lunedì 12 agosto 2013

I fischi e la maleducazione


"Le espressioni di rifiuto spontanee che sorgono negli eventi “apolitici” dove c’è un miscuglio di gente di ogni tipo, credo dimostrino fino a che punto la centralità, la realtà maggioritaria, è l’indipendentismo"


Ogni volta che la Sig.ra Camacho & Co. parlano della Catalogna reale, quella che non è interessata ai dibattiti sovranisti, nè ai calcoli su chi riceve e chi dà cosa, nè alle battagliette identitarie inventate per rompere la convivenza e separare la società catalana, ogni volta che parlano della Catalogna reale che dicono di rappresentare, oltre a ricordare loro in che modo sono ripartiti i seggi (del parlamento catalano), dovremmo farli vedere tutta la collezione di filmati esistenti sulle “fischiate” all’inno, alla bandiera ed al Re.

Negli eventi organizzati dagli indipendentisti è normale che ci siano indipendentisti, ma le espressioni di rifiuto spontanee che sorgono negli eventi "apolitici" dove c’è un miscuglio di gente di ogni tipo, credo dimostrino fino a che punto la centralità, la realtà maggioritaria, è l’indipendentismo.

Antoni Bassas ha pubblicato un articolo sul giornale Ara che dice che fischiare l’inno spagnolo è maleducazione perchè la democrazia si basa sul rispetto dell’altro e perchè quello che non vuoi per te non devi volerlo per nessuno. Quando un catalano parla di buona educazione inizio a tremare. Con tutto quello che abbiamo permesso che ci venga fatto in nome della buona educazione! In nome del rispetto agli altri spesso abbiamo perso il rispetto per noi stessi, ed un chiaro esempio di questo è l’abitudine diffusa di passare al castigliano con i castigliano-parlanti perchè è maleducato mantenere il catalano.

Direi che Antoni Bassas confonde il disprezzo con la protesta. Francamente, è semplice da capire che tutte le volte che durante un evento massivo si fischia l’inno spagnolo non si sta disprezzando il simbolo nè i sentimenti che rappresenta, ma si sta protestando contro la imposizione di questo simbolo. Ci disturba terribilmente che ci costringano, perchè siamo adulti e perchè vogliamo essere liberi. Per lo stesso motivo per cui siamo tanti i catalani che non tifiamo la selezione spagnola. Non perchè sia spagnola ma perchè le federazioni sportive spagnole si danno molto da fare per non permettere il riconoscimento delle federazioni catalane. A Gerard Piqué che non capisce che un catalano possa mettersi contro la selezione spagnola dico che a me non entra in testa che lui non lo capisca.

Spero, e direi che sarà così, che il giorno in cui la Catalogna sarà indipendente saremo capaci di mandar giù tutta l’amarezza accumulata e di trattare i simboli spagnoli con lo stesso rispetto con cui trattiamo i simboli degli altri paesi del mondo. Nel frattempo, dobbiamo sfruttare tutte le strade pacifiche di cui disponiamo per esprimere il nostro rifiuto ad uno stato che crede che siamo di sua proprietà e che ci tratta come tali. E non è maleducazione. E’ fare "ai" quando qualcuno ti picchia.
 



 
Astrid Bierge – El Singular Digital

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