lunedì 5 maggio 2014

Dietro la minacccia, il nulla


Il 4 giugno 2009, quando il Consiglio comunale di Arenys de Munt approvò di cedere i locali comunali per fare una consultazione sull’indipendenza della Catalogna, il consigliere che l’aveva proposta, Josep Manel Ximenis, era convinto che la guardia civile avrebbe “chiamato di primo mattino” (sta a significare l’arrivo a sorpresa della polizia in casa degli oppositori durante la dittatura). Il 2 di settembre, l’avvocato dello stato fece ricorso e l’indomani la giudice titolare del tribunale n° 14 di Barcellona rese nullo l’accordo del Consiglio. Ximenis, sopraffatto dalle minacce, pensò: 'Oggi si, oggi arrivano.' Ma niente. Il giorno della consultazione, il 13 di settembre, arrivò l’ordine di non far entrare le urne in comune e, quando, alle 9 del mattino, la gente inizió a prendere le schede in un altro locale vicino, Ximenis pensò: 'Adesso non tarderanno.' E invece no. 'Salti un ostacolo e vedi che non succede nulla', conclude.

Il successo di quella iniziativa portò a fare delle consultazioni in altri 167 comuni, nei giorni 12 e 13 dicembre. Jordi Fàbrega, sindaco di Sant Pere de Torelló, disobbedì a giudici e pubblici ministeri e portò le urne dentro in comune. Se volevano, potevano arrestarlo. Ma niente.

In un anno e mezzo, altri 511 comuni, includendo la capitale Barcellona, fecero dei referendum 'illegali' con decine di migliaia di volontari, e votarono oltre un milione di persone. E fu una festa. Parallelamente, tutte le forze vive dell’unionismo spagnolo, anche il presidente del governo, esclamavano, urlavano, censuravano, insultavano, vietavano, vituperavano, denunciavano... E niente di niente.

Sono passati diciotto mesi dalla Diada (11 settembre) del 2012, quando il
Il Parlamento Catalano
processo si scatenò ufficialmente e, in tutto questo tempo, ci sono stati soltanto grida, minacce, chiasso, agitazione e guerra sporca sotterranea ma non un solo atto di forza dichiarato ed effettivo.

La sentenza del 25 marzo scorso del Tribunale Costituzionale (TC) sulla dichiarazione di sovranità che proclamò il nostro parlamento ha messo in evidenza le difficoltà dello stato per fare un atto di forza. E’ risaputo che il presidente dell’organo giudiziario – ed alcuni altri membri- non solo non è imparziale, ma si tratta di un catalanofobo dichiarato ed un contumace seguace di estrema destra; per questo fu designato dal PP. Ma non è riuscito ad imporre la sentenza che le sue viscere avrebbero voluto perchè doveva darne una spiegazione giuridica che non avrebbe potuto dare.

Adesso ci risulta che il governo spagnolo ha bisogno degli opuscoli della FAES per 'informare' gli europarlamentari sul processo catalano. Ma, non erano sotto la protezione di tutte le leggi del mondo? Non era evidente che l’UE avrebbe vetato la Catalogna? La Catalogna non doveva vagare nei secoli dei secoli da sola per gli spazi siderali?

Le sfuriate hanno avuto influenza su alcuni catalani. Per questo ci sono dei timori, molta gente si attende un atto di forza da un momento all’altro: commissariamento dell’autonomia?, inabilitazione del presidente della Generalitat?... Ma con quale base giuridica? Soltanto la caverna mediatica o dei politici senza responsabilità diretta ne hanno parlato. Mas, Espadaler, Forcadell... hanno sempre detto che agiranno sempre nella legalità. Lo stesso Vidal-Quadras, che aveva chiesto di mandare uno squadrone della guardia civil a deporre il presidente della Generalitat, ha appena detto che non si può illegalizzare la ANC (assemblea nazionale catalana) semplicemente per esprimere delle opinioni. Il presidente del Parlamento Europeo lo aveva già rimproverato quando chiese un intervento armato contro la Generalitat e molti stanno sull’attenti.

Gridano molto, ma i fatti sono inconfutabili, hanno fallito su tutti i fronti: il discorso della paura, lo strozzamento fiscale, il tentativo di spaccare la società catalana, i presunti imprenditori amici, le denunce della rappresentante dello stato spagnolo nella Catalogna, Sig.ra Llanos de Luna, il supporto internazionale, la guerra sporca della polizia, la guerra sporca dell’informazione.. Cosa rimane? 

Quando il 84% del censo è a favore di una iniziativa –la consultazione– che hai osteggiato per terra, mare e aria durante diciotto mesi, significa che hai sbagliato clamorosamente la strategia e l’azione. Quando una quarta parte della popolazione si mobilita, inaudito per un movimento sociale, non puoi tentare iniziative insensate.

Ci sono 4.000 poliziotti in Catalogna senza occupazione assegnata, ma cosa potrebbero fare? Potrebbero tentare le classiche provocazioni da guerriglia urbana, disordini sulle strade, qualche molotov... Ma l’unionismo violento è stato ben identificato e non esiste alcun sustrato sociale che possa sostenerli. 800 “mossos” (polizia catalana) in borghese vigilarono affinchè non ci fossero provocazioni orchestrate dai servizi segreti o dall’estrema destra durante la Diada del 2012. Un errore da parte loro in questo senso precipiterebbe le cose. 'Noi dobbiamo alla Falange (estrema destra) il successo sconvolgente della prima consultazione di Arenys de Munt', dice Josep Manel Ximenis (perchè organizzarono una protesta che portò la stampa ad Arenys).

Elena Valenciano, la numero due del PSOE, ha appena visto ora: ai, ai!, che il prossimo 8 aprile il Congresso spagnolo non disturberà la tabella di marcia catalana, a differenza del piano Ibarretxe, che tanto hanno evocato. C’è stata una sentenza del Tribunale Costituzionale contro una dichiarazione del parlamento catalano ed il parlamento catalano ha reagito con indifferenza. La Razón diceva in prima pagina: 'Il TC proibisce a Mas di celebrare la consultazione indipendentista', ai,ai,ai! 

Passano i mesi e continuano a stare nel pallone, confusi dalle storie che si raccontano da soli, eppure sono consigliati da amici: Duran i Lleida aveva avvertito Rajoy che se non faceva nulla si sarebbe trovato una dichiarazione unilaterale di indipendenza sul tavolo. Ma il suo dramma è che se fa qualcosa, la troverà ugualmente.

Nè il governo nè il parlamento catalani trasgredirano alcuna legge e, probabilmente, non si farà la consultazione se, come si prevede, le istituzioni spagnole la vieteranno. Ma immaginate la scena: 11 settembre 2014: milioni di persone in piazza chiedendo di poter votare; 18 settembre: referendum in Scozia mostrando al mondo la civiltà britannica; 9 novembre: milioni di persone in piazza denunciando la intolleranza degli spagnoli ed un sequesto delle urne davanti alle telecamere di tutto il mondo.

La pentola bollirà al massimo quando si faranno elezioni anticipate in Catalogna che daranno la maggioranza alle formazioni politiche del SI. Sarà il momento decisivo annunciato da Duran e riconosciuto da il presidente catalano Mas, ma fino a un secondo prima avremo rispettato la legge spagnola. Il governo catalano ha già il supporto di alcuni paesi amici. Quando il primo riconosca la Catalogna, l’indipendenza sarà un fatto compiuto. Rajoy e Rubalcaba boccheggieranno come pesci fuori dall’acqua e continueranno a proferire degli anatemi sconnessi e incomprensibili. La strada di Mas potrà essere scoscesa, ma lo è molto di più quella di Rajoy. 

Dietro la minaccia, c’è il nulla.

Eugeni Casanova  – Vilaweb.cat

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