venerdì 23 agosto 2013

Cornuti e mazziati, adesso sono gli accessi al Porto di Barcellona


Il Governo spagnolo saccheggia la cassa del Porto di Barcellona per pagare una parte dei lavori per i collegamenti ferroviari che aveva promesso.
Dopo che la Ministra Pastor riconoscesse lo scorso febbraio 2012 che lo Stato spagnolo ha un debito con la Catalogna di 5,748 miliardi di euro in infrastrutture e dopo l’annucio agli inizi di giugno che avrebbe dato il via agli accessi definitivi al porto, dopo tanti ritardi e inadempienze subiti da questa infrastruttura chiave per l’economia catalana, adesso, secondo quanto pubblicato su El Confidencial, la Ministra Pastor ha deciso che sia l’ente “Port de Barcelona” stesso a finanziare la metà del costo della prima fase dei lavori mettendo a disposizione dalla propria cassa 50 milioni di euro. L’accordo raggiunto tra il “Port de Barcelona” e il Ministero dei Lavori Pubblici permette di lavare la faccia della Ministra di fronte agli investitori internazionali e sottolinea, ancora una volta, che lo Stato viola sistematicamente gli impegni presi con la Catalogna.
La Spagna non investe in infrastrutture prioritarie per l’economia catalana

I collegamenti ferroviari con scartamento europeo è una rivendicazione della Generalitat, dei settori economici della Catalogna, degli investitori multinazionali come Seat, Nissan o Hutchison, ed è un impegno dei Lavori Pubblici non rispettato. La multinazionale cinese Hutchinson che ha già investito 300 milioni in un nuovo Terminal di container, che duplica la capacità del Porto di Barcellona, ha previsto di investire altri 200 milioni di euro ma esige che i collegamenti ferroviari siano pronti come concordato a suo tempo, e l’unico modo che hanno trovato ai Lavori Pubblici per mandare avanti l’opera è stato quello di mettere mano alle casse del Porto.

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