sabato 24 gennaio 2015

Gli accelerati

La velocità con la quale ha agito il Tribunale Costituzionale contro la volontà di votare dei catalani è molto sospetta. Soltanto al nervosismo e alla debolezza possiamo attribuire questo lavoretto di fine settimana, questo Consiglio di Stato riunito al buio, e questo Costituzionale al soldo del padrone, con la villania che implica tanto servilismo e disprezzo verso la separazione di poteri. Montesquieu pare il nome di una casa di tolleranza più o meno “fine”, con puttane di quelle che sanno un poco di francese e si vantano di essere andate a letto con un ministro o con il nipote di un vescovo dell’Opus Dei. Tutto quello che sanno di democrazia lo hanno imparato in un film di orrore di seconda scelta. Sanno che la legge è loro, e che soltanto ci rimane la possibilità di tacere e di obbedire, continuare a lavorare e a pagare le tasse, e ringraziarli perchè ci lasciano parlare in catalano con la suocera o scrivere poesie in un blog.

La cosa più vergognosa è che ci rimane soltanto l’ironia. Quelli del PP segnandosi i nomi dei deputati insorti. Ci sono dei consiglieri del PP che hanno minacciato di morte al Presidente Mas, ma su questi non indaga nessuno. E buona notte.
La gravità di tutto questo è agghiacciante, e non per essere previsibile risulta meno grottesca. Non ci lasciano votare. Vedo che la prendiamo con calma. Buon lavoro. Gli altri, invece, stanno addestrando i cani della polizia per trovare l’odore di urna di cartone. Possesso illegale di schede di voto. Apologia del diritto di voto. Appropriazione indebita di speranze liberali. Traffico di propaganda elettorale. I reati della nuova Spagna (qui tutto quello che non è obbligatorio è vietato. Tutto quello che non è illogico è illecito). Quelli che sognano una Terza Via vadano prima a scuola di teatro.

Quando in democrazia c’è un tabu, non si è un democratico onesto. Un democratico deve essere disposto a parlare di tutto, almeno di tutto quello che non superi i limiti dei diritti umani. Rispettando le libertà civili, tutto è passibile di dibattito e di voto. Quando una idea diviene sacra —la Spagna e la sua unità— non si è pienamente democratico. Al di sopra di ogni dibattito oscilla la Spagna come un ente intoccabile. E no.
La legalità serve per soffocare la legalità, perchè c’è la legge del padrone, e al servo rimane soltanto il capriccio, la manifestazione e abbassare il capo sotto la pioggia. Questo è quello che vogliono: la Spagna è loro, e soltanto si rompe a modo loro, non al vostro. La mancanza di finezza, d’intelligenza pratica, de previsione liberale è impressionante. Governano uno Stato democratico come se si trattasse di una vecchia teocrazia o di un regime di tiranni (che giocano a far paura è ormai indubbio).
Il franchismo fu obbligato a giurare una costituzione democratica, ma il franchismo vive, fatto briciole indigeste e distribuite in tutte le cucchiaiate di questo brodo infame, in questa zuppa unta di questa Spagna senza generosità, senza apertura mentale e senza saper trattare amabilmente.

Ancora c’è qualcuno che pensa che questo si possa sistemare? Aspettano da noi la capitolazione, la nostra sconfitta, che ci stanchiamo o che ci dividiamo. Vedono la Catalogna come il loro cavallo campione, come una proprietà bella e lucente, non come un paese con personalità propria, con una storia singolare e con volontà di autonomia. Ci trattano come se tutto quanto fosse frutto di una febbre alta, e ci mettono il bavaglio, e malgrado ciò, sperano di ricostruire i ponti. Ma come è possibile che, dopo questa sospensione —un vero affronto, forse il più grave in una lunga lista di torti— si pretenda che i catalani si sentano a proprio agio in Spagna?
Potrà essere il 9N o qualsiasi altro giorno: ma la separazione è compiuta, la indipendenza è già proclamata a livello informale, la rottura non ha più rimedio: ci manca solo redigere le carte e firmarle e trovare l’oportunità per farlo senza rompere gli oggetti di valore. Ma, adesso si, l’indipendenza è inevitabile.
Prima c’è la separazione; dopo arriva il divorzio. Questo non si ferma più, anche se lo fermassero in qualche modo con la forza delle carte, delle toghe o dei tricorni. La minoranza sta digerendo male questa pressione verso lo stato proprio. Difesi dalle toghe malandate della Spagna, mordono forte, e ogni giorno si affilano i denti con più amarezza e disperazione.
Fa un pò pena questo continuo appello alla costrizione legale, l’invocazione al Codice Penale e alla repressione, qualunque cosa per far tornare gli uccellini catalani nella gabbia spagnola. Si scudano nella legalità ma qui stiamo parlando di forza. Si sta faccendo politica con altri mezzi. Si sta parlando delle leggi come se le leggi fossero la verità, la scienza pura: e se ciò non combacia con la Costituzione non importa. Ma qualcuno spera che questo possa servire a fermare qualcosa?
Bisogna essere molto illusi per pensare che l’interpretazione parziale di leggi anomale serva a limitare una aspirazione politica che si abbevera su principi precedenti a qualsiasi costituzione o regola.
Noi continuiamo a provarci. Salute.
Singular.cat - Melcior Comes


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