sabato 14 settembre 2013

La Matematica della Via Catalana


Una delle risposte unioniste all’imponente partecipazione alla Via Catalana di ieri è stata quella della “matematica”. Davvero! Una costellazione di stupidi (guidati dal ministro degli Interni, on. Jorge Fernández Díaz) hanno usato la matematica per minimizzare la quantità di gente che ha partecipato all’evento. Uno degli argomenti è quello della “divisione”. Il ragionamento è il seguente: “se il tracciato della via era di 400 chilometri e ogni persona occupa un metro, nella via soltanto potevano esserci 400.000 persone (400.000 metri divisi per una persona al metro fanno 400.000 persone). Pertanto, nella manifestazione soltanto c’era la quarta parte dei 1.600.000 cittadini che sono stati annunciati dagli esagerati. E’ matematica pura!”. Dopo aggiungono, con tono arrogante e accondiscendente, “Sia chiaro che sono, comunque, tanti e che non voglio sminuire il successo della manifestazione, ma non c’è bisogno di moltiplicare per quattro le presenze”.





Suppongo che tutti avete ricevuto dei tweet e dei messaggi simili nelle ultime ore. Logicamente, affinchè l’argomento di questi illuminati pseudo-matematici possa funzionare, nella catena umana soltanto ci deve essere una persona ogni metro. Ma se si osservano le immagini trasmesse da tutte le televisioni e riprodotte in tutti i giornali si vedrà che ci sono un’infinità di sezioni della catena dove non c’è una sola persona ma una vera e propria agglomerazione di gente. Nella foto allegata qui sopra, ad esempio, si può vedere che la questione di una persona al metro è un’ipotesi audace che NON sembra avere come obiettivo il calcolo del numero reale di manifestanti ma quello di sminuire quello che, senza dubbio, è stato un successo senza attenuanti.

Un altro ragionamento utilizzato dai pseudo-matematici è quello della “sottrazione”: se veramente sono andati alla manifestazione 1.600.000 di catalani, allora significa che in Catalogna ci sono 5.400.000 unionisti (7.000.000 meno 1.600.000). I ministri del PP si sono appropriati rapidamente di tutta questa gente alla quale hanno addirittura battezzato con il nome di “maggioranza silenziosa”.

Questa non è un tattica nuova. Il PP la utilizza da molto tempo: "tutti quelli che non votano gli altri, in realtà volevano votare me", pensano questi illusi. La utilizzarono ai tempi dello statuto e la usano dopo ogni elezione per dimostrare che i risultati ottenuti sono migliori di quanto realmente siano. La verità è che nè quelli del PP nè nessuno può sapere i motivi per cui certe persone non siano andate alla via. Sicuro che ci sono molteplici ragioni. Quello che sappiamo è che appropriarsi dei voti di quelli che non hanno votato o dei manifestanti che non si sono manifestati è una grossolana manipolazione che porta a delle conclusioni sbagliate.

Matematicamente, per dimostrare che la loro teoria è sbagliata bisogna soltanto che ci sia una sola persona che non sia unionista e che non abbia partecipato all’evento. E dunque, la dimostrazione delle falsità del PP sono IO, perché io non sono andato alla via per motivi di lavoro (stavo insegnando a New York). E so di non essere l’unico perché sono rimasto ad ascoltare RAC1 e Catalunya Radio e c’erano molte persone che intervenivano in onda e che erano indipendentiste e nemmeno loro si trovavano alla manifestazione. Pertanto, fate attenzione ad appropriarvi della “maggioranza silenziosa che non è andata alla manifestazione” perché, a un certo punto, a qualcuno non torneranno i conti e si prenderà un bel spavento.

Al posto di dividere e sottrarre, il PP dovrebbe (soprattutto il suo ministro catalano) addizionare. Non ci sarebbe bisogno di speculare su un’eventuale maggioranza silenziosa se chiedessero direttamente alla gente. Con un referendum nessuno farebbe strane operazioni quali sottrarre o dividere. Si potrebbe solo aggiungere. E la domanda è, perché hanno così paura di aggiungere la gente che vuole andare via veramente da questo paese? Perché questo panico verso le urne?



Xavier Sala i Martin
Docente universitario presso la Columbia University

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