opzione per i catalani sia quella di avere uno stato proprio dobbiamo essere coscienti che votare non vuol dire vincere.

Perchè un modo per riuscire a frustrare la consultazione è far sì che non si raggiunga il quorum che, sicuramente, sarà richiesto. Un quorum che soltanto sarà possibile se votano quelli che vogliono lo stato proprio, una Spagna federale e quelli che vogliono continuare ad essere una comunità autonoma o meno.

E’ questo il primo obiettivo che dobbiamo raggiungere. Il quorum.

Per questo è irritante ascoltare e leggere i commenti degli ultra-nazionalisti catalani che etichettano come traditori e codardi tutti quelli che non dichiarano l’indipendenza oggi stesso. A loro dobbiamo chiedere: ed il giorno dopo la Dichiarazione Unilaterale d’Indipendenza, che loro scrivono con l’acronimo DUI, chè faremo? Chi ci riconoscerà? Perchè non siamo nè il Kosovo con la NATO dietro, nè la Lituania con i paesi baltici e con una Unione Sovietica in decomposizione.

Dobbiamo addizionare e questa votazione è stato un altro passo in più.
 
Jordi Colomines

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