martedì 5 marzo 2013

Sarà il governo spagnolo a proclamare l’indipendenza della Catalogna


La vicepresidente del Governo spagnolo ha annunciato di voler ricorrere al Tribunale Costituzionale contro l’approvazione della “Dichiarazione di Sovranità” da parte del Parlamento regionale catalano. Secondo Soraya Sáenz de Santamaría la dichiarazione approvata lo scorso 23 gennaio ha effetti giuridici e quindi, sebbene sia una risoluzione volta a promuovere un’azione politica (ai sensi dell’articolo 145 del Regolamento del Parlamento catalano) e non sia un testo di carattere normativo, merita di essere riconosciuta come tale per poterne dichiarare la sua incostituzionalità.

A quanto sembra il Governo spagnolo ha ignorato la posizione assunta inizialmente dal ministro degli Esteri Margallo, che sosteneva che la Dichiarazione non avesse effetti giuridici, e riconosce, quindi, natura giuridica alla suddetta dichiarazione. La motivazione sarebbe da individuare nel contenuto politico della dichiarazione stessa, che andrebbe contro allo “spirito costituzionale”, che non viene identificato – come dovrebbe essere – con il passaggio da una dittatura a una democrazia, ma con l’indissolubile unità della patria spagnola. Si vuole presentare ricorso contro una volontà politica approvata dalla maggioranza assoluta dei membri del Parlament, che rappresenta anche la volontà del popolo: un fatto inedito nella storia politica e costituzionale recente dello Stato spagnolo. Le opinioni contrarie all’unità della Spagna sono diventate ora incostituzionali e, quindi, illegali.

Il fatto di presentare ricorso apre il vaso di Pandora con delle conseguenze politiche e giuridiche che hanno una portata imprevedibile, tra le quali le seguenti:


a) La natura antidemocratica dello Stato spagnolo presuppone una violazione dei principi democratici fondamentali: spesso al popolo catalano viene detto che avrebbe diritto all’autodeterminazione solamente se fosse un popolo sottomesso, privato dei propri diritti fondamentali. Ma è chiaro che se un Parlamento, in questo caso quello catalano, non può promulgare una dichiarazione di volontà politica basata sulla libertà di opinione, la Spagna si sta presentando agli occhi del mondo come un paese che non rispetta il pluralismo che lo caratterizza e i principi democratici.


b) Gli effetti dell’incostituzionalità: quando una norma viene dichiarata incostituzionale, non viene applicata o se ne sospende l’entrata in vigore. Ma nel caso di una dichiarazione volta a promuovere un’azione politica, cosa faranno? Dichiareranno incostituzionale l’espressione di una volontà politica del Parlament? Che cosa comporterà concretamente l’incostituzionalità della Dichiarazione? Il Parlament verrà obbligato a cancellare la Dichiarazione dal sito internet e dalla Gazzetta Ufficiale catalana, il Butlletí Oficial?


c) Nel caso in cui il Tribunale Costituzionale accetti il ricorso del Governo spagnolo, questo aprirebbe la porta a ricorsi a organismi internazionali. Che posizione prenderanno organismi come la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo di Strasburgo nei confronti della proibizione di un’opinione, in particolar modo ai sensi degli articoli 9, 10 e 11 della Convenzione Europea per la Salvaguardia dei Diritti dell’Uomo? O cosa diranno della contraddizione che nasce dal proibire una manifestazione di volontà di un parlamento regionale – volontà espressa mediante una dichiarazione senza carattere normativo – rispetto all’articolo 20 della Costituzione spagnola, all’articolo 55 dell’Estatut, lo Statuto catalano, o rispetto a diversi trattati internazionali firmati anche dalla Spagna?

d) Cosa faranno se il Parlamento la approvasse nuovamente? Se fosse una norma, dovrebbe essere annullata ancora una volta, ma è consentito annullare un’opinione? In che modo lo faranno? Sospenderanno il Parlament che intende votarla?

E soprattutto, concedono validità giuridica per quanto riguarda le discussioni sulla sovranità di una dichiarazione di questo tipo e, quindi, legittimano il ricorso al diritto pubblico internazionale che già in svariate occasioni ha regolato l’accesso democratico alla sovranità dei popoli.

Insomma, alla fine – nel caso in cui qualcuno ancora non ci credesse – sarà lo stesso Governo spagnolo, attraverso l’esclusione della realtà catalana dal quadro della legalità costituzionale spagnola, a proclamare l’indipendenza allo Stato catalano. E probabilmente lo farà con lo stesso stile del nazionalismo spagnolo: l’indipendenza a causa dell’esclusione della volontà democratica del popolo catalano dalla legalità costituzionale spagnola. Se confrontano la Costituzione spagnola e la democrazia è chiaro chi ne uscirà vincitore. Fermezza e… tempo al tempo.


Pere Aragonès
Deputato al parlamento della Catalogna




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