domenica 16 novembre 2014

Nascondere un deficit colossale

Il Ministro delle Finanze Montoro aveva già detto che avrebbe fatto le bilance fiscali per dimostrare che il deficit fiscale catalano non esisteva.

Finalmente, il ministro Montoro ed il suo impiegato Angel de la Fuente, ex-ricercatore del Consiglio Superiore di Ricerche Scientifiche (CSIC) e dell’Università Autonoma di Barcellona, hanno pubblicato i loro “conti territorializzati”.

Dopo un prima lettura, questi sono i miei commenti:

Primo. E’ vergognoso che il ministro nasconda i dati che dovrebbero essere di proprietà pubblica e che non vengano pubblicati affinchè gli economisti possano fare i calcoli che più aggradano, inclusi alcuni metodi scientifici utilizzati da anni. Nascondere i dati e pubblicare soltanto dei “conti territorializzati” cucinati da economisti affini è una vergogna intellettuale. Nei paesi democratici i dati sono dei cittadini e non certo del ministro o del re e gli ex-accademici rispettati non dovrebbero partecipare a questo occultamento.

Secondo. Ho già detto altre mille volte che non esistono bilance fiscali buone o bilance fiscali cattive. Ognuna è la risposta corretta a una domanda concreta.

Terzo. Una volta visto quello che hanno fatto il De la Fuente e colleghi, la domanda alla quale rispondono i loro conti è: “Se la Catalogna fosse indipendente, quanti soldi netti avrebbe la Generalitat una volta tenuto conto delle nuove spese che avrebbe dovuto pagare e che finora pagava il governo centrale?” Risposta: 8.455 milioni di euro. Niente male! E’ confortante sapere che in una Catalogna indipendente, la Generalitat non sarebbe più strozzata e non soffrirebbe più per pagare la sanità e l’educazione. Grazie, ex-professore De la Fuente per l’informazione.

Quarto. Siccome sappiamo che De la Fuente ed i suoi aiutanti hanno fatto l’impossibile per rendere questo dato del deficit il più basso possibile (Montoro aveva confessato che l’obiettivo di questi conti era politico: cioè non voleva dare munizioni al sovranismo catalano!), sappiamo che l’avanzo della Generalitat indipendente sarebbe certamente molto superiorie a questi 8.455 milioni.

Quinto. Con l’indipendenza, i soldi addizionali che avrà la Generalitat non sono i soldi che avrà la Catalogna. Il motivo è che ci saranno molte più spese che saranno a carico della Generalitat e che prima pagava il governo di Madrid, spese che prima si facevano in Spagna e che a breve si faranno in Catalogna. La risposta alla domanda “quanti soldi addizionali avrà la Catalogna come paese in caso di indipendenza?” la risposta è “il saldo della bilancia fiscale calcolata con il metodo del flusso monetario”.

Siccome De la Fuente non ha fatto questi calcoli (e qui è dove quel economista onesto e rispettabile che era Angel perde la sua rispettabilità, perchè un accademico come lui non dovrebbe partecipare a dei programmi di occultamento di dati), possiamo utilizzare i dati della Generalitat: se la Catalogna fosse indipendente, il suo PIL aumenterebbe di 16 miliardi di euro perchè tutte le tasse che (facendo parte della Spagna) vanno via dalla Catalogna resterebbero nel paese.

Sesto. I calcoli di De la Fuente e dei suoi colleghi suppongono che le spese pubbliche non territorializzate e che si fanno a Madrid, portano beneficio a tutti i cittadini allo stesso modo. Porta vantaggi ai catalani il Museu del Prado? tanto quanto ai madrileni (che abitano vicino al museo e lo possono visitare più frequentemente)? e lo stipendio del re? porta beneficio allo stesso modo a un monarchico o a un repubblicano? e lo stipendio del ministro Wert? è un vantaggio per gli spagnoli che vogliono la scolarizzazione in castigliano nella Catalogna o per i catalani che vogliono la scolarizzazione in catalano?

La verità è che è impossibile sapere a chi porta vantaggio ogni euro speso dallo Stato. E, siccome è difficile, De la Fuente suppone ardita e arbitrariamente che tutta la spesa pubblica apporta un beneficio per tutti i cittadini allo stesso modo. E’ chiaro che questa premessa è gratuita, visto che lo stipendio del re non potrà mai beneficiare allo stesso modo un monarchico o un repubblicano e lo stipendio di un ministro che attacca la lingua catalana non avvantaggia allo stesso modo i catalani rispetto ai non catalani.

Ma, se facciamo come De la Fuente e supponiamo che la spesa pubblica beneficia i cittadini allo stesso modo, allora il 16% di tutta la spesa che si fa in Spagna si fa a favore dei catalani in quanto la Catalogna ha il 16% della popolazione spagnola. Che sia chiaro, è una tesi arbitraria malgrado che De la Fuente abbia voluto darle una natura scientifica imparziale che non ha. Sarebbe anche scientifico dire che le spese che non portano vantaggio ai catalani (come lo stipendio di Montoro o di Wert) non dovrebbero essere imputate alla Catalogna.

Settimo. I conti di Madrid sono una barzelletta. Dire, come ha fatto il presidente di quella comunità, che Madrid ne esce “doppiamente dannegiato” rispetto alla Catalogna dal sistema fiscale spagnolo è una farsa. Come ho già detto, i calcoli di De la Fuente assegnano la maggior parte delle spese che si fanno a Madrid alle altre comunità. Non importa se queste spese si fanno a Madrid, generano affari a Madrid e hanno un impatto macroeconomico a Madrid. La realtà è che, secondo De la Fuente, l’85% di queste spese si fanno “per i no residenti a Madrid” e, pertanto, non si assegnano a Madrid malgrado si facciano a Madrid. E, ovviamente, se i madrileni pagano le tasse che devono pagare e l’85% delle spese che si fanno a Madrid sono assegnate alle altre comunità, risulta che Madrid paga molto e riceve poco. Risultato? Un deficit della bilancia fiscale gigantesco, che porta a molti madrileni a dire che i più danneggiati sono loro! Una grande menzogna.

Sarebbe come se un grupo di 17 amici organizzassero una festa nel tuo ristorante. Prendi i soldi di tutti in proporzione alla nostra rendita e, siccome tu sei il proprietario del ristorante, sei il più ricco e sei quello che paga di più. L’amico catalano è il secondo più ricco e, pertanto, il secondo che paga di più. E così successivamente. Se soltanto guardiamo quello che ognuno paga senza tenere conto dell’afffare che si fa con la festa, ne uscirà che tu, il proprietario del ristorante hai pagato più di tutti. E questo è contabilmente certo. Ma quello che non puoi dire è che sei il più generoso e solidale perchè, oltre a pagare la tua quota, stai facendo degli affari stratosferici con la festa. Se tenessimo conto che questi affari si fanno nel tuo ristorante (e questo è il metodo del flusso monetario che De la Fuente e Montoro occultano), risulta che non sei più tanto generoso. E dunque, al deficit di Madrid succede esattamente questo: De la Fuente dice che l’85% dello stipendio di Wert deve essere assegnato a tutti gli spagnoli equitativamente anche se, in realtà, si spende a Madrid e avantaggia i suoi ristoranti e negozi.

Collocare il deficit di Madrid come se fosse paragonabile agli altri appare fatto solo per poter dire che il deficit catalano non è così grande come dicono. Di fatto, questa è stata la reazione della stampa affine. Ma, tra le comunità che non fanno affari con la festa della capitalità, i dati di De la Fuente confermano che la Catalogna è la più danneggiata della Spagna, con un deficit quattro volte più grande della seconda, il paese Valenziano, e quasi sei volte più grande della terza, le isole Baleari.

Riassumendo: dal punto di vista fiscale ed economico, la Spagna è sempre un cattivo affare per la Catalogna e questa realtà non cambia con la pubblicazione della bilancia fiscale di Montoro e di De la Fuente.

L’unica cosa che cambia con questa pubblicazione è che adesso possiamo prendere atto ufficialmente della disonestà intellettuale di chi si arrabatta per nascondere un deficit colossale.





Xavier Sala i Martin
Docente di Economia - Univ. della Colúmbia – USA

 

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