venerdì 29 marzo 2013

Non piangero' per te, mia cara compagnia aerea




Economía Digital ha chiesto la mia opinione sulla prossima ristrutturazione della compagnia aerea IBERIA. Ibera rischia fortemente di scomparire a causa della gestione passata e delle sue politiche strategiche mai evolute col tempo. Un'impresa che nacque e crebbe sotto la protezione dello Stato militare e dittatoriale con la predominanza delle ragioni geopolitiche rispetto a quelle economiche, caratteristica che l'ha spinta in un vicolo cieco.
Riassumiamo la sua storia. Fu fondata nel 1927 dall'impresario basco Echevarrieta e promossa da Primo de Rivera come monopolio del trasporto aereo spagnolo. Nel 1929 fu costretta a cedere le proprie rotte e vettori alla nuova nata CLASSA, secondo gli ordini del Governo Militare, per formare un monopolio su una sola compagnia. Durante la Seconda Repubblica Spagnola, CLASSA fu sciolta e fu invece fondata la compagnia LAPE. Durante questi anni invece Iberia seguito ad esistere ma senza alcuna attivit
à reale. Nel 1937, durante la Guerra Civile, Iberia fu riabilitata e diventò la compagnia aerea delle truppe nazionaliste con sede a Salamanca e aderì al collettivismo di tipo mussoliniano dell'INI. Arriva poi la transizione e, come ulteriore manifestazione della debolezza del processo, i vari governi attivano, tardivamente e contro gli interessi generali, la privatizzazione necessaria per l'integrazione nella Comunità Europea. In generale in Spagna tutti i partiti, che siano stati UCD, PSOE o il PP, hanno privatizzato centralizzando e concentrando tutto il potere a Madrid e cedendo tutti i tesori della corona ad una ristretta cerchia oligarchica.
In questo contesto, durante l'inizio degli anni '90, i dirigenti dell'Istituto Nazionale dell'Industria (INI), avente la maggioranza del capitale sociale di Iberia, seguirono una strategia di espansione verso il mercato sudamericano, preparandosi per la liberalizzazione del traffico aereo interno all'Unione Europea. Il risultato di questa strategia di colonizzazione dell'America del Sud fu un disastro. Le perdite di Iberia furono ingenti e l'INI, finanziato dal Governo spagnolo, fu costretto a ben due aumenti di capitale.
L'anno 2001 ha marcato un confine nella storia della compagnia. Nel mese di aprile, con la sua quotazione in Borsa, Iberia completava il suo processo di privatizzazione. Cominci
ò a far parte dell'alleanza "Oneworld", insieme alle aerolinee British Airways, America Airlines ed altre minori, e fu quotata nel listino IBEX 35 fino alla fusione del 2011. La nuova holding risultante, chiamata International Airlines Group (IAG) è la stessa che oggi impone, per la prima volta in 85 anni, una ristrutturazione economica che secondo alcuni esperti porterà Iberia alla dissoluzione.
Come utente quasi obbligato di Iberia, vi giuro che
"non piangerò per te, mia cara compagnia aerea". Un'azienda nata e cresciuta dallo Stato e che sistematicamente ha unito l'inefficienza ai pregiudizi politici, è un dinosauro che non può più evolversi. La compagnia, sotto la protezione dell'AENA (o è AENA stessa a vivere sotto la protezione di Iberia?), ha dimostrato più volte la sua predilezione per l'aeroporto di Madrid a scapito di quello di Barcellona. Iberia, insieme con l'AENA, ha tentato di nascondere l'evidenza di questo pregiudizio, finché AENA stessa non ha divulgato i dati disaggregati dei ricavi e perdite per ogni aeroporto della propria rete. Iberia ha scelto di abbandonare completamente l'aeroporto di Barcellona, retrocedendolo a scalo secondario e HUB per compagnie aeree low-cost, sempre però conservando la propria presenza sul ponte aereo Barcellona-Madrid, il secondo più redditizio del mondo. Non vi domandate il perché di questa anomalia e che se non è strettamente legata alla dipendenza che ha Barcellona e la Catalogna verso Madrid, malgrado sia la regione più produttiva dello Stato? Ho vissuto direttamente i colpi bassi inferti dal duo Iberia/AENA quando si scoprì che, in almeno una dozzina di casi, AENA aveva autorizzato e indotto alcune compagnie internazionali ad effettuare i propri scali a Madrid, proibendo espressamente l'aeroporto El Prat di Barcellona. Posso citare il caso clamoroso della Singapur Airlines che aveva già da un paio di anni un accordo con Spanair per effettuare scalo a Barcellona sulla linea per San Paolo del Brasile. AENA lo proibì e lo slot fu invece concesso a Iberia. Anche la creazione dell'HUB di Miami fu occasione per Iberia/AENA per favorire l'aeroporto Barajas di Madrid, ostacolando in ogni modo l'instaurazione di linee dirette da Barcellona verso gli USA. L'unico risultato fu che tali linee restarono in mano alle compagnie statunitensi che, visto l'alto rendimento, in molti casi furono ben contente di raddoppiarne la frequenza. Potrei continuare con gli esempi ma non c'è spazio.
Riassumendo, mi dispiace per i problemi a cui potrebbero andare incontro migliaia di lavoratori, ma insisto che una compagnia aerea concepita come arma dell'oligarchia madilegna e non come strumento al servizio della comunit
à, si merita di essere cannibalizzata dai britannici. Il loro imperialismo, perlomeno visto dalla Catalogna, risulta più pragmatico ed economicamente efficiente.

Articolo di Josep Huguet Biosca,
@Josep_Huguet
Ex ministro del Governo della Catalogna (2004-2010),
Presidente della Fondazione Irla,
Ingegnere industriale.

0 comentaris:

Posta un commento