giovedì 8 agosto 2013

Lo Stato come strumento dei cittadini

Come democratica e anche, come repubblicana, concepisco le istituzioni politiche come uno strumento per garantire i diritti e gli interessi dei cittadini. Pura e semplicemente, uno stato –o qualsiasi altro livello di amministrazione- ha un senso nella misura in cui i cittadini percepiscono che esso è utile per loro. Oppure, ed è la stessa cosa, una istituzione politica deve modificarse profondamente se i cittadini hanno la convinzione che, nella forma attuale, non serve più.

La Catalogna ha il diritto di convocare un referendum d’indipendenza non perchè qualcuno si sia inventato questo diritto, nè perchè sia spuntata dal nulla una nazione, ma perchè i cittadini hanno tutto il diritto, in Catalogna e nel resto del mondo, di decidere la forma che devono assumere le proprie istituzioni. Tra le altre cose, perchè sono i cittadini a dotarsi di istituzioni per gorvernarsi. Malgrado pesi a qualcuno, le istituzioni non emanano da nessun diritto divino...

Nel caso catalano, la disparità di vedute tra la Catalogna e lo Stato spagnolo su aspetti fondamentali della società si è evidenziato negli ultimi anni. E sempre con più intensità. La lista dei conflitti politici tra lo Stato spagnolo e la Catalogna è lunga, ma vale la pena sottolinearne qualcuno per farci un’idea della loro portata. In primo luogo, malgrado un vastissimo spettro della società –che include tutte le associazioni imprenditoriali e tutti i sindacati, ed anche quasi tutti i partiti politici- rivendichino da decenni la costruzione di un corridoio ferroviario di merci che colleghi con alta velocità la costa mediterranea con il nord Europa, i successivi governi spagnoli si sono rifiutati di investire su di esso. E così, un’infrastruttura che la società catalana considerava essenziale per lo sviluppo economico e sociale della costa mediterranea, è stato disprezzato dallo Stato spagnolo persistentemente e senza argomentazioni economiche.

E’ inoltre risaputo che l’80% del Parlamento della Catalogna sostiene il sistema d’immersione linguistica in catalano e, malgrado la Catalogna abbia competenze proprie in istruzione, lo Stato spagnolo da anni sta cercando di far crollare il sistema per via giudiziaria. Eppure la immersione linguistica garantisce che gli alunni catalani padroneggino il catalano ed il castigliano alla fine del periodo scolastico obbligatorio e, di fatto, ciò permette che gli alunni catalani ottengano voti in lingua castigliana molto al di sopra della media spagnola. In ogni caso, il sistema d’istruzione difeso massivamente dalla società catalana è attaccato permanentemente dalle istituzioni spagnole.

Finalmente, sul rapporto fiscale tra la Catalogna e lo Stato spagnolo, mentre la maggioranza di catalani considera che il contributo netto allo Stato sia eccessivo (8,5% del PIL, cioè, 16,500 Miliardi di euro annui), e senza paragone in altre regioni europee, lo Stato spagnolo si mostra inflessibile alla revisione del sistema di finanziamento catalano.

Di fronte alle profonde discrepanze politiche, e alla percezione che lo Stato spagnolo non rappresenta i catalani nè difende i suoi interessi,  i cittadini hanno il diritto di potersi dare un altro stato che sia utile per loro.




Marta Rovira

Segretaria generale del partito Esquerra Republicana (Sinistra Republicana)

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