domenica 23 novembre 2014

Il governo di Catalogna, una legittimità storica e democratica

Nell’attuale processo catalano verso l'indipendenza política e di fronte all’attitudine negazionista del governo di Madrid – e della maggioranza della classe politica spagnola-, c'è chi ha voluto centrare il dibattito esclusivamente tra la legittimità da un lato e la legalità dall'altro, ovviando quasi sempre che questo è anche un dibattito tra la volontà popolare e l'imposizione politica, tra il potere democratico e l’immobilismo del sistema. Nonostante ciò, il negazionismo di Rajoy evita il fatto che non si può occultare impunemente la storia né si può travisare la sua legittimità. Almeno non adesso e qui, nell’Europa del XXIesimo secolo.
Artur Mas, 129 Presidente
della Catalogna
Artur Mas, il presidente della Catalogna, non è alla guida di un governo autonomico creato grazie e in seguito alla Costituzione spagnola del 1978, come si intestardiscono a ripetere ministri spagnoli ed opinionisti dell’unionismo. Artur Mas è il 129esimo presidente della Generalità, la denominazione storica e d’origine medievale delle istituzioni catalane. Le Corti Reali Catalane nacquero nel XIIIesimo secolo –in un'epoca molto remota, quindi, persino in un contesto europeo-, come rappresentazione dei tre bracci: l’ecclesiastico, il militare ed il civile. Ed è a partire dalle Corti che il re accettò, più tardi, la costituzione d’un organo di governo proprio, anche se inizialmente unicamente con competenze fiscali. Quest'organo, la Diputazione del Generale di Catalogna, ebbe con il vescovo Berenguer di Cruïlles il suo primo presidente nel 1359. E le Corti e la Generalità assunsero maggior peso politico e istituzionale con il passare degli anni e con l’indebolimento del potere reale, fin quando, nel 1714, con la fine della Guerra di Successione Spagnola e la vittoria borbonica, si soppressero i diritti storici della Catalogna, tra i quali il parlamento e il governo proprio, e si realizzò l'assimilazione istituzionale a Spagna.

Lluís Companys, 123 Presidente
della Catalogna
E non fu sino alla proclamazione della Repubblica spagnola del 1931, che questi diritti, sebbene solo parzialmente, vennero riconosciuti, mediante la restaurazione sia del Parlamento sia del Governo della Generalità. Non è una casualità che la Catalogna fosse l’unico territorio dello Stato che avesse istituzioni d’autogoverno durante l’epoca repubblicana –eccetto i Paesi Baschi, i quali non le ottennero fino al 1936, a guerra già iniziata.

Il generale Franco, in seguito alla vittoria del fascismo che incarnava, nel 1939 abolí un'altra volta il Parlamento ed il Governo –le due istituzioni che, in termini moderni, intendiamo come Generalità. Però quest'abolizione non significò la sua annichilazione: in esilio continuarono ad esistere ed a resistere. Il 123esimo presidente della Generalità, Lluís Companys, che per la prima volta aveva ricevuto l'incarico nel 1933, lo mantenne fino al giorno in cui fu fucilato dai franchisti –dopo essere stato arrestato dalla Gestapo in Francia- nel 1940. 
Josep Irla, 124 Presidente
della Catalogna
A Companys succedette Josep Irla, l'ultimo presidente del Parlamento prima della fine della guerra civile: seguendo la legislazione catalana, il presidente del Parlamento assumeva il posto vacante del Presidente della Generalità in modo automatico e con pleni diritti, ogni qualvolta non era possibile riunire la camera rappresentativa, come era il caso. Irla esercitò la presidenza del governo di Catalogna in esilio dal 1940 fino al giorno delle sue dimissioni, nel 1954, già malato, solo quattro anni prima della sua morte. Josep Tarradellas –che già aveva partecipato a molti governi della Generalità in epoca repubblicana e anche in quello di Irla-, assunse la responsabilità di mantenere viva la rappresentatività istituzionale, in seguito all’elezione effettuata da diputati riuniti in Messico. Durante molti decenni lo fece dalla sua residenza francese di Saint-Martin-le-Beau. Infatti, mentre Companys significò il legame della perseveranza tra la Generalità repubblicana e l’esilio, Tarradellas protagonizzò il cammino del ritorno. 

Presidente Tarradellas ritorno dall'esilio nel 1977
La sua azione política non sempre ricevette l’approvazione di buona parte degli altri Catalani esiliati, per esempio, per il suo rifiuto di voler nominare il governo, mantenendo cosí l'istituzione solo nella figura del presidente. Però alla fine del 1975, con la morte di Franco e l’inizio della cosiddetta transizione spagnola, Tarradellas seppe giocare bene le carte dei diritti storici democratici che lo legittimavano. Perciò, sin dall'inizio del 1976, stabilí contatti con le forze politiche della penisola, provenienti sia dall’epoca repubblicana sia dall’antifranchismo e cominciò a negoziare con i nuovi poteri dello Stato, in particolare il primo ministro spagnolo Adolfo Suárez.

Nel periodo in cui, dopo le prime elezioni parlamentarie del giugno 1977, il Congresso dei Diputati spagnolo iniziava il suo periodo costituente, Tarradellas culminò il suo processo negoziatore con un viaggio sorpresa a Madrid, dove venne ricevuto dal re Joan Carles e dal primo ministro Suárez, e fece quindi un ritorno lampo a Barcellona, il 23 ottobre del 1977, avendo ottenuto il riconoscimento come presidente della Generalità, e con una multitudinaria accoglienza popolare. In un caso sfortunatamente eccezionale – nel senso che ancora oggi molte delle attuazioni del franchismo non sono state formalmente derogate o annullate, cominciando dal fucilamento del presidente Companys- Tarradellas ottenne sia la derogazione della legge d'abolizione delle istituzioni catalane sia il ristabilimento della Generalità e il proprio incarico –da parte del re in persona- a presidente provvisorio. Si riconosceva, quindi, la leggitimità storica e democratica della Generalità di Catalogna, e tutto ciò ancora prima della promulgazione della Costituzione spagnola del 1978, la cornice legale a partire della quale si generalizzò in seguito la concessione delle autonomie regionali in tutto lo Stato. 

Josep Tarradellas, 125 Presidente
della Catalogna
Tarradellas nominò un governo provvisorio –formato da quei partiti catalani con rappresentazione nelle parlamentarie del 1977- e convocò elezioni al Parlamento di Catalogna il prima possibile secondo la nuova legislazione spagnola, nel 1980, dando inizio ad un nuovo periodo democratico per le istituzioni della Generalità.

Questa traiettoria si scontra frontalmente, quindi, contro chi afferma in maniera continua che l’autogoverno di Catalogna nasce dalla Costituzione spagnola del 1978. Né vi nasce né vi trova la sua leggitimazione. Il fatto che, un anno prima, la monarchia parlamentaria spagnola riconoscesse la Generalità come sistema d’autogoverno della Catalogna e lo facesse nella figura che ne rappresentava la successione della sua tappa repubblicana non è solo una singolarità, è il riconoscimento di una leggitimità anteriore al periodo costituzionale. Anteriore sia dal punto di vista storico sia giuridico. Anteriore politicamente, inoltre. Una leggitimità che arriva da lontano e che nessun governo centrale può diminuire o annichilare. Non sarebbe il primo a volerlo fare, ma neppure il primo a fracassare.

Una leggitimità che proviene dalla storia e, ancor più, dalla sovranità popolare raccolta dal Parlamento della Catalogna. Una leggitimità che permette –e obbliga- al Governo della Generalità di convocare la cittadinanza per esprimere liberamente e democraticamente la sua volontà di futuro.





Josep Bargalló Valls
@josepbargallo
Primo Ministro e Ministro della Presidenza della Catalogna 2004-2006
Ministro dell'Istruzione della Catalogna 2003-2004
Assessore in Comune Torredembarra (1995-2003)
Presidente Institut Ramon Llull (2006-2010)
Dal 2010 è docente presso l'Università Rovira i Virgili

più di questo autore:
La lingua catalana nelle scuole. Quando i giudici vogliono sostituirsi al Parlamento.


più di questo autore in inglese:
Francesc Macià, President of the Catalan Republic


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