sabato 13 aprile 2013

Catalogna, progetto per il progresso


In maniera silenziosa, senza uscire dai confini spagnoli, il catalanismo politico nasce circa 150 anni fa, con una duplice ambizione: ottenere per la Catalunya un proprio spazio - culturale, economico, politico - e modernizzare la Spagna, che appariva uno Stato arretrato, sotto tutti gli aspetti, se rapportata alla rivoluzione industriale catalana. La classe dirigente catalana aveva compreso che in assenza di una rigenerazione della politica (minata dalla corruzione) e di una modernizzazione della Spagna non si sarebbe mai creato il terreno adeguato per lo sviluppo di un progetto catalano di progresso. La Catalunya, dunque, non mirava a una rottura formale con lo Stato spagnolo, né era portatrice di una rivendicazione nazionalista classica; sosteneva, piuttosto, la necessità di non creare ostacoli reciproci. Di fatto, quello che il catalanismo reclamava nel 1900 era: uno Statuto di autonomia (politica), un concerto fiscale (risorse), il porto (infrastrutture e reti) e università (spazio culturale). Oggi, nel 2013, nessuno di questi quattro aspetti è garantito e tutti e quattro sono costantemente minacciati dalla legislazione spagnola o, nel caso delle infrastrutture, dall'assenza di investimenti da parte di uno Stato che lascia la potente economia catalana, nella sua competitività globale, senza alcun sostegno. 

La convinzione che con la modernizzazione della Spagna l'incastro con la Catalunya si sarebbe rivelato positivo e stabile risulta smentita, in particolare, con la modernizzazione spagnola intrapresa nel 1982 (Felipe González). Questo progetto di modernità si mostrerà antagonista con il progetto catalano. La modernità spagnola si sostanzia nella creazione di un macro-centro, Madrid, che concentra tutta la potenza economica, finanziaria, culturale, politica, sportiva, simbolica; si desertificano e si "succursalizzano" tutte le "province", senza distinzione alcuna. Per tale ragione, nonostante la Spagna sia il paese del mondo (eccettuata la Cina) che ha costruito il maggior numero di km di alta velocità ferroviaria, nessuno dei tracciati creati ha toccato (fino al 2013) una frontiera, mentre tutti passano per Madrid. Naturalmente alcune di queste tratte sono state chiuse per carenza di passeggeri e nessuna risulta economicamente redditizia! Questa provincializzazione della Spagna si è rivelata una rovina economica e una zavorra politica, poiché ha creato élites locali senza progetti - fatta eccezione per Catalunya e Paesi Baschi - dedite a sfruttare a proprio vantaggio il rendimento delle opere pubbliche... ben prima della crisi. 


Il catalanismo politico, prima di simili evidenze, aveva ritenuto che occorresse contribuire a finanziare - con le eccedenze catalane - la futura modernità spagnola, per garantirsi il rispetto dello spazio catalano. Così si è accettato il drenaggio fiscale (10% del PIB catalano!) sperando che il patto fosse temporaneo, come poi non è stato: il medesimo drenaggio continua oggi, in una fase in cui la Catalunya ha bisogno delle proprie risorse per far fronte alle necessità sociali derivanti dalla crisi. 

In tale contesto, il catalanismo politico, che abbraccia l'80% o più della società catalana (destra e sinistra moderata), chiede - nel 2006 - di riscrivere lo Statuto di autonomia, al fine di blindare lo spazio catalano, la protezione della lingua e le risorse necessarie per portare avanti il proprio progetto. Si approva così un nuovo Statuto. La Spagna lo ritaglia in molte parti, considerandolo eccessivo, e - una volta approvato in via referendaria dal popolo catalano - viene impugnato davanti al Tribunal Constitucional e nuovamente amputato. Amputato in tutto ciò che di nazionale aveva, ossia di tutto quanto andava al di là di competenze meramente decentralizzate o regionali. Nella sostanza si dice alla Catalunya: sei una regione come qualsiasi altra, avrai quello che hanno tutti. Ma per la coscienza dei catalani non è così: la Catalunya è un progetto di progresso e convivenza, di modernità e vocazione europea, un progetto spiegato e creato in lingua catalana. Un processo che necessita, per esistere, di autonomia politica, di risorse proprie, di spazio culturale e di connessione con il mondo, elementi che la Spagna ostacola. 

In tale quadro il "sobiranisme", il desiderio di indipendenza, non sono soltanto il compimento di un mandato storico, ma anche la congiunzione della coscienza nazionale con un progetto di sviluppo in un quadro europeo. Una nazione è un progetto e la Catalunya non si incastra nella Spagna perché il progetto spagnolo è qualcosa di diverso. La libertà è la conseguenza di una eterna aggressione da parte di una Spagna che non tollera la differenza, che 300 anni fa ha deciso di sottomettere i catalani "alle leggi e alla lingua di Castiglia" e che oggi continua a dettare leggi per imporre il regime linguistico spagnolo a scuola o un orario commerciale omogeneo ai quartieri della Catalunya. La Catalunya non abbandona la Spagna per dispetto o risentimento, ma per la necessità di uno spazio che non esiste sotto la vigenza delle leggi spagnole. Uno spagnolismo che, quando degenera, produce mostri come la dittatura del generale Franco (40 anni) che, dal primo giorno, mette al bando le istituzioni catalane, la cultura e la lingua del paese, la libertà civile e democratica, cercando di realizzare ciò che tre secoli prima avevano imposto i borboni. Si dice: "per governare la Spagna occorre bombardare Barcellona ogni 50 anni". La Spagna è fondata sulla violenza esercitata contro tutto ciò che è diverso. 

Una Catalunya indipendente integrata nell'Unione europea - perlomeno nei legami commerciali - manterrebbe, sul piano umano, eccellenti relazioni con la Spagna, perché queste relazioni esistono già oggi. Occorre differenziare le persone e i popoli dell'aggressivo e opprimente Stato spagnolo (l'incarnazione di élites nefaste che concentrano il potere e la sua narrazione). I sentimenti che condividono catalani e spagnoli (e si dovrebbero aggiungere i portoghesi) si affermerebbero in maniera più piena di quanto non accada adesso che le accuse reciproche avvelenano le relazioni. E' adesso che alla Catalunya costa vendere il suo cava alla Spagna, a causa del boicottaggio commerciale: essendo liberi, saremo amici. Saremo noi nel mondo. Saremo un alleato del progresso, del benessere, dello sforzo di rendere il mondo migliore.
Leggi questo articolo in inglese, spagnolo e francese


Scrittore e giornalista

0 comentaris:

Posta un commento