lunedì 28 gennaio 2013

Catalogna a tutto vapore verso il referendum


di SALVATORE ANTONACI
Tutto pronto per il prossimo 23 gennaio allorquando il neo-eletto Parlamento catalano metterà ai voti (con la quasi certezza dell’approvazione) una solenne dichiarazione di sovranità della nazione con capitale Barcellona. Ormai, infatti, è possibile utilizzare senza timore di iperbole il sempre impegnativo termine di “nazione” per questa entità che ha deciso di abbandonare l’edificio fatiscente dello stato spagnolo.

La road map del processo è stata concordata minuziosamente dai due partners della maggioranza di governo, ovvero i nazionalisti del Presidente Màs e la sinistra repubblicana (ed indipendentista). Non è escluso, anzi è assai probabile che anche altre forze partitiche si aggreghino a dar man forte pur continuando a declinare i propri distinguo. Tornando a bomba, la dichiarazione, redatta dallo stesso Màs coadiuvato dai suoi collaboratori, si baserà su 5 capisaldi. “autodeterminazione, trasparenza del processo sovranista, dialogo(con la controparte spagnola), Europa e legalità della consulta referendaria“. Trapela già dalla prima bozza la volontà di confrontarsi con i vertici dello stato spagnolo, monarchia e governo, nella speranza che costoro non proseguano con i toni intimidatori e liquidatori fin ora messi in campo. Un incontro con il Re Juan Carlos  è stato previsto nella settimana successiva alla discussione della mozione; si passerà, in seguito, alla laboriosa trattativa con il governo presieduto da Mariano Rajoy. Non si addivenisse ad un accordo, la corsa verso il referendum non si arresterebbe di certo, ma il clima, facile prevederlo, diverrebbe a dir poco arroventato. Ma il conto alla rovescia, bene ripeterlo, è oramai innescato ed un ripensamento da parte di coloro che lo hanno avviato, Màs in testa, è quantomai improbabile. Più che la brutta figura da evitare bisogna tenere conto delle istanze di una società ormai pronta per il gran passo: una sconfitta elettorale non sarebbe la fine del mondo, ma la damnatio memoriae di un intero popolo evidentemente sì.
Dopo questo primo atto che servirà da degno incipit dell’epopea catalana seguirà di presso ( a febbraio) la nascita del Consiglio catalano per la Transizione Nazionale“, un organo che avrà per compito precipuo quello di preparare in ogni dettaglio la cornice giuridica del referendum prossimo venturo e di allestire le strutture minime per un efficiente autogoverno. Fra di esse spicca, naturalmente,l’Agenzia Tributaria catalana incaricata della riscossione delle tasse locali. Non sarà, tuttavia, una partenza da zero visto che già nella precedente consiliatura un embrione di autorithy fiscale era stata creata con, peraltro, una rete capillare a coprire tutto il territorio.
Quanto alla legge sulla consulta popolare, dovrà essere pronta al più tardi entro il 2013 visto che l’anno successivo sarà quello del gran cimento.
 Intanto, Madrid ha tentato, in questi giorni, di rivestire i panni della provvida Befana “regalando” alla Generalitat l’inaugurazione in pompa magna dell’Alta Velocità ferroviaria: un’opera importante, certamente, ma il Presidente catalano ha avuto buon gioco a smascherare lo scoop propagandistico commentando, da par suo, il cronico deficit infrastrutturale della Catalogna,.Deficit che , va da sé, ha un unico, grande responsabile ovvero il catastrofico centralismo ispanico.
 Troppo tardi, dunque per tentare il recupero: un altro treno superveloce ha preso il via da tempo. Il suo nome è Indipendenza.

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