lunedì 28 aprile 2014

I due grandi dati nascosti nell’ultimo sondaggio CEO


Forse lo ripeto troppo, ma conviene insistere ancora una volta sulle idee chiavi dell’ultimo studio Òmnibus del CEO (Centre d’Estudis d’Opinió – Generalitat de Catalunya) che, tra le altre risposte, indicava quella di un 59,7% dei catalani (sull’insieme del censimento elettorale), che sono a favore che il nostro paese diventi un nuovo Stato d’Europa. La maggioranza degli opinionisti hanno insistito sull’importanza di questo dato e sulla tendenza sostenuta alla crescita (che prosegue) del numero di indipendentisti.

Tutte le campagne della paura, gli insulti ed il discredito verso il nostro intero paese, verso le persone e le istituzioni che lanciano continuamente, hanno effetti controproducenti. Tutti hanno evidenziato anche (perchè è molto importante) il fatto che fino ad un 87% degli intervistati affermano che sono disposti ad accettare il risultato derivante dalla Consultazione del 9 novembre: in breve, significa che oltre alla logica divisione di pareri esistente in qualsiasi società democratica matura, non c’è praticamente in Catalogna (eccetto in alcuni settori marginali di bassissima istruzione) nessun tipo di frattura sociale, come invece predica instancabilmente (ed erroneamente) il dipendentismo.

Ma, a mio parere, la solidità del processo si basa anche, con straordinario vigore, su altri due dati: il primo lo deduco io stesso dai dati dello studio; il secondo, l’ho trovato su twitter attraverso un tweet interessante del politologo Sergi Castañé. 

I sostenitori che la Catalogna diventi un nuovo Stato di Europa tra quelli che hanno studi universitari arriva al 67,7%, una cifra veramente stratosferica. Ciò significa que quelli che hanno più possibilità di indicare tendenze, di costruire il “mainstream”, di delimitare le correnti centrali del paese, hanno molto chiaro quale deve essere l’obiettivo di futuro da raggiungere. E’ un dato importantissimo. 

Lo è anche un altro dato: fino al 32%, circa un terzo, di quelli che si considerano sia spagnoli che catalani, sono per una Catalogna come nuovo Stato di Europa. E’ un’indicazione chiara del fatto che, a differenza del nazionalismo essencialistico spagnolo, nella Catalogna delle identità plurali si riesce a distinguere perfettamente tra la propria identità (individuale e non trasferibile) e le dipendenze politiche che si preferisce stabilire, il modo concreto come si desidera essere governato come cittadino residente di questo paese. 

Si tratta di notizie molto potenti per l’ottimismo.



Miquel Perez
Dottore in Storia, Archivista

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